Focus sulle elezioni francesi: la vittoria di Macron
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- 09 maggio 2017 Economia
Come era ampiamente atteso,
Emanuel Macron ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, ottenendo peraltro una percentuale di voti (66% circa) anche più elevata di quanto previsto dai sondaggi. L’affermazione di Macron ha implicazioni potenzialmente rilevanti sia a livello interno sia a livello europeo. Emanuel Macron ha fondato il suo nuovo movimento politico (“En Marche!”) solo poco più di un anno fa, ma è comunque riuscito ad imporsi nelle elezioni presidenziali...
Come era ampiamente atteso,
Emanuel Macron ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, ottenendo peraltro una percentuale di voti (66% circa) anche più elevata di quanto previsto dai sondaggi. L’affermazione di Macron ha implicazioni potenzialmente rilevanti sia a livello interno sia a livello europeo. Emanuel Macron ha fondato il suo nuovo movimento politico (“En Marche!”) solo poco più di un anno fa, ma è comunque riuscito ad imporsi nelle elezioni presidenziali spaccando l’equilibrio politico francese tradizionalmente basato sull’alternanza tra socialisti e neo-gollisti.
L’affermazione elettorale è stata ottenuta sulla base di un programma economico chiaramente riformatore che ha come perno la deregolamentazione e la maggiore flessibilità del mercato del lavoro (soprattutto attraverso la decentralizzazione della contrattazione aziendale) e la riduzione della tassazione delle imprese (con la proposta di abbassare l’aliquota fiscale dal 33.3% al 25%) al fine di rilanciare la crescita economica. In che misura il nuovo Presidente avrà “mano libera” nell’implementare il suo programma
dipenderà largamente dall’esito delle elezioni parlamentari che si terranno, sempre in due turni, il prossimo 11 e 18 giugno. E’ possibile che il
momentum derivante dalla chiara affermazione nelle elezioni presidenziali consenta al movimento di Macron di ottenere un risultato molto positivo anche nel rinnovo del Parlamento, ma va notato che l’incertezza sulle elezioni di giugno rimane elevata visto che il primo turno ha evidenziato una frammentazione del voto senza precedenti. Un governo di coalizione con le componenti moderate sia di sinistra sia di destra rimane l’ipotesi più probabile e
non dovrebbe comunque ostacolare l’implementazione del programma economico di Macron. La vittoria di Macron è stata ottenuta anche sulla base di un
programma di chiara impostazione europeista, mentre tutti gli altri principali contendenti alla presidenza avevano posizioni o fredde nei confronti del processo di integrazione europea o addirittura chiaramente ostili. Con l’affermazione di Macron si
pongono quindi le basi per una nuova spinta del progetto europeo (in particolare per quanto riguarda i meccanismi di funzionamento dell’eurozona) basato principalmente sulla collaborazione franco-tedesca. Al riguardo, le elezioni regionali dello Schleswig-Holstein, anch’esse tenutesi ieri, hanno mostrato che il partito della Cancelliera Merkel rimane chiaramente favorito per la vittoria nelle elezioni politiche di settembre, che dovrebbe risultare nuovamente nella formazione di una coalizione governativa tra cristiano democratici e socialdemocratici. E’ inoltre probabile che il nuovo asse Merkel-Macron si rifletta in un
atteggiamento più rigido nei confronti del Regno Unito, soprattutto nel corso dei prossimi mesi, nei negoziati su Brexit. Nonostante l’incertezza ancora presente sull’esito delle elezioni parlamentari di giugno, è evidente che
l’elezione di Macron ha sensibilmente ridotto il rischio politico nell’Area Euro, dove a questo punto il prossimo appuntamento elettorale rilevante è rappresentato non tanto dalla Germania (dove l’incertezza in termini di composizione e guida del governo è molto ridotta), quanto dall’Italia (probabilmente tra poco meno di un anno).
Confermiamo pertanto la nostra positività sull’azionario europeo, all’interno di una complessiva preferenza per l’investimento azionario rispetto a quello obbligazionario. La riduzione del rischio politico dovrebbe inoltre riflettersi in una
risalita dei rendimenti core nell’Area Euro e in un restringimento moderato degli spread periferici.