BAVAGLI FRA GLI AMARETTI

BAVAGLI FRA GLI
Il 21 sera ero influenzato e praticamente afono, e di conseguenza non mi sono presentato in Consiglio.   Ho peraltro seguito quanto accaduto sulla diretta de “IlSaronno”, e vorrei ora esprimermi non sull’approvazione del DUP e del Bilancio di previsione – sui cui punti mi sembra vi siano state schermaglie prevedibili e un po’ manieristiche – ma sull’ultima questione, quella discussa dopo l’una del mattino e che t...

BAVAGLI FRA GLI Il 21 sera ero influenzato e praticamente afono, e di conseguenza non mi sono presentato in Consiglio.   Ho peraltro seguito quanto accaduto sulla diretta de “IlSaronno”, e vorrei ora esprimermi non sull’approvazione del DUP e del Bilancio di previsione – sui cui punti mi sembra vi siano state schermaglie prevedibili e un po’ manieristiche – ma sull’ultima questione, quella discussa dopo l’una del mattino e che tante critiche ha fatto sollevare dai banchi dell’opposizione. Si tratta del testo della deliberazione che, in determinati casi, riduce i tempi del dibattito consiliare o ne affida la determinazione alla valutazione del Presidente. Che la Lega Nord per l’indipendenza della Padania abbia un sacro timore del confronto dialettico con gli avversari politici mi sembra un dato di fatto. Non è un caso che uno dei primi provvedimenti del Sindaco dopo la vittoria elettorale sia consistito nell’eliminazione dello spazio di confronto su Saronnosette, ridotto ora ad asfittica elencazione di eventi. La nomina di un addetto stampa (ma è vero che c’è? Che ci sia ciascun lo dice …) è in fondo la conferma di una certa difficoltà nel comunicare, poiché a memoria d’uomo questa figura non è mai esistita nelle amministrazioni della nostra città. Il recente incidente diplomatico con IlSaronno è la riprova di quanto ho detto: polemizzare con i mezzi di informazione e addirittura  interrompere il contatto con uno di essi è a mio avviso operazione, prima ancora che errata, di cattivo gusto. Del resto si può  comprendere la ragione di tutto questo: dall’altra parte della barricata vi sono avversari assai attrezzati. Gilardoni con la sua retorica dalla tournure  ciceroniana, Casali con i suoi interventi puntuali frutto di uno studio accurato delle problematiche sul tappeto, e Licata con la sua parlata  colloquiale ma efficace, sono montagne difficili da scalare. In verità questo non sarebbe, a mio avviso, un problema. La soluzione all’impasse l’ha indicata l’assessore Lonardoni quando, nel precedente consiglio, ha difeso il suo progetto di ciclopedonale. Lonardoni è un tecnico di alto livello, non un retore della Magna Grecia, ma ha difeso con tale passione la sua creatura che il suo intervento è risultato convincentissimo, confermando così la massima latina: “rem tene, verba sequentur”. Il che nella sostanza significa: se credi in quello che dici, sarai convincente comunque, anche se non hai studiato Quintiliano. Lo stesso Pescatori mi è piaciuto, e credo possa diventare un efficace scud contro i missili di Giladoni & C. Però è senz’altro più facile e comodo, per chi detiene una maggioranza come quella leghista, alzare le barricate. Ora però vorrei spostare la mia riflessione su una certa contraddittorietà dell’opposizione. L’amore per il confronto non può essere a fasi alterne. Quando in Consiglio di Presidenza, riunitosi lo scorso 16.11, si discusse se ammettere alla votazione in Consiglio Comunale la mia mozione contro lo ius soli, e la mia richiesta  fu respinta all’unanimità, l’opposizione era ben presente in quell’organismo. C’era Gilardoni e c’era Bendini. Casali era assente e dunque esula da questo mio discorso. Perché hanno votato contro, alleandosi per l’occasione con la Lega? Capisco bene che fossero contrari ai contenuti del testo, ma in quell’occasione non si trattava di votare a favore o contro, si trattava semplicemente di ammettere il documento alla votazione in Consiglio, o meno. Invece si sono accodati alla decisione leghista, decisione evidentemente speciosa per motivi già detti sui quali per ragioni di eleganza evito di ritornare. Cari amici dell’opposizione, non dovrei essere io a ricordarvi la famosa massima attribuita a Voltaire: «non condivido le tue ideema mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle». Non dovrei essere io, anche perché il filosofo illuminista appartiene molto più alla vostra cultura che alla mia, pure se condivido pienamente il senso di questa frase del resto erroneamente attribuitagli. Ma il meno che si può dire è che quel giorno, in Consiglio di Presidenza, siete caduti in una trappola. E che la vostra indignazione sarebbe oggi più credibile se in quella circostanza aveste votato diversamente.   Alfonso Indelicato