Lavoro italiano, ma paga rumena nel pavese
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- 04 aprile 2017 Diritti civili
Contratto truffa nell’Oltrepò: per settanta lavoratori italiani paga in moneta rumena La Romania è arrivata a Stradella nel pavese, una multinazionale si procurava mano d’opera attraverso una agenzia di Bucarest che ingaggiava manodopera locale, ma con contratti rumeni. I contratti prevedevano un compenso mensile di mille e quattrocento Leu (che in Romania è uno stipendio discreto) corrispondenti al cambio di 0,21 a circa trecento euro. D’accordo che qualcosa è pur sempre meg...
Contratto truffa nell’Oltrepò: per settanta lavoratori italiani paga in moneta rumena
La Romania è arrivata a Stradella nel pavese, una multinazionale si procurava mano d’opera attraverso una agenzia di Bucarest che ingaggiava manodopera locale, ma con contratti rumeni. I contratti prevedevano un compenso mensile di mille e quattrocento Leu (che in Romania è uno stipendio discreto) corrispondenti al cambio di 0,21 a circa trecento euro. D’accordo che qualcosa è pur sempre meglio di niente, ma il troppo è troppo e la vicenda di Stradella è diventata un reato. [caption id="attachment_40610" align="alignnone" width="640"] la logistica[/caption] Settanta lavoratori, tra i venti e i 45 anni, quasi tutti italiani e residenti in zona hanno sottoscritto un contratto con una agenzia interinale con sede a Bucarest, la Byway Jpb Consulting S.r.l. e sono stati avviati al lavoro presso la Ceva Logistics Italia nello stabilimento di Stradella. La Ceva è la succursale di un colosso internazionale dei trasporti con strutture in 170 paesi e che occupa 51 mila persone. L’agenzia interinale con sede a Bucarest aveva ricevuto l’incarico da un'altra agenzia (lodigiana) alla quale aveva a sua volta fatto ricorso il consorzio di cooperative "Premium Net", serbatoio di manodopera appaltato dalla Ceva. Il contratto, scritto in un italiano zoppicante, prevedeva che i 70 assunti nel polo della "Città del Libro", zona industriale di Stradella, ricevessero uno stipendio "misto": nella valuta con una parte fissa che veniva pagata in leu, e una piccola parte in euro. La vicenda è venuta alla luce grazie alla Filt-Cgil che venerdì pomeriggi ha bloccato l'attività della piattaforma logistica convincendo 400 lavoratori a restare fuori dai cancelli. Lo stato di agitazione non è stato un fulmine a ciel sereno: ci si è arrivati dopo che le denunce del sindacato, con richieste al Consorzio Premium di rinunciare ai "servizi" dell'agenzia romeno, erano cadute nel vuoto. Venerdì scadeva il primo mese di lavoro dei 70 interinali e, anche se le buste paga non sono ancora arrivate, la presa in giro era chiaramente evidenziabile dai contratti. Sembra che il trucco sia diffuso in vari settori: addetti che a dispetto della nazionalità italiana sono pagati come se avessero il passaporto romeno. Facchini, camionisti, operai, infermieri. Braccia autoctone che la crisi costringe a accettare un gioco sulla loro pelle. Saltato il tappo (venerdì ci sono stati momenti di tensione: i Cobas hanno cercato di forzare il blocco dei lavoratori), ora bisognerà accertare le responsabilità. Partendo dalla fonte. Somma Lombardo 04 aprile 2017 La Redazione