Varese,L’Egitto del Nuovo Regno attraverso la scoperta della Tomba di Tutankhamon
NUOVA MOSTRA AL MUSEO CASTIGLIONI DI VILLA TOEPLITZ L’Egitto del Nuovo Regno attraverso la scoperta della Tomba di Tutankhamon In esposizione dal 29 ottobre al 12 febbraio 2016 Varese, 25 ottobre 2016 – L’ultima mostra “Pashed, l’artista del faraone” allestita presso il Museo Castiglioni aveva attirato oltre 7000 visitatori. I curatori del museo hanno deciso così di rilanciare e proporre una nuova esposizione. Dal 29 ottobre si riparte con una nuova mostra e questa volta l’obiettivo è quello ...
NUOVA MOSTRA AL MUSEO CASTIGLIONI DI VILLA TOEPLITZ L’Egitto del Nuovo Regno attraverso la scoperta della Tomba di Tutankhamon In esposizione dal 29 ottobre al 12 febbraio 2016 Varese, 25 ottobre 2016 – L’ultima mostra “Pashed, l’artista del faraone” allestita presso il Museo Castiglioni aveva attirato oltre 7000 visitatori. I curatori del museo hanno deciso così di rilanciare e proporre una nuova esposizione. Dal 29 ottobre si riparte con una nuova mostra e questa volta l’obiettivo è quello di far conoscere l’Egitto del Nuovo Regno attraverso il racconto della scoperta della tomba di Tutankhamon, la fedele ricostruzione della sua camera funeraria a scala reale e mostrando la vita del popolo egizio di quell’epoca. La mostra sarà visitabile fino al 12 febbraio 2017, con una possibile proroga fino ad aprile in caso di grande presenza di pubblico. Il museo Castiglioni è all’interno della splendida Villa Toeplitz di Varese e negli anni si sta conquistando il titolo di importante museo egizio. A presentare la mostra questa mattina sono stati l’assessore alla Cultura Roberto Cecchi, Marco Castiglioni, presidente dell'Associazione "Conoscere Varese" e gestore del Museo Castiglioni, Angelo Castiglioni, Etnologo, antropologo, archeologo e cineasta, nonché colui che ha donato al Comune di Varese i reperti e gli oggetti recuperati nel corso di sessant'anni di ricerche sul campo nel continente africano. Serena Massa, Archeologa dell'Università Cattolica di Milano e Direttore scientifico del Museo Castiglioni, Giovanna Salvioni, Docente di etnologia e antropologia Culturale dell'Università Cattolica di Milano e responsabile scientifica della sezione Etnoantropologica del Museo Castiglioni e Carlo Massironi, segretario generale della Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus. La mostra è patrocinata dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto e dal distretto 108 lb1 della Fondazione Lions. Nelle sale interne del Museo destinate alla mostra verranno affrontati due aspetti della civiltà dell’antico Egitto: manufatti, arte plastica, strumenti di uso quotidiano e oggetti di popolazioni africane che hanno mantenuto, fino a pochi decenni fa, abitudini di vita, usanze e utensili rimasti inalterati nel corso dei millenni. Per l’occasione è stato realizzato anche un filmato, dalla grande valenza didattica, con il materiale storico girato dai fratelli Castiglioni negli anni ’60, ’70 e ’80 che raffronta le pitture parietali egizie con lo stile di vita delle popolazioni africane. La riproduzione della camera funeraria di Tutankhamon e di alcuni oggetti ritrovati nella tomba, il racconto del complesso rito funebre dell’Egitto faraonico, lo studio di Howard Carter, l’archeologo scopritore della tomba del “Faraone bambino” e le fotografie d’epoca della storica scoperta. La realizzazione della tomba a grandezza naturale e delle sue splendide pitture è stata possibile grazie ad un attento esame del materiale fotografico relativo alla struttura e alle decorazioni della tomba fornite dai fotografi Giacomo Lovera e Sandro Vannini. Gianni Moro, lo stesso autore della tomba di Pashed, ha quindi progettato e realizzato una struttura portante in materiale ligneo, rivestita nelle pareti interne da un intonaco innovativo sulla cui superficie è stato applicato il ciclo pittorico. Per la parte relativa al soffitto della camera funeraria sono state prese in considerazione le fotografie scattate da Howard Carter al momento della scoperta, le quali mettevano in