Nozze gay a Rebibbia: le due detenute tornano in cella insieme
- /
- 29 ottobre 2017 Diritti civili Eventi
Nozze gay a Rebibbia, una si chiama Camilla è sudamericana l’altra si chiama Adriana ed è di origini polacche (entrambe hanno 25 anni e sono detenute per reati legati alla droga) e la cerimonia è stata celebrata dal vicesindaco di Roma Daniele Frongia, che ha un passato da volontario nelle carceri. Camilla si è fatta le treccine, si è truccata e ha indossato un abito rosa pallido, Adriana ha indossato pantaloni e gilet rigorosamente senza truccarsi. Le due donne condivi...
Nozze gay a Rebibbia, una si chiama Camilla è sudamericana l’altra si chiama Adriana ed è di origini polacche (entrambe hanno 25 anni e sono detenute per reati legati alla droga) e la cerimonia è stata celebrata dal vicesindaco di Roma Daniele Frongia, che ha un passato da volontario nelle carceri.
Camilla si è fatta le treccine, si è truccata e ha indossato un abito rosa pallido, Adriana ha indossato pantaloni e gilet rigorosamente senza truccarsi. Le due donne condividono la cella (assieme ad altre detenute) e l’amicizia nata subito tra loro si è trasformata in qualcosa di diverso. Adriana era già dichiaratamente omosessuale quando è entrata in carcere e la sua pena finirà l'anno prossimo, Camilla invece non aveva mai avuto fidanzati e a poco a poco ha scoperto il suo amore per la compagna di cella e la sua pena finirà nel 2019. I genitori di Adriana erano presenti alla cerimonia e hanno donato le fedi con incisi i nomi delle due ragazze. Le due ragazze hanno avuto comportamenti esemplari durante la loro detenzione e questo è stato uno dei motivi che hanno indotto la direttrice, gli psicologi e gli educatori, a sostenere la loro storia d'amore e ad aiutarle a coronare il loro sogno. La festa è stata celebrata con tutte le caratteristiche di un normale matrimonio (fiori, regali, bomboniere, torta, una ventina di invitati) ed è mancato solo il viaggio di nozze perché alla fine le due ragazze sono tornate nella loro cella. Questo è il primo matrimonio tra due detenute e la vita continuerà per loro nella cella comune, che già le ospitava prima perché, come ha sottolineato una fonte ministeriale separarle ora sarebbe una cattiveria inutile e immotivata. In ambito ministeriale è in fase avanzata un progetto che affronta il problema degli incontri tra persone unite o sposate, una delle quali detenute, e si sta valutando l’ipotesi di creare degli ambienti nelle strutture penitenziarie per consentire momenti di intimità. La vicenda di Camilla e Adriana apre anche un nuovo dibattito sulle carceri in cui, attualmente, le sezioni maschili e femminili sono completamente separate e le unioni tra omosessuali sarebbero ingiustamente avvantaggiate rispetto alle unioni eterosessuali, per le quali si sarebbe imposta l’immediata separazione dei due coniugi. Roma 29 ottobre 2017 Fabrizio Sbardella