Quando il trasporto pubblico è made in Turchia
- 12 giugno 2018
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Bari: 64 autobus di linea acquistati nel 2017 dall’Amtab. Tecnologia all’avanguardia, sistemi automatici di conteggio dei passeggeri, climatizzazione, possibilità di montare tornelli nell’ingresso anteriore.
Alessandria: 10 nuovi autobus, più grandi di quelli di linea, acquistati da Amag mobilità per il trasporto degli studenti.
Cremona: 3 nuovi autobus acquistati dalla KM, società di trasporti pubblici locale.
Sembrerebbero due fatti scollegati, se non fosse per la provenienza degli autobus: Turchia. Entrambi gli acquisti sono stati effettuati presso la casa turca Otokar, decisa ad espandersi nel mercato internazionale e a sbaragliare la concorrenza.
I bus della Otokar vengono distribuiti in Italia dalla Mauri System di Desio.
Perchè si scelgono autobus turchi?
Il motivo principale per cui sempre più comuni decidono di
acquistare autobus turchi, starebbe nella convenienza in termini di prezzo, in
quanto il costo del lavoro, sarebbe minore.
In più la Turchia nel 1996 un trattato di unione doganale con
l’UE, che ha permesso ai produttori di esportare automobili ed autobus senza
dazi.
C’è stato un problema immediato con alcuni autobus turchi,
uno dei quali è rimasto senza carburante il primo giorno di servizio.
Le alternative
Tuttavia c’è ancora chi investe nel made in Italy. La regione
Campania, dopo aver acquisito nel 2016 autobus di seconda mano dalla Polonia,
ha acquisito nel 2017 circa 200 dei 305 autobus messi a bando dalla compagnia
di trasporti Acamir. Il bando è stato vinto dall’Iia (Industria italiana
autobus, sorto dalla fusione di Irisbus e Bredamenarinibus), il cui ad, Stefano
De Rosso, ha commentato così: “Sto combattendo con le unghie e con i denti da
due anni e mezzo per rimettere in moto un settore dato per morto, convinto che
ci sia spazio per l’industria nazionale degli autobus. E finalmente i numeri mi
danno ragione.”
Ma allora qual è il divario con gli autobus turchi? Lo scopriamo dalle parole
di De Rosso: “c’è ancora molto da investire anche sull’efficienza dei processi:
a Bologna ci vogliono 2.200 ore per costruire un autobus contro le 1.000 ore di
standard produttivo medio».
È possibile quindi la ripresa degli impianti di produzione e
delle imprese italiane, c’è bisogno dell’aiuto economico dello stato, della
regione. Un passo in avanti è già stato fatto, speriamo solo che si riesca ad
incentivare l’acquisto di autobus italiani da parte di altri comuni e regioni.
Come è possibile che vi sia carenza di autobus in alcune grandi città(si veda
Roma) e che gli impianti di Bologna e di Avellino non riescano ad incrementare
la propria produzione, o comunque non gli venga consentito di farlo?
Se gli autobus turchi sono più conveniente, è anche vero che sono meno
efficienti e di qualità inferiore.