Belsito, condannato per diffamazione verso Roberto Maroni

L'ex tesoriere della , Francesco Belsito, è stato condannato per la "gravità dell'offesa" e "il gravissimo danno morale e di immagine" provocato a Roberto Maroni attraverso alcune dichiarazioni d iffamatorie sull'allora Ministro dell'Interno rilasciate nell'aprile 2012 al settimanale "Panorama". Lo sottolinea il giudice di Milano Oscar Magi nelle motivazioni della sentenza che, nel novembre scorso, portò alla condanna di Belsito a 6 mesi di carcere più il versamento...

L'ex tesoriere della , Francesco Belsito, è stato condannato per la "gravità dell'offesa" e "il gravissimo danno morale e di immagine" provocato a Roberto Maroni attraverso alcune dichiarazioni d iffamatorie sull'allora Ministro dell'Interno rilasciate nell'aprile 2012 al settimanale "Panorama". Lo sottolinea il giudice di Milano Oscar Magi nelle motivazioni della sentenza che, nel novembre scorso, portò alla condanna di Belsito a 6 mesi di carcere più il versamento di una provvisionale di risarcimento da 100mila euro a Maroni per diffamazione aggravata nei confronti del governatore lombardo uscente. Nell'articolo sotto accusa, l'ex tesoriere aveva parlato dell'esistenza di un presunto dossier sull'allora Ministro dell'Interno, facendo anche riferimento a "tangente da 54 milioni" che Maroni avrebbe incassato per una commessa in Libia. Belsito si è sempre difeso assicurando di aver raccontato al giornalista di Panorama soltanto "di voci interne alla Lega Nord in merito all'esistenza della maxi tangente". Secondo il giudice milanese, "è evidente che l'intento di Belsito fosse quello di parlare con il giornalista allo scopo di far propalare all'esterno dei suoi convincimenti in merito alla posizione del Maroni". Infatti, chiarisce ancora il giudice Magi nelle motivazioni della sentenza, "quand'anche si trattasse di voci e non di notizie ritenute, o fatte ritenere, altamente attendibili, così come invece risulta l'aver esplicitato e dato valore a tali voci costituirebbe reato". Obiettivo di Belisto era dunque "veicolare un contrasto politico con lo stesso" Maroni ma anche "difendere la propria persona" dopo l'esplosione dello scandalo che lo aveva travolto in prima persona per gli investimenti effettuati in Tanzania con fondi del Carroccio.