Operazione “Margin Call” “C’è chi paga le tasse. E chi poi se le ruba”
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- 27 maggio 2016 Istituzioni Italia
Operazione “Margin Call” “C’è chi paga le tasse. E chi poi se le ruba” Eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di individui che hanno contribuito a vario titolo a cagionare la bancarotta di due società incaricate di pubblico servizio. La punta dell’iceberg è stata scoperta nel Marzo del 2014, quando è stato tratto in arresto, per peculato, Daniele Santucci, storico patron di AIPA società incaricata da oltre 800 Comuni sparsi in tutta Italia di riscuotere i tributi locali...
Operazione “Margin Call” “C’è chi paga le tasse. E chi poi se le ruba” Eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di individui che hanno contribuito a vario titolo a cagionare la bancarotta di due società incaricate di pubblico servizio. La punta dell’iceberg è stata scoperta nel Marzo del 2014, quando è stato tratto in arresto, per peculato, Daniele Santucci, storico patron di AIPA società incaricata da oltre 800 Comuni sparsi in tutta Italia di riscuotere i tributi locali. Il metodo per sottrarre denaro alle casse dei Comuni era semplice: due conti corrente intestati fittiziamente alla società - ma non inseriti nella contabilità - sui quali confluivano i denari provenienti dalla riscossione e dai quali il Santucci attingeva secondo propria necessità. Poi, nel Maggio del 2015, sotto la direzione della Procura Regionale della Corte dei Conti lombarda, quanto scoperto in sede penale è stato analizzato sotto la lente dei principi contabili dell’Erario. Sequestrati tutti conti corrente e le proprietà riconducibili alla società di riscossione, passaggio necessario per garantire il ristoro del danno erariale causato. Nelle prime ore della mattinata odierna, ad un anno di distanza, i militari della Guardia di Finanza di Lecco, coordinati dalla Dott.ssa Donata Patricia Costa – Pubblico Ministero presso la Procura di Milano - hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di un cittadino olandese residente in Svizzera, tre italiani residenti nell’ hinterland milanese, nel comasco ed uno in provincia di Pesaro Urbino; tutti indagati a vario titolo per i reati di bancarotta concordataria e fallimentare aggravata, abusivismo finanziario e costituzione fittizia di capitale sociale. Il danno causato dagli arrestati ad AIPA - alla quale è stato revocato nei giorni scorsi il concordato preventivo a causa delle gravi distrazioni effettuate dagli amministratori a ridosso della richiesta della procedura concorsuale - e MAZAL - della quale è stata riconosciuta, sempre dal Tribunale Fallimentare di Milano, l’insolvenza fraudolenta - ammonterebbe almeno a 150 milioni di euro. L’attività di indagine ha consentito di attribuire ad ogni attore il suo ruolo: Virgilio Luigi, manager dalla lunga esperienza nel settore finanziario che avrebbe dovuto traghettare AIPA fuori dalla situazione in cui si trovava a causa della precedente gestione, salvare l’attività di riscossione dei tributi di circa 1200 Comuni e centinaia di posti di lavoro, ha invece continuato a drenare risorse pubbliche – infatti i denari raccolti dalla società provenienti dalla riscossione dei tributi sono di proprietà dei Comuni – anche per mezzo di fatture pagate per consulenze di importi rilevanti. Con AIPA in stato di “ pre fallimento” Virgilio, senza una trattativa pubblica, conferisce i contratti di riscossione degli Enti Locali alla MAZAL – società neo costituita, il cui capitale sociale (requisito necessario per poter essere iscritti all’Albo delle società di riscossione tributi) è risultato pressoché nullo. Ed è proprio per costituire il capitale sociale di quest’ultima società (18 milioni di dollari americani in titoli emessi dalla JP MORGAN1 , rivelatisi privi di valore alcuno così come fasulle sono risultate essere due polizze fideiussorie per 10 milioni di euro) che Virgilio si è rivolto a Bruni Stefano, noto personaggio politico del comasco, già sindaco di Como per due mandati e Bizzozzero Daniele, patron del Lecco Calcio. I due svolgono un ruolo assolutamente attivo nella intermediazione, contrattazione ed acquisto dei titoli (incassando tra l’altro centinaia di migliaia di euro per consulenza/intermediazione) introducendo Demers Johannus, faccendiere olandese stabilitosi a Lugano, che in una banca estera detiene centinaia di milioni di titoli JP MORGAN descritti. L’operazione, preceduta da diverse attività di perquisizione e sequestro di beni e disponibilità finanziarie su conti correnti per oltre 4 milioni di euro, si è conclusa con l’arresto degli indagati ed ha visto l’impiego di oltre 50 militari nelle Provincie di Milano, Monza e Brianza, Como e Pesaro Urbino. Contestualmente sono in corso i sequestri su tutti i titoli JP Morgan nella disponibilità degli arrestati che potrebbero essere stati utilizzati per fini illeciti. L’articolata attività di polizia economico – finanziaria condotta in aderenza alle linee strategiche assegnate al Corpo, sottolinea ancora una volta come la Guardia di Finanza sia oggi “riferimento primario a garanzia dell’interesse pubblico, del cittadino e delle imprese”. 1 Appare necessario chiarire alcuni aspetti sul citato titolo JP Morgan: - il titolo obbligazionario utilizzato (JPMCC 2007- LD11 X - ISIN code US46631BAH87), non è registrato in Europa per essere collocato presso un pubblico “retail” in quanto, collocabile solamente presso i cosiddetti “investitori istituzionali”; - è composto da varie classi [denominate anche serie]; nel caso di specie si tratta della serie “X”, l’unica a non avere un capitale di riferimento, collocata dalla JP MORGAN solamente in abbinamento ad altre serie della medesima emissione; - il titolo, non avendo alcun capitale sottostante di riferimento, alla sua naturale scadenza non matura alcun rimborso. Per quanto sopra, le indagini hanno consentito di appurare l’intrinseca liceità del titolo JP MORGAN in trattazione ma come possa essere immesso nel sistema bancario per la costituzione/aumento fittizio di capitali societari o per l’accesso abusivo a linee di credito.