Malerba,basta leghisti fannulloni
“BASTA LEGHISTI, BASTA FANNULLONI” “E’ tempo di svoltare, cambiare rotta, restituire a Varese decoro, respiro, futuro”. E’ un fiume in piena Stefano Malerba, candidato sindaco della Lega Civica, che a poche settimane dalle elezioni vuole chiamare le cose col proprio nome e indicare i veri responsabili dell’ultimo, drammatico, ventennio varesino. A innescare la scintilla chiarificatrice è l’ultimo libro del “casciaball” Matteo Salvini. “E’ incredibile – commenta il candidato sindaco – che Salv...
“BASTA LEGHISTI, BASTA FANNULLONI” “E’ tempo di svoltare, cambiare rotta, restituire a Varese decoro, respiro, futuro”. E’ un fiume in piena Stefano Malerba, candidato sindaco della Lega Civica, che a poche settimane dalle elezioni vuole chiamare le cose col proprio nome e indicare i veri responsabili dell’ultimo, drammatico, ventennio varesino. A innescare la scintilla chiarificatrice è l’ultimo libro del “casciaball” Matteo Salvini. “E’ incredibile – commenta il candidato sindaco – che Salvini arrivi a propinarci un libro delle favole, snocciolando termini come disobbedienza e indipendenza e ponendo se stesso e il suo partito come fucine di innovazione, rinnovamento, modernizzazione. Ma ci rendiamo conto che queste sono le stesse persone che hanno governato il Paese per oltre 10 anni e il nostro territorio per più di 20? Ci rendiamo conto che, dalla metà degli anni Novanta ad oggi, gli esponenti del Carroccio hanno occupato ministeri di peso come Interno, Riforme, Giustizia. Hanno dislocato a Roma e a Bruxelles schiere di parlamentari. Hanno presieduto commissioni di importanza strategica. Hanno colonizzato poltrone (molto ben retribuite) in decine di aziende pubbliche. E cosa hanno risolto? Quale riforma hanno portato a buon fine? L’unica traccia concreta che la Lega Nord ha segnato in modo indelebile nella recente Storia repubblicana è la legge elettorale denominata Porcellum, rinnegata dal suo stesso artefice, Calderoli. Per il resto, nulla di fatto. E sul territorio? In Lombardia l’effetto Maroni non è ancora pervenuto. L’unica eco di questi primi anni da governatore è il ciclone giudiziario che ha devastato gran parte della politica sanitaria, cioè quella più importante. Oggi il Bobo è capolista del suo partito a Varese (la Lega non ha trovato nessuno sufficientemente competitivo da candidare). E noi ci ritroviamo un governatore a mezzo servizio, che anziché restare 24 ore su 24 al timone della Regione, usa uomini e mezzi (scorta, autoblu e relativo codazzo) per il proprio tour elettorale, che ogni santo giorno lo porta in passerella nella città in cui è candidato. Campagna che, guarda caso, gli consentirà anche di rinviare un processo a suo carico. Ma veniamo a Varese: la nostra amata città. Che ne è stato del capoluogo? Da 23 anni il Carroccio domina incontrastato, complice una Forza Italia che, persino quando era primo partito in Italia, ha deciso di appaltare alla Lega Nord il controllo della città. Berlusconi cedette alle pressioni di Bossi, lasciandogli campo libero e rinunciando a qualsiasi ingerenza nella politica cittadina e provinciale. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Forte del proprio ruolo plenipotenziario, circondato da alleati succubi e ininfluenti, la Lega Nord ha rinunciato a qualunque riforma concreta, a qualunque progettualità, a qualunque azione politica che andasse oltre l’ordinaria amministrazione e la gestione autoreferenziale del potere. Decine di esponenti “padani” hanno potuto così occupare posti nelle società partecipate, incassare indennità, compensi, prebende. Distribuire agli amici e agli amici degli amici ruoli di potere, spesso del tutto inutili, scaricando sui contribuenti i relativi costi. La macchina comunale conta 900 dipendenti (il doppio di quelli attivi in Provincia nei tempi in cui Villa Recalcati operava a pieno regime). Società come AVT risultano pressoché ingiustificabili, visto la pressoché totale assenza di competenze. La funicolare, costata un mucchio di quattrini, si è rivelata un buco nell’acqua. Aree di grandi potenzialità, come l’ex Macello Civico, sono state abbandonate al degrado. Aziende come la Prealpina Latte, fiore all’occhiello del territorio e punto di riferimento per decine di allevatori varesini, è stata sacrificata al declino. Per non parlare di Aspem, l’ultima vera cassaforte della città, svenduta al colosso A2A in cambio di azioni che, negli ultimi anni, hanno più che dimezzato il proprio valore. Questo il quadro davanti al quale ci troviamo, oggi, a dover porre rimedio. Questa la città, un tempo magnifica e oggi semi depressa, che noi della Lega Civica desideriamo risollevare e rilanciare. Basta con lo strapotere dei funzionari e con l’ignoranza dei politici (ignoranza culturale e ignoranza amministrativa). Basta con la logica dei favori, delle raccomandazioni, delle prebende. Basta con le prese in giro, come quella del libro di Salvini, che spara a zero sulla “globalizzazione imperante dei centri commerciali” e poi candida a sindaco il patron dei supermercati. Varese è stufa. Varese vuole rinascere. Varese vuole liberarsi dei fannulloni leghisti.