Khaled Paladini, l'islamico vicino a Salvini

Khaled Paladini

Khaled Paladini e' uno dei tanti italiani, se ne contano parecchie migliaia, che hanno abbracciato la religione islamica.
Non parliamo di un singolo caso, sia chiaro.
Il suo atteggiamento di apertura verso il nuovo Governo, e' stato determinato dalla lettura del patto di Governo in cui si affronta uno dei nodi caldi: l'Islam
Uno dei punti che ha spinto Paladini a rivolgere un appello a Salvini e' il seguente:
«l' istituzione di un registro dei ministri di culto, lo svolgimento delle prediche in lingua italiana e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto».
Paladini nell'intervista da noi raccolta, e' più che favorevole al dialogo all'interno di regole condivise in maniera da affrontare una volta per tutte il viatico che serva ad arrivare al riconoscimento dell'Islam in Italia.
Riconoscimento che deve partire da posizioni comuni e un interlocutore affidabile che sappia raccogliere le istanze degli islamici, aprire a un confronto serio e pacato per arrivare a regole stringenti a cui le moschee e gli imam dovranno attenersi.
Vedremo se il suo appello sarà raccolto e condiviso dagli altri gruppi e associazioni islamiche che dovranno coalizzarsi e scegliersi uno o più interlocutori per addivenire a un accordo all'interno delle leggi italiane.
Khaled ci spera e si propone come interlocutore con una serie di punti concreti che citiamo integralmente per evitare fraintendimenti.

Patto tra
il Governo Italiano e
i Musulmani Italiani
(per “Musulmani Italiani” si intende i Musulmani con Cittadinanza Italiana)

1.    La Repubblica italiana riconosce ai musulmani italiani la piena libertà di culto e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Riconosce inoltre il diritto di realizzare centri culturali, moschee e enti di formazione  religiosa e di altro tipo, previste e consentite per ogni altra organizzazione legalmente costituita secondo le leggi dello Stato Italiano, in ottemperanza ai dettami della Costituzione Italiana.

2.    I musulmani italiani rinnovano espressamente il giuramento di fedeltà alla Costituzione Italiana impegnandosi a rispettarne tutti i dettami presenti e futuri qualora dovessero intervenire modifiche alla stessa per volontà popolare così come dalla stessa previsto. In particolare si impegnano a rispettare la natura democratica dello stato italiano e la sua laicità nonché a rimuovere ogni pratica pubblica e/o privata contraria alla stessa Costituzione e alle leggi e regolamenti conseguenti. Si impegnano inoltre a difendere le Istituzioni e il Popolo Italiani da ogni pericolo interno ed esterno e da ogni attentato alla sovranità nazionale e alla sua sicurezza, in particolare contro ogni tipo di terrorismo, compreso quello cosiddetto “islamico”, nelle forme espressamente consentite dalle relative leggi. Si impegnano inoltre a contribuire alla crescita culturale, sociale ed economica dell’Italia secondo le proprie capacità.

3.    Non essendoci autorità civile o religiosa in grado di rappresentare legittimamente i musulmani italiani, al fine di presentare al Governo un interlocutore credibile e legittimato, si propone di avviare un processo democratico di consultazione, nelle forme che si riterranno più utili e opportune, e accreditato dallo stesso Governo, che porti i Musulmani Italiani a scegliersi i propri rappresentanti.

4.    Non essendoci nell’Islam “ministri di culto” nel senso di persone preposte istituzionalmente e legittimate da processi formativi e imprimatur gerarchici come nel caso del cattolicesimo, è necessario individuare all’interno della comunità musulmana le figure di riferimento alle quali è delegato senza alcuna particolare formalità, che non sia l’accettazione generica e generale della comunità in cui esse operano, il compito di guidare la comunità stessa sia durante le preghiere sia nei sermoni oppure nella gestione amministrativa e finanziaria dei centri culturali e delle moschee.  Per quanto riguarda quest’ultima figura non presenta particolari problemi se non quelli legati alla costituzione di regolari associazioni democratiche, costituite secondo il codice civile e le leggi in materia il cui rappresentante legale è facilmente individuabile dall’Atto costitutivo. Al fine di una maggiore trasparenza di tali associazioni i musulmani d’Italia si impegnano a utilizzare la forma dell’Atto privato registrato con attribuzione di codice fiscale da parte dell’agenzia delle entrate e a rendere pubblici i relativi bilanci annuali e la tracciabilità assoluta di tutti i finanziamenti ricevuti per la costruzione e la gestione dei centri culturali e delle moschee. In quanto invece la prima figura, genericamente conosciuta col nome di “Imam”  si concorda quanto appresso:

a.    Poiché il termine “imam” assume accezioni diverse a seconda della tradizione islamica a cui si fa riferimento, solo funzionalemte al presente atto si deve intendere col termine “imam” colui che guida la preghiera e/o colui che provvede al sermone del venerdì. Le due figure possono anche non coincidere e le due attività possono essere svolte non solo da persone abitualmente a queste delegate ma anche da altre persone che, avendo l’accettazione della comunità in cui operano, possono saltuariamente attendere ad esse. Di solito ogni moschea o luogo di preghiera ha il suo imam abituale che spesso vive nel luogo stesso.

b.    Al fine di rendere trasparente l’azione di divulgazione nelle moschee e luoghi di culto italiani, e quindi renderle impermeabili a radicalizzazioni e a fanatismi religiosi, e quindi evitare il rischio di reclutamento o collusione con movimenti terroristici nazionali ed internazionali, si concorda che ogni moschea e luogo di culto debba avere il suo imam riconoscibile e riconosciuto, che debba essere di nazionalità italiana e quindi declamare i sermoni in lingua italiana, debba conoscere a fondo la Costituzione Italiana e aver svolto un attività minima di formazione, concordata e riconosciuta dallo Stato Italiano, finalizzata all’acquisizione di una minima consapevolezza civica coerente con l’ordinamento dello Stato Italiano. Tale formazione dovrà essere erogata dalle organizzazione e associazioni musulmane su programmi concordati con il Ministero dell’Interno e da professionisti musulmani esperti nelle varie materie trattate a questo autorizzate da entrambe le parti del Patto.

c.    A fronte di tali gravosi e nuovi impegni assunti dai musulmani italiani in questo articolo dovrà corrispondere da parte dello Stato Italiano ed in particolare del Ministero dell’Interno l’impegno a rilasciare le necessarie autorizzazione alla costruzione e realizzazione di moschee nel rispetto totale delle legalità e del decoro necessario per ogni luogo di culto.

intervista a Khaled