Una "damnatio memoriae" in consiglio a Saronno
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- 02 febbraio 2018 Saronno
Una "damnatio memoriae" in consiglio aNel diritto romano la damnatio memoriae era una pena consistente nella cancellazione dalla vita pubblica di qualsiasi traccia di una persona. Era una pena assai grave in una società che dava maggiore importanza al pubblico che al privato, almeno per chi poteva permettersi la carriera politica. Essa prevedeva la cancellazione del nome dall’anagrafe (o da ciò che allora all’anagrafe corrispondeva) e dalle raffi...
Una "damnatio memoriae" in consiglio aNel diritto romano la damnatio memoriae era una pena consistente nella cancellazione dalla vita pubblica di qualsiasi traccia di una persona.
Era una pena assai grave in una società che dava maggiore importanza al pubblico che al privato, almeno per chi poteva permettersi la carriera politica.
Essa prevedeva la cancellazione del nome dall’anagrafe (o da ciò che allora all’anagrafe corrispondeva) e dalle raffigurazioni (come se oggi venissero rimosse le fotografie sui social, con perpetua interdizione di accedervi).
Non voglio certo paragonare la nostra piccola cara Saronno a Roma antica, né le mie modeste vicende a quelle degli antichi che sfidarono l’ira del Senato romano, meritandosi così di essere estirpati dagli elenchi dei cittadini.
Ma certo la decisione degli amici leghisti di proibirmi l’ingresso nelle Commissioni consiliari ha un po’ questo sapore: hai lasciato la maggioranza e ora paghi con l’interdetto.
“è il Regolamento!” hanno detto più voci durante il Consiglio Comunale di ieri sera. “Non hai più un gruppo consiliare, quindi non puoi più stare in Commissione!”.
E qualcuno mi ha anche elegantemente ricordato che posso sempre assistere ai lavori dei commissari seduto fra il pubblico.
Abbandoniamo qui i padri latini ma, in quanto appassionati di storia antica, passiamo al legislatore spartano Licurgo la cui legge gli fu suggerita niente meno che dall’Oracolo di Delfi: forse per questo resistette indefettibilmente a quasi dieci secoli di storia senza che alcuno osasse discuterla.
Ora, a me sembra che un regolamento, per quanto ben fatto, non sia paragonabile a questo come ad altri monumenti giuridici.
Un regolamento è un regolamento, e come tale è gerarchicamente subordinato a norme e principi superiori.
Uno di questi ultimi è il principio di rappresentanza, il quale informa di sé l’intero ordinamento politico italiano e che non prevede, se non erro, che una persona regolarmente eletta possa esercitare il suo ruolo solamente in parte.
Nel mio caso: in Consiglio sì, in Commissione no.
Rimetterò la questione a più alte sedi, per avere un autorevole responso utile a dirimerla.
Nel frattempo assisterò, come mi è stato suggerito, a qualche seduta fra il pubblico. In religioso silenzio", conclude
Alfonso Indelicato, C
onsigliere comunale eletto a Saronno