Un altro collega ha deciso di togliersi la vita
Un altro collega ha deciso di togliersi la vita. Umanamente esprimo la mia vicinanza ai familiari del militare. In qualità di delegato Cocer questo gesto offre dei seri spunti di riflessione «Purtroppo la situazione è sempre la stessa donne e uomini con stellette non reggono più la pressione. probabilmente qualcosa non funziona.
I militari sono fatti di carne, propabilnente negli ultimi decenni questo aspetto è stato trascurato.
I servitori dello stato vivono situazioni sempre al limite e il problema diventa quando hai un’arma a portata di mano.
Forse «Occorrono molte più visite, molti più controlli, non forzature occorre prevenire, aiutare, ascoltare».
Ma questa prevenzione deve essere inclusiva al recupero del militare.
Occorre prima di tutto mettere in sicurezza il posto di lavoro del militare sottoposto a controlli, cure e non deve sentirsi un peso, non deve essere emarginato oppure allontanato dal servizio attraverso il riposo forzato, altrimenti nessuno ammetterà di passare momenti difficili. E questa paura rappresenta un vero problema.
Se un militare non può dire che sta male, se non può essere curato, se non può prendere medicine, a chi si deve rivolgere?
E allora si sceglie la via del suicidio.
C’è dunque una possibilità per poter far si che queste tragedie possano diminuire? «Ascoltiamoli, aiutiamoli» il militare deve essere altruista e non lasciare mai nessuno dietro.
Girolamo Foti