La telefonata
Avevo tolto il sonoro per non disturbare i vicini di ombrellone, e così avvertii solo la lieve vibrazione provenire dal cellulare appoggiato sul lettino vicino al mio fianco.
- Come stai? -
Riconobbi subito la sua voce, dopo un anno che non lo sentivo più. Anche se mi parve un po' cambiata: più pastosa, e in qualche modo più ricca di sfumature.
- Sto bene. E tu, dove sei? -
Sembrava un domanda banale, ma in realtà non lo era.
- In un posto bello. -
- Sei con Stefano? -
- No. Non l'ho più visto, da quel giorno. -
La gioia trepidante che mi aveva invaso svanì a un tratto. Ma in fondo i conti tornavano, i due erano così diversi.
Ed io, a quale dei due assomigliavo di più? Tre amici quasi inseparabili, tre storie che si erano intrecciate per lunghi anni, senza mai una nuvola nell'azzurro cielo. Poi l'incidente, e a un tratto era finito tutto.
- Ora devo lasciarti. -
Quale vibrazione sentivo ora in quella voce fattasi più tenue, quasi un sussurro?
- Arrivederci, Andrea. -
- Non arrivederci, Giovanni, addio. -
Posai il cellulare sul lettino e mi girai su un fianco, mentre sotto il sole i vicini di ombrellone proseguivano il loro vano chiacchiericcio, i bambini inseguivano i palloni, gli arabi petulanti spargevano sulla sabbia la loro insulsa mercanzia.