Dalla “scomunica ai comunisti”, alla condanna “dei leaders populisti”
- /
- 10 gennaio 2018 Altri Comuni
Dalla “scomunica ai comunisti”, alla persistente condanna “dei leaders populisti” italiani: quando il potere spirituale diventa ingerenza indebita. “Al molto onorando signor Adolf Hitler, Fürer e Cancelliere del Reich tedesco [...] Noi intendiamo assicurarla che restiamo intimamente affezionati al popolo tedesco affidato alle sue cure e che per esso imploriamo con sentimento paterno di Dio onnipotente quel vero bene che riceve dalla religione nutrimento e forza. [...] tutto abbiamo messo in o...
Dalla “scomunica ai comunisti”, alla persistente condanna “dei leaders populisti” italiani: quando il potere spirituale diventa ingerenza indebita. “Al molto onorando signor Adolf Hitler, Fürer e Cancelliere del Reich tedesco [...] Noi intendiamo assicurarla che restiamo intimamente affezionati al popolo tedesco affidato alle sue cure e che per esso imploriamo con sentimento paterno di Dio onnipotente quel vero bene che riceve dalla religione nutrimento e forza. [...] tutto abbiamo messo in opera per ordinare le relazioni fra Chiesa e Stato in reciproco accordo e in efficace collaborazione a vantaggio delle due parti, e per portarle a ulteriori vantaggi e sviluppi. [...] noi imploriamo per lei, molto onorando signore e per tutti i membri del suo popolo, con migliori auguri, la protezione del cielo e la benedizione di Dio onnipotente”. Così scriveva un “uomo di Chiesa” il 6 marzo del 1939 in una missiva destinata al cancelliere tedesco. Quale sacerdote avrebbe potuto giustificare i provvedimenti contro le minoranze etniche assunti da Adolf Hitler, già negli altri procedenti al 1939? Sicuramente un fanatico fascista, che non ha inteso nulla delle Sacre Scritture. Così si taglierebbe corto oggi per liquidare la questione. Si cercherebbe di argomentare spiegando che in ogni comunità religiosa, islamica, induista e finanche in quella cattolica, si insinuano immancabilmente delle “mele marce”. “L’uomo di Chiesa” in questione si chiamava però Eugenio Maria Giuseppe Pacelli, ed era il 260esimo papa della Chiesa Cattolica. Erano altri tempi, d’accordo. Già con il procedere della seconda guerra mondiale verso il suo epilogo, le posizioni dell’istituzione ecclesiastica nei confronti del regime nazista mutarono sensibilmente. Quello che però non mutò mai, nemmeno dopo i trattati di pace e la condanna del regime fascista, furono le ingerenze nella politica italiana e internazionale. Un famoso decreto della Congregazione del Sant’uffizio, datato 1 luglio 1949, dichiarava illecita l’iscrizione al partito comunista. Non solo: giudicava come apostati, quindi suscettibili di scomunica, coloro che ammettevano la dottrina marxista, gli atei, gli anti cristiani, gli iscritti alla Cgil e perfino coloro che sostenevano partiti rei di fare causa comune con quello comunista. Le simpatie per Marx erano da considerarsi peccato grave, un peccato che, senza confessione e senza pentimento, avrebbe immancabilmente condotto al supplizio infernale. Sembrerebbe che questo documento, noto come “ la scomunica ai comunisti”, sia stato de facto abrogato dal Concilio ecumenico Vaticano II. Il dubbio però rimane: basti considerare che lo stesso ha persistito nel condannare le dottrine atee e materialiste. Tecnicamente il “nomen iuris” è diverso, ma la descrizione della fattispecie sembrerebbe piuttosto affine, se non la medesima. Anche dopo la rivoluzione conciliare, permasero atteggiamenti, più o meno equivoci, di appoggio o di non condanna ad alcuni regimi dittatoriali. Oltre ai rapporti poco chiari tra Papa Giovanni Paolo II (ora santo) e il dittatore Pinochet, rimane a riprova di ciò l’esortazione dello stesso pontefice all’arcivescovo Oscar Romero, strenuo difensore dei diritti umani e fermo oppositore del governo golpista salvadoregno, a “sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo paese” e a “ non avvicinarsi alle forze dell’opposizione”. Oscar Romero fu in seguito assassinato da un cecchino, proprio durante la celebrazione della Santa Messa. Le suppliche del vescovo di Como, Oscar Cantoni, ad impegnarsi elettoralmente affinché “i leaders politici populisti non abbiano responsabilità di governo”, hanno quindi più di un precedente storico. Sorprende tuttavia che ancora oggi, 2017 AD, una Chiesa che si professa baluardo dei diritti inalienabili dell’uomo, voglia coartare, facendo leva proprio sull’anima dei devoti, quella che è forse la più imprescindibile libertà del cittadino di una Repubblica democratica: la libertà di voto. Giulio Maria Grisotto