TOTO' RIINA, LA BELVA NON DOMATA alla fine ha ceduto

TOTO' RIINA, LA BELVA NON DOMATA alla fine ha ceduto, 26 condanne all'ergastolo e una lunghissima carriera criminale. NATO IL 16 MNOVEMBRE DEL 1930 IERI HA COMPIUTO 87 ANNI, e fino alla fine ha interpretato la parte:"Io non mi pento ... a me non mi piegheranno", oppure "Io sono Salvatore Riina ... e resterò ... e resterò nella storia", mentre di Falcone ebbe il coraggio di dire di avergli fatto fare "la fine del tonno". I figli hanno sempre cercato di difenderlo: Per me tu n...

TOTO' RIINA, LA BELVA NON DOMATA alla fine ha ceduto, 26 condanne all'ergastolo e una lunghissima carriera criminale. NATO IL 16 MNOVEMBRE DEL 1930 IERI HA COMPIUTO 87 ANNI, e fino alla fine ha interpretato la parte:"Io non mi pento ... a me non mi piegheranno", oppure "Io sono Salvatore Riina ... e resterò ... e resterò nella storia", mentre di Falcone ebbe il coraggio di dire di avergli fatto fare "la fine del tonno". I figli hanno sempre cercato di difenderlo: Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo». È questo il commento che il figlio del boss Salvo ha scritto sulla sua pagina Facebook. -- La sua fortuna criminale dipese dall’amicizia con Luciano Liggio che lo fece entrare nella locale cosca mafiosa da giovanissimo, assieme allo zio. Allora i crimini erano i furti di bestiame e successivamente il primo omicidio a 19 anni e diversi anni di galera da cui uscì, poi l’altro omicidio  quello del suo capo Michele Navarra e i suoi, si parla degli anni dal ’56 al’63. Fu arrestato assieme a Liggio nl ’63, fece alcuni ma poi fu rimesso in libertà per insufficienza di prove nel 1969 a Bari. La sua ascesa fu tale da sostituire ogni tanto lo stesso Liggio nel triumvirato di cui facevano parte Stefano Bontade e Gaetano Badalamenti. Riina uccise Pietro Scaglione, il procuratore di Palermo e si mise nel nuovo business dei sequestri. La sua fama cominciò a crescere anche fuori dalla Sicilia con accordi in Calabria con Mico Tripodo, e in Campania con i fratelli Nuvoletta. Nel 1974 subentrò a Liggio nella guida di Corleone l’arresto del medesimo. La sua tattica era sempre quella di far fuori i suoi capi subentrando al loro posto, prima li indeboliva, creava il vuoto attorno a loro e poi li ammazzava facendo uccidere Bontade e Inzerillo il suo luogotenente e successivamente Nitto Sanatapaola. Si alleo’ con Vito Ciancimino della corrente di Andreotti, facendo uccidere Michele Reina e Piersanti Mattarella che erano contro Ciancimino. Successivamente il delitto di Pio La Torre e poi accordi con i Salvo da cui si aspettava un aiuto per non essere condannato nel maxi-processo, ma le cose non andarono come voleva Riina per cui fece uccidere i suoi referenti Lima e Savo. Lo Stato in difficoltà per le stragi infinite mandò il vice-comandante dei Ros Mario Mori, a trattare con Ciancimino, mentre Riina cercava agganci per attenuare la carcerazione dura. Il 15 gennaio del 1993 fu catturato dal CRIMOR (squadra speciale dei ROS guidata dal Capitano Ultimo Nel 1995, nel processo per l'omicidio del tenente colonnello Giuseppe Russo, Riina venne condannato all'ergastolo insieme a Bernardo Provenzano, Michele Greco e Leoluca Bagarella; lo stesso anno, nel processo per gli omicidi dei commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà, venne pure condannato all'ergastolo insieme a Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Bernardo Provenzano, a cui seguì il processo per gli omicidi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Michele Reina, nel quale gli viene inflitto un ulteriore ergastolo insieme a Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci [47]. Nel 1996 Riina venne nuovamente condannato all'ergastolo per l'omicidio del giudice Antonino Scopelliti insieme ai boss Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Giuseppe Giacomo Gambino, Giuseppe Lucchese, Bernardo Brusca, Salvatore Montalto, Salvatore Buscemi, Nenè Geraci e Pietro Aglieri [47]. Sempre nel 1995, nel processo per l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del capo della mobile Boris Giuliano e del professor Paolo Giaccone, Riina venne condannato all'ergastolo insieme a Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca, Francesco Madonia, Nenè Geraci e Francesco Spadaro (wikipedia). In carcere continuò a dare ordini e fastidi nonostante il peggioramento delle sue condizioni di salute a causa del cuore, fu accusata della strage di via Geogofili, di quella di Capaci e delle trattive con lo Stato di cui non si sono mai avuti riscontri precisi ma si intuisce che qualcosa ci fu nel tentativo di fermarlo. Ne parlarono tanto in tv e in diversi libri