fenomeni epocali e mutamenti sociali
- 09 maggio 2018
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Negli ultimi anni la nostra società è stata letteralmente sconvolta da fenomeni di portata epocale che hanno seminato paura e incertezza negli italiani.
Negli ultimi anni la nostra società è stata letteralmente sconvolta da fenomeni di portata epocale che hanno seminato paura e incertezza negli italiani.
Crisi economica e disoccupazione soprattutto tra i giovani e le donne. Un’immigrazione spesso fuori controllo. La questione della sicurezza. Improvvisi e preoccupanti mutamenti nello scenario internazionale. Gli effetti globali della rivoluzione digitale sul lavoro e nella nostra vita di tutti i giorni. A questo insieme di fenomeni si aggiungono i nodi strutturali rimasti irrisolti nel nostro Paese come il peso insopportabile del fisco, una burocrazia invadente e opprimente, la mancanza di un’idea di sviluppo industriale che non sia quella di tenere bloccata l’Italia senza fare gli investimenti che servono per la crescita.
I partiti tradizionali non hanno saputo comprendere il mutamento in atto e sono stati puniti nelle urne, mentre le forze radicali come il movimento 5stelle, hanno vinto offrendo risposte semplicistiche come il reddito di cittadinanza, proposte a cui ormai non credono più neanche loro.
Io credo che la politica non possa abdicare alla sua funzione di guida della società italiana e che se oggi vogliamo recuperare un rapporto di fiducia con i cittadini, se davvero vogliamo ricostruire una comunità, la politica debba tornare a parlare il linguaggio della verità invece di affidarsi a risposte che sono come fuochi di paglia buoni a raccattare qualche voto in più senza risolvere le cose.
Dopo il terremoto aperto dalle elezioni del 4 marzo, dopo uno stallo politico durato due mesi e che adesso assume i contorni di una grave emergenza istituzionale, servono prudenza, umiltà, capacità di analisi. All’interno del centrodestra serve un’anima liberale e popolare capace di dare risposte razionali agli italiani. Serve un atteggiamento inclusivo in grado di valorizzare le energie positive presenti nella nostra società, un’azione politica che sappia ripartire dai territori, stare in mezzo alla gente, saper ascoltare oltre che saper fare.
Per governare non è più sufficiente dire ‘ti risolvo i problemi che hai’ ma è necessario rendere compatibili una serie di esigenze differenziate trovando una sintesi. Questa è la funzione della politica.
Dobbiamo saper guardare lontano, a come sarà l'Italia tra dieci anni, ed è per questo motivo che trovo controproducente un ritorno immediato alle urne.
Nuove elezioni con la stessa legge elettorale e in uno scenario di totale mancanza di compromesso tra le forze politiche finirebbero per riproporre la medesima ingovernabilità.
Continueremo a navigare a vista senza dare una legge di stabilità al nostro Paese? Riusciremo a rappresentare l’interesse nazionale in Europa mentre si gioca una decisiva partita sul bilancio economico dei prossimi anni? A sminare il rischio di un aumento dell’IVA che andrebbe a incidere negativamente sulle famiglie e le fasce più svantaggiate della nostra popolazione? Non è forse giunto il momento di pensare al bene comune, di assumersi delle responsabilità di ragionare insieme su come cambiare le regole di fondo della nostra democrazia?
Non sto dicendo che bisogna riproporre schemi logorati come i governi delle larghe intese, tanto più che quelle esperienze hanno prodotto solo altro debito pubblico.