evidenza le irregolarità della superficie e i danni causati dal trascorrere del tempo e non quelle eseguite dopo gli integrativi restauri di consolidamento. Questo perché la ricostruzione doveva essere la fedelissima copia dell’originale così come è stata scoperta dall’archeologo inglese nel 1922. Per la realizzazione sono stati necessari 3 anni di studi e progetti e uno per la costruzione. Il tutto è stato possibile grazie al contributo scientifico dei Professori Alessandro Roccati (Università di Torino e della Sapienza di Roma), Emanuele Ciampini (Università Ca’ Foscari di Venezia), Paola Zanovello (Università degli Studi di Padova). La mostra dedicata a Tutankhamon, in una versione incentrata sull’influenza che l’arte egizia ha avuto su quella contemporanea, è stata presentata per la prima volta presso il Museo Eno Bellis di Oderzo riscuotendo un grande successo come si evince dalla rassegna stampa allegata. Il 29 ottobre, giorno dell’inaugurazione della mostra, verranno proiettati una serie di documentari dei fratelli Castiglioni che hanno partecipato e sono stati premiati nei più importanti festival del cinema etnologico e archeologico. SCHEDA TECNICA DELLA MOSTRA “L'EGITTO DI TUTANKHAMON” Ancora una mostra su Tutankhamon? Certo! Ma una mostra del tutto particolare che mette in evidenza la storia di Tutankhamon ma anche la vita quotidiana delle genti dell’Egitto faraonico. L’omaggio a un re dell’Antico Egitto ha radici lontane nel tempo. Il primo a realizzarlo è stato un padovano trapiantato in Inghilterra, Giovanni Battista Belzoni, che nel 1821 a seguito della sua scoperta della tomba di Sethi I, avvenuta quattro anni prima, ne ricreò la camera sepolcrale a grandezza naturale in un allestimento per l’epoca eccezionale che riscosse un’accoglienza entusiastica a Londra e a Parigi. Sovente il termine “copia” è legato al concetto di falso, di qualcosa che non potrebbe mai eguagliare l’originale. Eppure questo concetto andrebbe riconsiderato: senza le copie infatti buona parte dell’arte antica ci sarebbe totalmente sconosciuta, è sufficiente ricordare che conosciamo le opere greche grazie alle copie realizzate in epoca romana poiché la maggior parte delle antiche statue greche di bronzo sono andate perdute o sono state fuse per riutilizzare il prezioso metallo. In epoca rinascimentale anche importanti artisti, come Michelangelo e Vasari, si sono formati e perfezionati realizzando delle copie. Da quel lontano 1821 la tecnologia dei giorni nostri ha permesso di realizzare qualcosa di totalmente innovativo che ha prodotto come risultato finale la camera funeraria del faraone Tutankhamon. Il giovane re, prima che avvenisse la scoperta della sua tomba nel 1922, era uno dei sovrani meno conosciuti della storia dell’Antico Egitto. Attualmente il suo nome e la sua maschera funeraria sono divenuti familiari a milioni di persone nel mondo, contribuendo a rilanciare presso il grande pubblico la passione per l’antica civiltà egizia. Ed è proprio “la passione” di un imprenditore artigiano, Gianni Moro, la molla che ha permesso la realizzazione di questa mostra con il supporto scientifico degli archeologi del Museo Egizio di Torino. Nella sede del Museo Castiglioni di Varese è stata realizzata a dimensione reale la camera funeraria dell’ultima dimora del giovane sovrano. La ricostruzione perfetta fin nei più piccoli dettagli ha visto la collaborazione di egittologi, artigiani, architetti, fotografi, tecnici informatici e del colore. Ma l’omaggio a Tutankhamon non si esaurisce nell’aver ricostruito la sua dimora per l’eternità. In questa mostra vengono evidenziati gli usi, i costumi, i metodi di lavoro, gli attrezzi, gli strumenti che, sopravvissuti alla storia, sono stati documentati e raccolti dai fratelli Castiglioni nell’Africa nera degli anni ’60, ’70 e ’80 in un filmato, dall’alto valore didattico, che mette a confronto il passato con il presente. LA TOMBA Struttura: KV62 - Posizione: Valle dei Re, zona est, riva est di Tebe - Proprietario: Tutankhamon. La tomba KV62, situata nel wadi principale, è con tutta probabilità la tomba