Basta con le ambiguità e le divisioni suicide

Basta con le ambiguità e le divisioni suicide I risultati del voto nelle città capoluogo nelle quali, tranne a Cagliari, nessun candidato raggiunge il 51% dei voti espressi, è la dimostrazione della crisi di rappresentanza dei partiti che costituiscono la platea di questa triste fase del trasformismo politico, di cui il Golem renziano è l’espressione più evidente. Chi ne esce vincitore è il M5S che raccoglie il voto degli scontenti e di quanti si oppongono all’andazzo che ammorba la vita poli...

Basta con le ambiguità e le divisioni suicide I risultati del voto nelle città capoluogo nelle quali, tranne a Cagliari, nessun candidato raggiunge il 51% dei voti espressi, è la dimostrazione della crisi di rappresentanza dei partiti che costituiscono la platea di questa triste fase del trasformismo politico, di cui il Golem renziano è l’espressione più evidente. Chi ne esce vincitore è il M5S che raccoglie il voto degli scontenti e di quanti si oppongono all’andazzo che ammorba la vita politica italiana. Azzerati o quasi del tutto ininfluenti, gli esangui eredi di ciò che furono i democratico cristiani e i residui popolari incapaci di riorganizzarsi unitariamente, solo l’immarcescibile Mastella a Benevento sventola ancora la bandiera scudo-crociata dovendola vedersela al ballottaggio con l’antagonista del PD. Spiace che ciò che le parti divise dello stesso popolo del family day, là dove si sono impegnate, come a Milano a sostegno del giovane Mardegan con la sua lista NOIxMILANO o a Bologna, con il candidato Mirko De Carli, non abbiano dimostrato sul piano elettorale la stessa capacità di mobilitazione garantita nella difesa dei valori non negoziabili. Difficile il passaggio dalla condizione di statu nascenti e di movimento a quella di partito, anche se i semi gettati a Milano come a Bologna, non tarderanno a dare i loro frutti, se, tutti insieme i cattolici, ex DC e popolari, sapremo definitivamente abbandonare anacronistiche velleità e suicide propensioni, per assumere quelle responsabilità dirette sul piano dell’impegno politico cui ci ha sollecitati, anche nei giorni scorsi, Papa Francesco. Avevamo previsto che questo turno elettorale, in assenza di un fatto politico e organizzativo veramente nuovo, sarebbe stato foriero di ulteriori divisioni e inutili dispersioni di energie; così come siamo convinti che si dovrà ripartire dalle conclusioni raggiunte nel Luglio 2015 a Rovereto e nel Novembre dello stesso anno, con il patto di Orvieto, se si intende concorrere alla costruzione del nuovo soggetto politico in grado di offrire al centro della politica italiana una nuova speranza. Esistono alcuni dati incontrovertibili dai quali ripartire. Il primo è la costatazione che l’alternativa al trasformismo del Golem renziano, in presenza ancora di un assenteismo che anche a livello locale, in molti casi sfiora il 40% dell’elettorato, non è più rappresentato dal vecchio centro-destra, che tiene solo a Milano, forte di una strana congiunzione di componenti di opposizione (Forza Italia, Lega, FdI, Italia Unica ) e di governo (NCD). L’ambiguità suicida di ciò che rimane del vecchio gruppo del NCD ormai liquefatto a livello elettorale, unita all’incapacità del Cavaliere di ricomporre, come nel caso del harakiri romano, l’unità del centro-destra, rende indispensabile ripartire dall’unico dato unificante che, anche come Popolari, abbiamo raggiunto nei mesi scorsi. Si tratta di consolidare la nostra unità nella madre di tutte le battaglie; ossia la scelta compiuta con l’avvenuta formazione il 1 Marzo di quest’anno del Comitato dei Popolari per il NO al prossimo referendum di Ottobre. Dobbiamo ripartire dalla difesa della sovranità popolare, dal pronunciarci a difesa della Costituzione e contro il tentativo di consegnare il governo, con la legge super truffa dell’Italicum, nelle mani di “ un uomo solo al comando”, scopo esplicito dei poteri finanziari che dettano all’economia e alla politica gli obiettivi generali a livello mondiale, per ritrovare le ragioni del nostro impegno di cattolici nella “città dell’uomo”. Nostro dovere sarà quello di concorrere insieme agli altri uomini di buona volontà alla ricerca del bene comune, attraverso il duro e faticoso esercizio della politica, “ la più alta forma di carità”, come Papa Francesco, riportando le parole di Papa Paolo VI, ci ha ricordato solo qualche giorno fa. www.alefpopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venezia, 6 Giugno 2016