I CELTI A SARONNO
- 11 maggio 2018
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“La comunità dei Saronnesi, le cui origini sono probabilmente ascrivibili all'epoca dell'insediamento dei primi abitanti celto-insubri …” così si legge nell’ormai celebre Preambolo dello Statuto comunale saronnese, oggetto di insistita e anche accanita discussione nelle sedute consiliari dell’8 e del 10 maggio.
Ora, questa affermazione è assai spericolata nel merito, e inoltre, anche se fosse vera, sarebbe errato ritenerla gravida di conseguenze. Nel merito, infatti, si consideri che dagli insediamenti delle popolazioni celtiche nella pianura padana ad oggi trascorrono al minimo duemilacinquecento anni. Durante i quali, attraversando le "mal vietate Alpi", o risalendo l' Appennino o sbarcando dal mare, si insediano nella valle del Po svariate popolazioni di assai differente origine. È dunque assai improbabile che nelle vene dell'odierno cittadino saronnese circoli qualche stilla dell'antico sangue celtico.
Ma ammettiamo che le cose stiano proprio cosi, anzi che non solo qualcuno, ma tutti gli odierni saronnesi siano celti purosangue provvisti delle relative stimmate: capelli rossi, guance maculate di efelidi, occhi verdi e fisici tracagnotti. Bene, che cosa discenderebbe da questa consanguineità conservata nel tempo? Mi permetto di dire: un bel niente. L'identità - perché è questo il valore che nel Preambolo si vuole sottolineare - consiste nella condivisione di una cultura. E la cultura saronnese, variante interna di quella italiana, nasce e cresce dall'incontro fra l'eredità di Roma e il messaggio di Cristo. L' identità non è affare di sangue o di cromosomi, ma di scelta di far parte o meno di una cultura, ed è scelta che si fa con la ragione e col cuore, non interrogando il patrimonio genetico.
Di seguito nel documento si legge pure che la detta comunità dei saronnesi "... è stata per secoli soggetto passivo delle dominazioni delle varie popolazioni che si sono succedute nel tempo e delle varie forme di governo che hanno retto le sorti del territorio". Segue l'elenco degli oppressori, fra i quali spicca "il regno d'Italia". Ma ecco infine l'alba radiosa al termine della lunga notte: "Con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 la comunità dei Saronnesi ha scelto liberamente e consapevolmente, per la prima volta nella sua secolare storia, di vivere all'interno di una comunità democratica, libera e plurale ..."
Se ne deduce che questa comunità saronnese un dì indipendente (quando era costituita dai celto-insubri) e poscia rimasta repressa e sonnacchiosa per più di duemila anni, improvvisamente si risveglia nel '46 ("un volgo disperso repente si desta/intende l'orecchio/solleva la testa...") e finalmente marcia compatta verso i propri destini. Come se, nei secoli prima, i saronnesi fossero stati stranieri in patria, italiani loro malgrado, inquilini insolventi.
Amici che avete scritto questa pagina (chiunque voi siate) considerate che quello dello storico è un mestiere difficile, che non si presta a improvvisazioni e abbisogna di molta prudenza. Abbandonate i celto-insubri ai loro tenebrosi riti pagani. Prendete atto che questa parte del preambolo, che in qualche modo vuol essere una carta di identità di Saronno, è irricevibile e impresentabile. E trovate, per cortesia, il modo di eliminarla.
Alfonso Indelicato
Consigliere comunale eletto a Saronno