Ordini professionali da cambiare

il dibattito acceso e incessante sugli Ordini professionali

2,3 milioni di iscritti costretti, per entrare nel mondo delle professioni, dopo aver superato un esame e un periodo di tirocinio, a farne parte.

elenco degli ordini

 l’elenco degli ordini professionali in Italia e il numero degli iscritti nel biennio 2009-2010.

– Agenti di cambio (28)
– Agronomi e Forestali (20.993)
– Agrotecnici (14.712)
– Architetti (142.035)
– Assistenti Sociali (37.460)
– Attuari (874)
– Avvocati (198.041)
– Biologi (30.671)
– Chimici (9.978)
– Commercialisti ed esperti contabili (112.414)
– Consulenti del Lavoro (27.572)
– Farmacisti (79.069)
– Geologi (15.369)
– Geometri (111.145)
– Giornalisti (106.990)
– Infermieri (379.213)
– Ingegneri (213.399)
– Medici e Odontoiatri (397.456)
– Notai (4.545)
– Ostetriche (16.000)
– Periti Agrari (17.671)
– Periti industriali (45.427)
– Psicologi (73.535)
– Spedizionieri Doganali (2.250)
– Tecnici radiologi (23.492)
– Veterinari (27.891

Hanno pure un albo, un codice deontologico e pagano una quota d’iscrizione, sono divisi per categorie, territori, fino all’Ordine Nazionale.

Ci sono pure alcuni non iscritti che esercitano comunque, come ingegneri o giornalisti.

La questione è controversa da tempo:  Favorevole all’abolizione degli ordini è Maurizio Guandalini,( ha dato vita al quotidiano La Voce di Indro Montanelli; è editorialista di Metro e scrive per l’edizione italiana dell’Huffington Post) fra i più qualificati analisti indipendenti del sistema finanziario:

“È da una vita che lo propongo. Ovunque, sui giornali e in tv. Abolizione degli ordini. Concorrenza e liberalizzazione. Deve fare il mercato. Ma per far questo occorre anche cambiare la scuola, troppo imperniata su un sistema universitario che arranca e una scuola media superiore di luci e ombre. Si osservi la vicenda dell’alternanza scuola e lavoro. Vanno fatti i correttivi che servono. Però anche gli studenti devono mettersi nella testa che la prima domanda da fare non è quanto prendo. Serve gavetta, esperienza, lavoro duro, tutto mirato all’obiettivo primario, cioè quello di imparare un mestiere. Purtroppo questo è un concetto che la scuola non considera proprio. Punta sul pezzo di carta facile”.

Gli Ordini sono importanti anche troppo, diventando luoghi chiusi e di potere e infatti secondo Guandalini sono: "“Sono delle casseforti di denaro e quindi delle lobby di potere. Distanti dai giovani, dalle professioni che vorrebbero intraprendere e dalle loro esigenze. Sono concentrati a conservare. Hai voglia i diritti, il precariato, una pensione decente. Sarebbe opportuna una generale e convinta azione di trasparenza, non solo sulla carta, e per nulla confortante”.

Una posizione non facile, ma per fortuna che esiste qualche intellettuale ancora libero.








Altro aspetto determinante è il compenso su cui si è espresso un altro personaggio libero, Angelo Deiana, Presidente di Confassociazioni che dichiara:“Il lavoro va pagato, sia che lo compri il pubblico sia il privato ed è un principio irrinunciabile per la nostra Confederazione; ma il professionista non è un dipendente e, pertanto, deve esser libero di poter scegliere sempre quando realizzarlo, anche gratuitamente, come investimento professionale nell’ambito della ricerca ad esempio, ovvero svolgerlo a titolo oneroso. Il rischio, reintroducendo le tariffe minime sotto la forma ‘velata’ di equo compenso, è che la PA compri da domani al prezzo più basso e questo con un riflesso conseguente sul settore privato che difficilmente sarà evitabile. Occorre alzare l’asticella, far valere le attività di ricerca e le competenze e portare il mondo professionale alla tutela del giusto compenso, capace di riconoscere al professionista il suo livello di professionalità non nel minimo ma in un processo giusto e non iniquo di valutazione tra le parti”.
In conclusione, il libero mercato senza regole non va bene, ma neppure questi circoli chiusi e impermeabili che stanno monopolizzando il mondo delle libere professioni.