STORIE DI SPORT. Davide Astori un calciatore famoso e Alberto D'Auria

STORIE DI SPORT
un calciatore famoso e  Alberto D'Auria, un runner sconosciuto
Forse si sarebbero salvati con un defibrillatore Quando ho saputo della morte di Davide Astori, Capitano della Fiorentina, non ho potuto fare a  meno di pensare alla storia di Alberto d'Auria, amico di Alfonso Ruocco. La mia amicizia con Alfonso è iniziata su Facebook,, grazie alla comune passione per la corsa, che consideriamo entrambi un importante st...

STORIE DI SPORT un calciatore famoso e  Alberto D'Auria, un runner sconosciuto Forse si sarebbero salvati con un defibrillatore Quando ho saputo della morte di Davide Astori, Capitano della Fiorentina, non ho potuto fare a  meno di pensare alla storia di Alberto d'Auria, amico di Alfonso Ruocco. La mia amicizia con Alfonso è iniziata su Facebook,, grazie alla comune passione per la corsa, che consideriamo entrambi un importante strumento per combattere il Parkinson. Il cognato di Alfonso si chiamava Alberto D'Auria, un runner di livello, ma soprattutto una persona  disponibile  ad aiutare il prossimo e dal sorriso  contagioso.  Fu proprio Alberto  ad avviare  Alfonso a questo sport, anche per contrastare una forte  depressione, tipica delle persone con  Parkinson, soprattutto all'esordio della malattia. Fu grazie ad Alberto, se Alfonso riuscì a liberarsi da quel velo di tristezza, che gli toglieva il respiro, condividendo con lui le emozioni forti della corsa,  tutte le volte che insieme avevano tagliato il traguardo. Fu poi  lo stesso Alberto a decidere che ormai si poteva passare alla maratona ed a scegliere quella che più aveva nel cuore : Firenze.  Una nuova avventura da vivere insieme, tenendosi per mano, come spesso accade ai compagni di corsa, che si sostengono nei momenti più duri della gara, quando lo striscione dell'arrivo sembra irraggiungibile, fino agli ultimi metri,  quelli più coinvolgenti, quelli che riempiono il cuore di una gioia immensa. Una gioia che traspare dagli occhi, e dal viso di chi ancora una volta ha centrato un obiettivo. Stavolta però, il destino però aveva in serbo una sorte diversa, per Alberto che, proprio durante uno degli allenamenti in preparazione della Maratona di Firenze, ebbe un malore, che gli fu fatale . A nulla valsero tutti i tentativi per salvarlo. Alberto salutò la vita  proprio tra le braccia del suo  amico Alfonso. Fu necessario  tutto l'affetto dei compagni della squadra,   per sostenere Alfonso e convincerlo, se non a correre una maratona (''discorso chiuso'' aveva detto loro) almeno a continuare con la corsa.. Poi, accadde qualcosa che toccò profondamente il suo cuore. Un giorno mentre si allenava sul solito percorso,  passando proprio nel punto dove Alberto era stato male, vide un luccichio sul muro: un raggio di sole si rifletteva  prepotentemente su una medaglia. Non una  qualsiasi, ma una medaglia di una Maratona di Firenze di qualche anno prima. Proprio quella Maratona,  che Alfonso avrebbe dovuto correre con Alberto. Alfonso interpretò questo episodio come un segno, che lo portò a decidere di partecipare alla Maratona di Firenze  e a correre per Alberto e,  come diceva lui, per dare forza a tutti i malati di Parkinson.   Iniziò quindi a prepararsi con impegno e soprattutto con tutta la determinazione,  dettata dal suo cuore Fino al grande giorno : 26 Novembre 2017.     Ero nervosa ed alla disperata ricerca di notizie sull'andamento della gara. Sapevo che quella mattina a Firenze faceva freddo e pioveva. Un commentatore aveva descritto l'arrivo dei primi runner, Erano stravolti. Uno addirittura non si era neppure accorto di avere tagliato il traguardo. Tanti i ritiri. Gente sicuramente abituata alla corsa e magari più giovani di Alfonso e sicuramente senza il Parkinson. Non so perchè, iniziai a pregare, fino a quanto non mi chiamò Rosa, la moglie di Alfonso per dirmi che c'era riuscito! Era arrivato al traguardo in 4:12. Scoppiammo tutte e due a piangere per la gioia.   Alfonso è un mio caro amico e tra l'altro sarà presente alla prossima Run for Parkinson's, che si terrà a Ternate Domenica 15 Aprile,  nello splendido Parco Berrini, sul Lago di Comabbio. Fu lui a  parlarmi per primo della  sindrome di Brugada, che era stata la causa della morte di Alberto. Mi spiegò che si tratta di una patologia, che altera l'attività elettrica del cuore. Una malattia subdola, asintomatica, difficile da diagnosticare e causa di decessi  improvvisi.   Il Dott. Vincenzo Castelli, Presidente della Fondazione Castelli, in prima linea nella lotta alla morte cardiaca improvvisa, afferma che, sebbene a fare notizia  siano in genere i casi di di sportivi professionisti, la stragrande maggioranza di coloro che muoiono facendo attività sportiva, secondo i dati in loro possesso, appartiene alla categoria degli amatori. Quindi, è necessario intervenire sia attraverso la prevenzione primaria, vale a dire la visita medico-sportiva che tutti dovrebbero fare, sia attraverso la prevenzione secondaria, cioè  essere pronti ad intervenire, nel caso in cui qualcuno dovesse avere un arresto cardiaco, con defibrillatori e personale addestrato al loro utilizzo L'obbligo di possedere defibrillatori è valido per tutte le strutture sportive, ma secondo il Dott, Castellli, è auspicabile che venga esteso a tutti i luoghi ad alta fre- quentazione, come stazioni, aeroporti , grandi teatri Se Astori fosse stato male sul campo o nella hall dell'albergo, forse avrebbbe avuto qualche possibilità in più di salvarsi, La situazione in cui si è trovato, invece, non gli ha dato scampo.'' Proprio come Alberto..   (Dich. Del Dott. Castelli estrapolate dall' articolo web TPI di Laura Messari Link : https://www.tpi.it/2018/03/06/sindrome-brugada-astori/)