Due miliardi di persone nel mondo mangiano insetti

Due miliardi di persone nel mondo mangiano insetti, ma le nuove diete faticano ad essere accettate nel mondo occidentale ancora molto legato alle diete tradizionali Nonostante già due miliardi di persone lo facciano regolarmente, il fatto di mangiare , grilli o scarafaggi è un’usanza che non è “digerita” così facilmente nel mondo occidentale (Usa, Canada ed Europa). Il Ministero della Salute italiano ha diffuso una circolare che chiarisce che nessun insetto è stato, per il mo...

Due miliardi di persone nel mondo mangiano insetti, ma le nuove diete faticano ad essere accettate nel mondo occidentale ancora molto legato alle diete tradizionali

Nonostante già due miliardi di persone lo facciano regolarmente, il fatto di mangiare , grilli o scarafaggi è un’usanza che non è “digerita” così facilmente nel mondo occidentale (Usa, Canada ed Europa). Il Ministero della Salute italiano ha diffuso una circolare che chiarisce che nessun insetto è stato, per il momento, autorizzato a scopo alimentare, ma uno studio guidato dalla Rutgers University fa rilevare che il fattore 'disgusto' non ha niente a che fare con la nutrizione, la digestione o l'evoluzione e che gli insetti, che erano una delle scelte di cibo per i nostri primi antenati primati, potrebbero ancora essere mangiati e digeriti da quasi tutti i primati di oggi, inclusi gli umani. La ricerca, che è stata pubblicata su Molecular Biology and Evolution, contesta la credenza secondo la quale i mammiferi non producevano un enzima che potesse 'scomporre' gli esoscheletri degli insetti (che hanno la funzione di rivestimento e scheletro) e quindi questi erano considerati molto difficili da digerire. Le ricerche su pipistrelli e topi e ora questa sui primati dimostrano che questo non è vero. Lo studio sui genomi di 34 primati volto alla ricerca di copie di un gene chiamato CHIA, l'enzima dello stomaco che scompone la chitina, che fa parte del rivestimento esterno di un insetto, gli studiosi hanno scoperto che quasi tutti i primati viventi hanno ancora versioni funzionanti del gene necessario per produrre questo enzima. La differenza è che la maggior parte dei primati viventi ha una sola copia del gene, mentre quelli primitivi ne avevano almeno tre e comunque, anche se gli umani non avessero l'enzima necessario secondo la studiosa "l'esoscheletro diventa molto più facile da masticare e digerire una volta che l'insetto è stato cotto." Oltre a questo, gli insetti “impattano” meno sull'ambiente rispetto alla carne evidenzia Mareike Janiak, autrice principale dello studio. Roma 28 gennaio 2018 Fabrizio Sbardella