Ospedale di Busto: la denuncia dei medici contro lo smantellamento

riceviamo e pubblichiamo la lettera di protesta di un medico

Ai capi gruppo del Consiglio Comunale di Busto Arsizio

Al Sindaco

 

Gentilissimi signori/e

Oramai stufi di subire, da professionista e da dipendente, il declino costante della struttura in cui lavoro, l’ospedale della vostra città, vi scrivo per portarvi a conoscenza di alcuni fatti.

RIDUZIONE DI COMPETENZE SCECIALISTICHE E POSTI LETTO.

A)      Neurologia: la chiusura del reparto di neurologia, ormai qualche anno or sono ha portato alla perdita di circa 20 posti letto di degenza e alla presenza di un solo consulente neurologico dal lunedì al sabato mattina, che deve espletare consulenze nei reparti, attività ambulatoriale programmata e consulenze da Pronto Soccorso.

L’esperienza maturata è che i pazienti neurologici quindi o stazionano in Pronto Soccorso in attesa di essere trasferiti presso Neurologia a Gallarate o Saronno, o vengono ricoverati in medicina, reparto non specialistico.

Perché? Perché se non hai casa (cioè in PS a Gallarate o Saronno) il paziente sei portato a considerarlo come non tuo e quindi un di più rispetto alla tua normale e statutaria attività. Per cui il paziente neurologico a Busto ha un percorso più accidentato rispetto a Gallarate o Saronno, che ribadisco spesso si traduce in ricovero in ambiente non specialistico;

B)      Oncologia: nell’ottica dell’armonizzazione tra ospedali, in vista (?) di un futuro ospedale unico, l’Oncologia a Busto Arsizio, come degenza non c’è più.

C’è un oncologo che a turno espleta le consulenze dei reparti, segue i malati che fanno chemioterapia in day hospital, viene chiamato in Pronto Soccorso per pazienti oncologici che ivi afferiscono.  Il lavoro del collega, come chiunque può indovinare, appare estremamente arduo (una collega, visti i risultati, ha deciso di dimettersi) e si traduce per i pazienti in tempi di attesa allungati e spesso i ricoveri non in ambito oncologico (in medicina), da cui raramente il paziente viene trasferito in oncologia.

E questo comporta grossi problemi: l’attuale normativa sui chemioterapici, per es. impedisce ai colleghi della medicina di manipolare o somministrare chemioterapici, perché non abilitati per legge a farlo.

Ricovero in medicina uguale no chemio.

Ancora una volta la carenza di un reparto specialistico nel presidio dove il paziente afferisce, determina per il medesimo un trattamento qualitativamente peggiore.

In nome di cosa?

 

2. Situazione Pronto Soccorso

La presenza della ASST Valle Olona di vari ospedali (B.A., Gallarate, Angera, Somma, Saronno) ognuno con il suo pronto soccorso ha reso necessario, vista l’impossibilità per SCELTA POLITICA di razionalizzare gli ospedali (magari convertendone qualcuno in cure intermedie, riabilitazione, cure post acute o subacute, chissà...) distribuire i colleghi del pronto soccorso sui vari presidi. Nello scorso anno è toccato a Gallarate venir soccorso da Busto per mancanza di medici del Pronto Soccorso.

A Busto peraltro il carico di lavoro appare ripartito in maniera differente con un solo medico in servizio nel turno 21-08, senza ortopedico e chirurgo generale con la reperibilità del radiologo.

Si sono dimessi parecchi medici creando un buco nel servizio che si aggraverà nel periodo estivo.

A Gallarate abbiamo lo stesso problema quindi in tutta l’azienda si capisce che vi sia una problematica di tipo organizzativo.

…..

Di chi è a la responsabilità?

Da una parte c’è la Direzione Sanitaria che si muove con lentezza e dall’altra parte la Direzione Amministrativa che affossa qualunque proposta che arriva dall’altra parte.

 

La sanità lombarda è sempre stata al top in Italia e tuttora abbiamo delle eccellenze.
I tagli, le riorganizzazioni e gli accorpamenti sembrano stiano preoccupando molto il personale medico e non solo.
Un quarantina di medici se ne sono andati, altri sperano di andarsene e lo stesso pensano anche i paramedici.
Una volta si diceva che i medici erano troppi ora sono pochi, questo la dice lunga su come non si programmi il Paese Italia.
Si guarda alle questioni politiche più che alla vita delle persone siano i professionisti del settore che i pazienti, gli uni hanno diritto a lavorare nel migliore dei modi, in tranquillità e ben pagati, i pazienti hanno diritto di essere curati al meglio, viste le cifre impiegate nel settore.
Chi governa ora deve fare i conti con i colleghi di partito precedenti, ma deve fare grande attenzione all'impiego nelle risorse distribuendole in tutto il territorio secondo equità e raziocinio, senza doppioni ma garantendo tutto il territorio lombardo.
La Lombardia vuol dire non solo le grandi città ma anche zone lontane dai centri e con utenti che hanno gli stessi diritti degli altri.
Un lavoro difficile ma che va fatto con l'ottica dell'interesse pubblico e non delle solite nomine calate dall'alto in virtù della lottizzazione.
Il rischio è che i migliori professionisti passino nelle cliniche private o all'estero, dove vengono pagati meglio.
E quelli che restano non possono essere sfruttati 12 o 14 ore consecutive saltando dal Pronto Soccorso al reparto
Se ci scappa il morto chi lo paga?