faraonica più famosa al mondo grazie ai tesori che ha conservato intatti per oltre tremila anni. L’entrata è costituita da un’apertura nel terreno situata sotto la parte iniziale della rampa d’entrata della tomba KV9, appartenente a Ramesse VI. Già in epoca precedente alla costruzione della KV9 i detriti avevano ricoperto l’entrata della KV62, contribuendo al suo oblio, tant’è che al di sopra vennero costruiti degli alloggiamenti per operai in epoca ramesside. Un corridoio discendente porta ad una camera rettangolare con una camera laterale. La camera sepolcrale si apre sul lato destro (nord) della prima camera, con un piano di calpestio inferiore di un metro. Sul lato destro (est) della camera del sepolcro si apre un’ulteriore camera. Le uniche pareti decorate all’interno della tomba sono quelle della camera sepolcrale e riportano scene di rituale dell’apertura della bocca, Imydwat, Libro dei Morti e rappresentazioni del sovrano con varie divinità. Alcuni studiosi hanno teorizzato che alla morte improvvisa del giovane Tutankhamon, la tomba che gli era stata originariamente destinata nella parte ovest della valle (la KV23 o la KV25) non fosse ancora pronta e pertanto fu presa la decisione di seppellirlo nella valle principale in una tomba destinata ad Ay (effettivamente la KV62 non ha l’impianto di una tomba originariamente progettata per un sovrano); secondo questa teoria pertanto Ay, che succedette al trono dopo Tutankhamon, fu poi inumato nella KV23 nella valle ovest. Misure: Altezza max.: 3,68 m - Larghezza: min. 0,66 m - max.: 7,86 m - Lunghezza tot.: 30,79 m - Superficie tot.: 109,83 m² - Volume tot.: 277,01 m³ All’interno della tomba del sovrano sono stati rinvenuti più di cinquemila oggetti, molti dei quali in oro tra cui: accessori, abbigliamento, cosmetici, mobilio, componenti di giochi, oggetti per l’illuminazione, simulacri, scarabei, sigilli, sculture, oggetti funerari, mezzi di trasporto, resti vegetali, vasi, equipaggiamento militare e da caccia. La copia di alcuni di questi oggetti sono esposti nella mostra realizzata presso il Museo Castiglioni. Fino al momento in cui la tomba fu scoperta nel 1922, il suo interno non era mai stato invaso da acqua o detriti. Una grossa crepa attraversa la struttura, ma non ha creato danni seri alle stanze. Carter e la sua squadra entrarono attraverso il muro che divideva la prima stanza da quella del sarcofago per rimuovere i sacrari ed altri oggetti ingombranti, distruggendo parzialmente le scene sulla parete sud. La fuliggine sul soffitto della camera sepolcrale rievoca il fatto che gli antichi artisti la decorarono alla luce di torce e lampade ad olio. Una macchia rossastra e punti neri di muffa si sono diffusi sulle pareti decorate a causa dell’umidità. Lo stato di conservazione delle pitture della KV62, così come di tante altre tombe della Valle dei Re e delle Regine, desta serie preoccupazioni per il futuro di tale inestimabile patrimonio archeologico; onde evitare che vada perduta per sempre, anche la tomba di Tutankhamon seguirà giustamente il destino di altre famosissime sepolture regali, ormai chiuse al pubblico da anni per limitare al massimo i danneggiamenti causati da numerosi fattori ambientali che diventano difficilmente controllabili in caso di afflusso turistico. È qui che entra in gioco la risorsa dell’arte della riproduzione, che permette ai visitatori di vivere un’esperienza quanto mai vicina all’originale in caso quest’ultimo non sia più visitabile. Tale genere di riproduzione si propone di contribuire ad una maggiore sensibilizzazione verso il tema del rispetto del patrimonio archeologico ed artistico, promuovendo un turismo culturale responsabile e consapevole, che si discosta dalla prassi consumistica delle folle oceaniche che invadono incontrollate siti e monumenti ad alto rischio di degrado; tale genere di proposta si fa inoltre portatrice di un’idea di democratizzazione della cultura, allargando il bacino di fruibilità del patrimonio archeologico e storico-artistico anche a coloro che, ad esempio, non hanno la possibilità di recarsi in Egitto.