In Italia ogni anno si spendono 22,5 miliardi di euro per rimediare agli errori medici

Presentato il nuovo approfondimento dello Studio Chiarini sulla Qualità dei Servizi Sanitari.

22,5 miliardi di Euro spesi ogni anno in Italia per rimediare agli errori medici. Una cifra enorme, che ben potrebbe essere destinata al miglioramento del servizio sanitario. Sono i dati contenuti nel nuovo approfondimento dello Studio Chiarini, basato sulle informazioni raccolte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Report Mondiale 2018 sulla Qualità dei Servizi, recentemente presentato a Firenze.
 
“Si tratta di un documento autorevole e suggestivo, che conferma l’importanza di concentrare l’attenzione sulla qualità dei servizi sanitari”, afferma l’Avv. Gabriele Chiarini, che si occupa professionalmente di tutelare i pazienti che siano stati vittima di un errore medico o le loro famiglie. “Stando al rapporto dell’O.M.S., il 15% della spesa sanitaria è utilizzato in conseguenza di eventi avversi. Quindi, se consideriamo che nel 2016 la spesa sanitaria corrente in Italia è stata pari a quasi 150 miliardi di euro (dati I.S.T.A.T.), soltanto nel nostro Paese si spenderebbero circa 22,5 miliardi di euro ogni anno per rimediare agli errori medici”.
“Per inciso, va tenuto presente” – prosegue l’Avv. Chiarini – “che solo una piccola parte di questo importo è destinata a compensare economicamente i pazienti che siano rimasti vittima di un errore; i risarcimenti erogati per episodi di cd. ‘malasanità’, infatti, sono enormemente inferiori rispetto ai costi sanitari che il sistema sopporta in termini di prolungamenti delle degenze e di cure aggiuntive”.
 
Secondo i dati dello Studio Chiarini, esiste una quota certa di eventi avversi evitabili. Ad esempio, delle circa 6/7 mila morti per infezioni nosocomiali che si verificano ogni anno in Italia, circa la metà potrebbe essere scongiurata se gli ospedali applicassero correttamente le linee guida di prevenzione. Ed è una questione non da poco, quella dell’evitabilità, come avverte l’avvocato Chiarini: “Le più recenti revisioni critiche delle misure preventive in tema di infezioni ospedaliere, infatti, evidenziano il ruolo centrale della sterilità degli operatori e delle strumentazioni durante l’assistenza al malato. L’infezione va dunque ricondotta non solo al luogo, ma anche alla procedura”.
 
Un problema di organizzazione e di processo quindi: “Volendo fare una stima attendibile, è ragionevole ritenere che una più attenta organizzazione e un rispetto più puntuale delle misure di prevenzione siano in grado di ridurre gli errori di almeno il 20/30%, comportando innanzitutto maggiore tutela dei pazienti, ma anche un risparmio di 5/6 miliardi di euro all’anno. Questo risponde anche a chi ritiene che certi interventi riorganizzativi siano resi impossibili dalla scarsità delle risorse disponibili. Ridurre gli errori medici non solo è possibile, ma giova alla spesa sanitaria” – ha concluso Chiarini.