Il Gruppo Alpini Varese alla chiesa di Sant'Antonio alla Motta
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- 24 dicembre 2017 Varese
Il Gruppo Alpini Varese alla chiesa di Sant'Antonio alla Motta. Torna il consueto appuntamento di fine anno, occasione di festa, di canto e di ringraziamenti (e premiazioni) per tutte le associazioni di volontariato varesine che hanno contribuito ad un 2017 all'insegna della beneficenza e della sussidiarietà orizzontale. Nessuno può sapere se Giuseppe Perucchetti, da tutti considerato come il "padre" fondatore del corpo degli alpini, avesse anche solo immaginato di ...
Il Gruppo Alpini Varese alla chiesa di Sant'Antonio alla Motta. Torna il consueto appuntamento di fine anno, occasione di festa, di canto e di ringraziamenti (e premiazioni) per tutte le associazioni di volontariato varesine che hanno contribuito ad un 2017 all'insegna della beneficenza e della sussidiarietà orizzontale.
Nessuno può sapere se Giuseppe Perucchetti, da tutti considerato come il "padre" fondatore del corpo degli alpini, avesse anche solo immaginato di quali onori questo si sarebbe ricoperto in tempo di guerra, ma sorprendentemente, anche in tempo di pace. Quando si parla di "Alpini" infatti, il militarismo è l'ultima cosa che viene in mente. L'Alpino è colui che durante le marce inneggia alla casa, alla mamma, alla morosa, alle amate montagne e soprattutto alla disumanità della guerra. [caption id="attachment_58391" align="alignleft" width="300"] mde[/caption]
L'alpino è soldato valoroso, ma proprio perché egli mette la propria coscienza davanti all'onore, diventa simbolo di bontà e di pace. Non c'è quindi da meravigliarsi se guardando questi uomini silenziosi, sempre pronti però a condividere il misero rancio con donne, anziani e fanciulli, la popolazione russa coniò l'espressione "italianski karasciò" "italiani brava gente".
Una fama che l'Associazione Nazionale Alpini ha mantenuto intatta anche ora che "la cartolina" non giunge più.
E quello che sul fronte greco-albanese o russo era un tozzo di pane offerto ad una "Joska" dalla chioma rossa, negli anni successivi alla guerra, diventa una genuina attività di beneficenza e volontariato al servizio della comunità. [caption id="attachment_58392" align="alignleft" width="300"]
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Così l'Ana di Varese, oggi come in passato, celebra le associazioni che, come essa, sono divenute tassello imprescindibile del grande puzzle della liberalità bosina.
Tuttora, anche se "la guerra è lontana" e "la casa è vicina" lo spirito di questo meraviglioso corpo, di quei valorosi uomini di pace, continua a suonare il suo "Din, don, dan".
Giulio Maria Grisotto