DIBATTITO SUI CINQUE STELLE
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- 11 marzo 2018 Saronno
DATECI QUALCOSA DI PULITO Chiarisco subito che non mi sono iscritto ai Cinque stelle. Quando dico “qualcosa di pulito” non mi riferisco alla fedina penale del singolo. Questo è un ovvio pre-requisito che come tale, nella sua ovvietà appunto, non dovrebbe far parte di un programma elettorale o politico. È pacifico che chi ha una condanna per peculato o per concussione passata in giudicato non debba trovare posto in alcuna lista. Stop. Mi riferisco invece allo stile furbesco e amorale della...
DATECI QUALCOSA DI PULITO
Chiarisco subito che non mi sono iscritto ai Cinque stelle. Quando dico “qualcosa di pulito” non mi riferisco alla fedina penale del singolo. Questo è un ovvio pre-requisito che come tale, nella sua ovvietà appunto, non dovrebbe far parte di un programma elettorale o politico. È pacifico che chi ha una condanna per peculato o per concussione passata in giudicato non debba trovare posto in alcuna lista. Stop.
Mi riferisco invece allo stile furbesco e amorale della politica politicante così come la stiamo vedendo in questi giorni. Abbiamo votato con un sistema elettorale inventato apposta affinché le segreterie dei partiti potessero garantire scranni in parlamento a unti del Signore e loro famigli. Ed ora vediamo sui media unti del Signore e loro famigli, coi faccioni ridanciani e inverecondi, “ringraziare gli elettori” per l’onore concessogli. Abbiamo visto candidati - sonoramente trombati e ripescati con ignominia e ricollocati su immeritate sedie grazie al predetto sistema studiato apposta - rilasciare interviste invece di sprangare la porta di casa spegnere le luci e chiudersi in un dignitoso silenzio.
Stiamo vedendo segretari di partiti proporre quali ministri del prossimo governo personaggi che non hanno né per studi né per pratica non si dice una competenza, ma nessuna neppure lontana frequentazione della materia ministeriale alla quale verrebbero addetti, e pezzi di partiti idealmente lontanissimi farsi simili a innamorati che si scambiano languide occhiate e appagati sorrisi, mentre il politichese con le sue formule cautelose tutto avvolge e per ovunque tracima, così come la nausea delle persone per bene.
Certo aveva ragione Benedetto Croce quando argomentava che l’attività politica ha una sua specificità, e che non si deve pretendere da un politico la stessa logica che guida il magistrato o il docente. Ma don Benedetto visse altre epoche e conobbe altri uomini. E seppe indignarsi, lui antifascista, quando l’Assemblea Costituente ratificò il trattato di pace impostoci a Parigi dai vincitori nel 1947. Sembrò all’autore dell’ “Estetica in nuce” un gesto di inutile servilismo, e protestò con un memorabile discorso. Nulla in confronto a quanto, redivivo, direbbe oggi.
Alfonso Indelicato
Consigliere comunale eletto a Saronno