La 19 enne Farah, nello scorso febbraio, era stata attirata in patria con l’inganno dai suoi familiari e costretta ad abortire. La giovane pakistana residente a Verona rientrerà oggi in Italia, all’aeroporto di Malpensa.
La ragazza aveva concepito un figlio con un connazionale conosciuto
a scuola e i parenti, dopo averla convinta a tornare in Pakistan per
partecipare al matrimonio del fratello, l’hanno costretta ad abortire.
Il suo rientro in Italia è stato favorito dalla nostra rete diplomatica,
che l’ha assistita nelle procedure per organizzare il viaggio verso l’Italia.
Dopo la cruenta vicenda di Sana, un’altra ragazza pakistana,
uccisa in Pakistan dal padre e dal fratello perché si era innamorata in Italia
la comunità pakistana ha riconquistato le cronache con questa nuova storia di
insulso integralismo religioso.
Le
famiglie pretendono di avere il controllo e la disponibilità totale della vita
e del futuro di queste ragazze.
La
storia di Farah era stata raccontata dal quotidiano "L'Arena" e dal
"Corriere veneto" ed erano state le compagne di scuola della ragazza,
che hanno ricevuto la notizia dalla stessa Farah tramite Whatsapp, a mettere in
luce quello che stava accadendo.
"Mi
hanno fatto una puntura e hanno ucciso il mio bambino. Mio padre vuole che mi
sposi qui", il drammatico messaggio che la 18enne avrebbe inviato alle
amiche e al fidanzato.
La
ragazza residente a Verona frequenta l'ultimo anno dell'istituto professionale
Sanmicheli ed aveva una storia con un ragazzo di Verona, con il quale era
rimasta incinta e voleva tenersi il bimbo che aveva in grembo.
Sarah
aveva anche chiesto alle autorità scolastiche di sostenere gli esami di
maturità anticipatamente perché il parto era previsto proprio in concomitanza.
Nel frattempo,
i famigliari l’anno convinta a recarsi nel paese di origine per partecipare al
matrimonio del fratello.
Arrivata
in patria ha inviato al suo fidanzatino e alle compagne di scuola tutta una
serie di messaggi in cui raccontava quello che gli stava accadendo e richiedeva
aiuto.
lo scorso anno la ragazza aveva denunciato il padre
per maltrattamenti, aveva aderito al Progetto “Petra” ed era stata ospitata in
una casa famiglia che poi aveva lasciato il 9 gennaio proprio per tornare in Pakistan
con i genitori con cui sosteneva di avere fatto pace.