Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia, 26 arresti per truffa
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- 27 ottobre 2017 Istituzioni Italia
GUARDIA DI FINANZA TORINO ESEGUITI 26 ARRESTI NEI CONFRONTI DI APPARTENENTI A UN SODALIZIO CRIMINALE RESPONSABILE DI TRUFFA AI DANNI DELLO STATO E RICICLAGGIO. PROFITTI ILLECITI PER 105 MILIONI DI EURO. Importante e prestigiosa operazione della Guardia di Finanza di Torino: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia, che hanno eseguito anche numerose perquisizioni e il sequestro di più di 40 immobili (del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro ubicati nelle...
GUARDIA DI FINANZA TORINO ESEGUITI 26 ARRESTI NEI CONFRONTI DI APPARTENENTI A UN SODALIZIO CRIMINALE RESPONSABILE DI TRUFFA AI DANNI DELLO STATO E RICICLAGGIO. PROFITTI ILLECITI PER 105 MILIONI DI EURO. Importante e prestigiosa operazione della Guardia di Finanza di Torino: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia, che hanno eseguito anche numerose perquisizioni e il sequestro di più di 40 immobili (del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro ubicati nelle province di Torino e Rimini), altrettante autovetture anche di lusso e oltre 120 rapporti finanziari. Segue il comunicato con tutti i particolari: La Guardia di Finanza di Torino, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, ha eseguito una vasta operazione di polizia giudiziaria tesa all’arresto di 26 persone ritenute appartenenti a un sodalizio criminale basato nella provincia torinese e finalizzato alla commissione di reati di truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche e reati di riciclaggio e autoriciclaggio. Circa 300 sono stati i finanzieri impegnati in diverse province delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia, che hanno eseguito anche numerose perquisizioni e il sequestro di più di 40 immobili (del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro ubicati nelle province di Torino e Rimini), altrettante autovetture anche di lusso e oltre 120 rapporti finanziari. Gli approfondimenti delegati dalla Procura di Torino al Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo piemontese avrebbero svelato l’esistenza di un’ampia organizzazione criminale, ritenuta responsabile di truffe nell'ambito della vendita dei titoli che attestano il risparmio energetico. A fronte di lavori o progetti di efficientamento energetico, la G.S.E. S.p.A. (Gestore per i Servizi Energetici) riconosce e attribuisce specifici titoli incentivanti (“certificati bianchi” o T.E.E. - titoli di efficientamento energetico) agli operatori che ne fanno richiesta. Tali titoli possono essere scambiati in un apposito mercato regolamentato e consentono di percepire un contributo statale a parziale copertura dei costi sostenuti dai distributori. Secondo la ricostruzione investigativa, gli appartenenti al sodalizio, mediante l’utilizzo di quattro aziende “Energy Saving Company - ESCo” (tre con sede a Milano e una in provincia di Torino), avrebbero presentato a G.S.E. S.p.A. falsa documentazione attestante l’esecuzione di lavori di efficientamento energetico in realtà mai realizzati. Nello specifico si tratta di installazione di apparecchi cd. inverter. I titoli così ottenuti e scambiati sul mercato, secondo le tesi degli inquirenti, hanno consentito loro di incassare profitti ritenuti indebiti per circa 105 milioni di euro. Tale importo rappresenta solo una parte di quanto gli indagati avrebbero potuto monetizzare, in considerazione del fatto che le società coinvolte avevano conseguito il diritto a ottenere circa 2.300.000 “Titoli di Efficienza Energetica - T.E.E.” (pari all’85% di quelli emessi a livello nazionale per la specifica tipologia di progetto presentato), al valore attuale di mercato corrispondenti a circa 700 milioni di euro. Con la collaborazione del Guardia di Finanza COMANDO PROVINCIALE TORINO Gestore per i Servizi Energetici è stata quindi interrotta la concessione dei titoli che, secondo legge, sarebbero stati emessi in periodi posteriori (il 10% nel primo semestre successivo alla richiesta e il 5% alla scadenza dei trimestri successivi fino alla scadenza del quinquennio). Successivamente i proventi illeciti, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, sono stati riciclati con l’intervento di altri membri dell’organizzazione. Attraverso diversi passaggi di denaro, i “capitali sporchi” venivano trasferiti, per essere ripuliti, utilizzando numerose società italiane ed estere (per lo più bulgare, ma anche romene ed emiratine), operanti in diversi settori, quali la compravendita immobiliare, le costruzioni edili e il commercio di autoveicoli, orologi o bevande. Parte degli stessi denari, dopo la movimentazione su conti esteri, sono stati prelevati in contanti, per un valore di almeno cinque milioni di euro, presso sportelli bancomat nazionali mediante carte di debito intestate a società bulgare. Gli elementi che sono stati raccolti nel corso delle operazioni, unitamente a quanto già in possesso degli inquirenti, consentiranno di approfondire i rapporti tra le oltre cinquanta aziende nazionali ed estere coinvolte riconducibili agli arrestati, per l’eventuale contestazione di ulteriori violazioni di natura economica e finanziaria