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Rachel Foulkes-Davies è una madre di 43 anni e, dopo essere stata morsa da una zecca, ha contratto la malattia di Lyme, un’infezione batterica che le ha causato una paralisi facciale. Di recente, ha voluto mostrare i dolori lancinanti con cui convive ogni giorno, così da far conoscere a tutti il disturbo raro.
Scampagnate, gite nei boschi e spiagge che iniziano ad essere
frequentate, così entra nel vivo anche questa primavera che sta già facendo
spazio ad un anticipo d'estate, interrotta solo da qualche acquazzone
rinfrescante. Ma più si trascorre tempo all'aria aperta in campagna, nei prati,
nei boschi o anche nelle spiagge e più aumentano i rischi di essere punti da
qualche antipatico insetto. Non solo vespe e zanzare, con quest'ultime che
iniziano ad infestare gli ambienti aperti ma mano che si prolungano i caldi e
l'umidità dell'aria aumenta, ma si aggiungono i rischi connessi alle punture di
un insetto assai fastidioso per non dire pericoloso: la temibile zecca. Ne sa
qualcosa Rachel Foulkes-Davies del Denbighshire, nel Galles,che è stata morsa
da una zecca nel giugno 2015 mentre con i suoi tre bambini si trovava nel
giardino dai casa sua e da allora ha contratto una grave infezione batterica
che peggiora le sue condizioni di salute giorno dopo giorno. Inizialmente, i
medici credevano che si trattasse di meningite, visto che aveva stanchezza,
febbre, dolori muscolari, brividi, poi le hanno diagnosticato la malattia di
Lyme, un disturbo che la costringe a vivere sullle ha causato una paresi
facciale. A peggiorare terribilmente la situazione è che perfino la sua
bocca non può aprirsi correttamente e Rachel non più in grado di parlare. Da
allora, è in grado di mangiare solo con una cannuccia oltre a provare dolori
lancinanti in continuazione. Di recente, ha condiviso le foto della sua
malattia con l'obiettivo non è però farsi compatire dagli utenti del web,
quanto piuttosto far conoscere a tutti la malattia di Lyme. Per Giovanni
D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il modo più efficace
per limitare l’infezione e le possibili conseguenze è quello di educare chi
frequenta le aree endemiche per limitare il più possibile la puntura delle
zecche: quando si frequentano aree boschive e prati bisogna usare vestiti
chiari, che consentono una migliore individuazione di tali parassiti, e
piuttosto spessi con calzature serrate alle caviglie e maniche lunghe chiuse ai
polsi. Dovrebbe essere prassi di chiunque, dopo la scampagnata, effettuare
un’attenta osservazione sui vestiti e sulle aree cutanee esposte, così da
consentire la rimozione precoce di eventuali insetti, utilizzando una pinzetta,
la quale non deve schiacciare la zecca, ma afferrarla nel punto in cui
inserisce l’apparato boccale nella cute; la ferita dev'essere ovviamente
disinfettata immediatamente. Il rischio di trasmissione di agenti infettivi,
infatti, è tanto minore quanto più breve è la permanenza del parassita nella
cute. In ultimo, anche sulle spiagge sono stati segnalati casi di punture di
zecche e conseguenti contagi, sia per la diffusissima prassi di portare i cani
in spiaggia che per la presenza di randagi che in alcune località balneari si
spostano indisturbati. È ovvio che un tuffo in mare può limitare i rischi di
punture, ma un controllo della propria pelle dopo una giornata a mare non fa
mai male.