Achtung Binational Babies: informare per sopravvivere
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- 14 marzo 2017 Altri Comuni
Achtung Binational Babies: informare per sopravvivere Mentre la natalità è in calo, i nostri governi regalano i nostri figli alla Germania 13/03/17 Ultimamente notiamo che è aumentata la spavalderia con la quale lo Jugendamt e il sistema delle élites tedesche si appropria dei nostri figli. Abbiamo permesso loro di farlo dapprima fingendo di credere che tutti i padri non tedeschi siano – come lassù si sostiene – dei violenti, poi tacendo di fronte al fatto che – sempre secondo quel loro schema...
Achtung Binational Babies: informare per sopravvivere Mentre la natalità è in calo, i nostri governi regalano i nostri figli alla Germania 13/03/17 Ultimamente notiamo che è aumentata la spavalderia con la quale lo Jugendamt e il sistema delle élites tedesche si appropria dei nostri figli. Abbiamo permesso loro di farlo dapprima fingendo di credere che tutti i padri non tedeschi siano – come lassù si sostiene – dei violenti, poi tacendo di fronte al fatto che – sempre secondo quel loro schema d’azione - tutte le madri non tedesche siano affette da problemi psichici tali da renderle inidonee. Non fermarli, tacendo e assecondandoli, ha significato spingerli ad osare di più. Oggi, sempre più neonati vengono tolti alle madri non tedesche e poco a poco diventa evidente come la presunta “tutela delle donne” non è che la tutela delle “donne tedesche”, o meglio la tutela della loro appartenenza a quel popolo. Ormai al nostro telefono si piange spesso. Piange la mamma italiana alla quale il marito tedesco ha sottratto la neonata, sostenuto dal sistema del suo Paese che ha fatto vivere a sua moglie un sequestro in ospedale, piuttosto che un parto. Piange la mamma iraniana che si è rifugiata in una casa per donne maltrattate in Germania, ma da lì è uscita sola e quando ha creduto di tutelare i propri figli è stata condannata penalmente. Piange la mamma che ha allevato le figlie da sola in Germania, ma lo Jugendamt la insegue dopo che è tornata in Italia, tentando di convincere il padre a denunciarla. Piange la mamma che aveva lasciato la figlia dal padre tedesco per pochi mesi, per organizzare il trasloco e la sua vita con il nuovo lavoro, e che da quasi un anno assiste al teatrino di giudici, Jugendamt e collaboratori che fingono di essere dalla sua parte, ma si adoperano per mantenere la bambina presso la famiglia affidataria tedesca. Amici e conoscenti che commentano queste vicende, per esempio sui social network, senza sapere purtroppo cosa succede ai bambini trattenuti o deportati in Germania, esprimono il loro sostegno in completa buona fede, ma feriscono ancora di più i genitori vittime di tali soprusi. Li fanno sentire ancora più soli perché incompresi, spettatori pietrificati della distruzione dei propri figli. In Germania, a quei bambini potranno anche non parlare male del genitore che hanno perso in Italia o in qualsiasi altro paese non germanico, semplicemente quel genitore non esisterà più. E’ proprio questo il consiglio dello psicologo tedesco, “non parli loro della mamma, se ne dimenticheranno” (cit. originale da atti del tribunale). Questi “specialisti teutonici” insieme a buona parte della società, faranno molto di più, insinueranno nel bambino, nella maniera più bieca, crudele e programmata, la vergogna per la sua parte di identità non tedesca. Lo porteranno a nascondere, e spesso anche dimenticare, la sua lingua materna. Faranno in modo che taccia e nasconda “liberamente” tutto ciò che in lui non è tedesco. E sarà appunto tutta la società a contribuire alla sua germanizzazione, la scuola, il medico, gli amici, i vicini, i compagni, tutti! Più o meno coscientemente lo faranno tutti! Dunque tutti quei commenti, scritti in assoluta buona fede, per infondere coraggio e mostrare solidarietà, del tipo, “non mollare”, “continua a lottare”, “tuo figlio tornerà da te”, “quando sarà maggiorenne …”, in realtà fanno sentire i genitori vittime di quel sistema ancora più soli e incompresi, li mettono di fronte alla realtà teutonica con maggiore forza, perché chi non ci è passato non sa cosa significa essere un “donatore di sperma” (Erzeuger – tutte cit. giuridiche) o un “utero in affitto forzato” (Bauchmama) con obbligo di risarcimento in favore di chi ti ha usato. Il vero aiuto viene dall’informazione e dalla diffusione dell’informazione stessa. Sempre più persone devono sapere che in Germania ogni bambino (non solo tedesco, ma che risieda in quel paese almeno sei mesi) ha tre genitori e il genitore più potente, lo Jugendamt (Amministrazione per la gioventù, ma anche genitore di Stato) farà davvero di tutto (per. es. mente sistematicamente) per farne un buon tedesco, non geneticamente, ma culturalmente, nel suo modo di essere, di pensare, di porsi in rapporto agli altri, di guardare il mondo dall’alto della sua (anche se acquisita) presunta superiorità teutonica. Dott.ssa Marinella Colombo Membro della European Press Federation Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt, Associazione C.S.IN. onlus Membro dell’Associazione Enfants otages