Canal,“influencer” identitario che parla il veneto e che piace anche in Lombardia.

Canal,“ identitario . Cos’è un influencer? Per dirlo parafrasando Nicola Canal, 31 enne trevigiano, l’influencer è “ una persona con migliaia di seguaci sui social, che condivide video e che riceve più di mille visualizzazioni, che informa e consiglia costantemente i propri seguaci”. Lui si definisce “un mona importante”, ma un “mona” (che potremmo tradurre in italiano come “stupidotto”, ma che è un termine che ha significati diversi a seconda del contesto in cui si ...

Canal,“ identitario . Cos’è un influencer? Per dirlo parafrasando Nicola Canal, 31 enne trevigiano, l’influencer è “ una persona con migliaia di seguaci sui social, che condivide video e che riceve più di mille visualizzazioni, che informa e consiglia costantemente i propri seguaci”. Lui si definisce “un mona importante”, ma un “mona” (che potremmo tradurre in italiano come “stupidotto”, ma che è un termine che ha significati diversi a seconda del contesto in cui si usa), a noi non sembra proprio esserlo. Nicola ha frequentato l’Accademia di Arte Drammatica a Udine e pare essere diventato famoso sul web per la chiamata polemico/scherzosa in lingua veneta all’organizzazione del Expo 2015, rea di non aver allestito un padiglione del Veneto degno delle aspettative dei suoi abitanti. I video che realizza e pubblica sono scherzosi, mai volgari e per un occhio poco vigile, la sua attività di youtuber potrebbe liquidarsi così. Ma a noi e a molti altri “il Canal” sembra essere molto di più. È infatti un influencer atipico, che valorizza eccellenze enogastronomiche e tradizioni venete: dal Prosecco alla soppressa, passando per il leone marciano (famosa è la sua spiegazione della bandiera della Serenissima e di quella regionale) e molto altro ancora. Nota è inoltre la promozione dell’iniziativa di beneficenza in sostegno alla riviera del Brenta, colpita nel 2015 da un tornado, che prevedeva la vendita di gadget con massime venete per raccogliere fondi. Ma c’è una cosa che, come lombardi, noi abbiamo deciso di mettere in risalto: Canal insegna a non vergognarsi delle proprie origini, a non “mascherare l’accento”, come invece gli era implicitamente richiesto da professori e docenti nei suoi studi. E se questo vale per i veneti, lo stesso dovrebbe essere per i lombardi, se consideriamo che anche nella nostra Varese, l’amministrazione cittadina ha più volte espresso la volontà di togliere l’indicazione geografica in dialetto dai cartelli stradali, in un quadro di “lotta al provincialismo” (come se la cultura e la millenaria lingua lombarda) fossero “provinciali”. E poi, ci chiediamo, c’è vergogna nell’essere “provinciali”? Ecco, per questo secondo noi il Canal è diventato profeta anche fuor di patria: perché ha riconosciuto nel proprio accento e nella propria lingua un pregio, laddove altri vi avevano visto un difetto. Giulio Maria Grisotto