Due spalloni con 300 mila euro bloccati alla barriera di Vipiteno
Durante un normale controllo i finanzieri di Bressanone la scorsa settimana hanno fermato un’Alfa Romeo Stelvio a bordo della quale viaggiavano due italiani provenienti dall’Austria, uno dei quali indossava una panciera contenente 300 mila euro.
Nell’ambito dell’attività di monitoraggio e vigilanza sulla circolazione
transfrontaliera di valuta, la scorsa settimana i militari della Compagnia
della Guardia di Finanza di Bressanone hanno sottoposto a controllo, presso la
barriera autostradale di Vipiteno, un’autovettura Alfa Romeo Stelvio con targa
italiana, a bordo della quale viaggiavano due cittadini italiani (un 53enne e
un 62enne residenti in provincia di Brescia) provenienti dall’Austria e diretti
in Lombardia. All’atto del controllo, l’agitazione, il nervosismo inconsueto,
le risposte alquanto evasive e poco verosimili circa i motivi del viaggio
all’estero e l’esistenza di numerosi precedenti di polizia, inducevano i
finanzieri a procedere a un’accurata ricognizione dell’autovettura. Nel corso
della stessa, veniva notato che uno dei due soggetti presentava un anomalo ed
evidente rigonfiamento in corrispondenza dell’addome. Alla richiesta di
spiegazioni formulata dai finanzieri, la persona interessata non poteva far
altro che dichiarare di trasportare della valuta mostrando, nel contempo, 19
mazzette di denaro contante di vari tagli (da 200, 100 e 50 euro), ben
occultate all’interno di una panciera che lo stesso indossava, per un importo
complessivo pari a 300.000 euro. In considerazione dell’entità della somma
rinvenuta, delle relative modalità di occultamento, delle dichiarazioni
contraddittorie rese con riguardo al viaggio all’estero (smentite anche da
alcuni prelevamenti bancomat e dai dati Telepass), dei numerosi precedenti di
polizia per reati tributari e a sfondo patrimoniale, nonché della circostanza
che entrambi i soggetti presentavano una capacità reddituale non coerente con
l’ammontare di valuta trovata nella loro disponibilità, i militari della
Compagnia di Bressanone hanno proceduto al sequestro preventivo di tutto il
denaro rinvenuto e alla denuncia a piede libero degli stessi per il reato di
riciclaggio (art. 648-bis del codice penale, punito con la reclusione da 4 a 12
anni e con la multa da 5.000 a 25.000 euro). Il complessivo quadro indiziario,
infatti, è stato ritenuto idoneo ad ipotizzare, con ragionevole certezza, la
provenienza illecita della somma rinvenuta. A prescindere, come nel caso di
specie, dalla possibile rilevanza penale del fatto, va ricordato che, ai sensi
del decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 195, nel caso in cui un soggetto
porti al seguito denaro contante verso l’estero o dall’estero verso l’Italia
(inclusi i paesi appartenenti all’Unione europea) per un importo superiore a
euro 9.999, è necessario presentare preventivamente un’apposita dichiarazione
all’Agenzia delle Dogane. L’inosservanza di tale obbligo comporta il sequestro
di una percentuale della somma eccedente quella ammessa nonché una sanzione
amministrativa: per eccedenze entro i 10.000 euro rispetto al consentito, è
previsto il sequestro del 30% e una sanzione dal 10% al 30%, entrambe
commisurate al surplus non ammesso; per eccedenze oltre i 10.000 euro, la
percentuale di sequestro sale al 50% e la sanzione dal 30% al il 50%.
L’attività sopra descritta rientra tra le principali missioni
istituzionali affidate alla Guardia di Finanza, nel più ampio contesto del
contrasto ai fenomeni di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi
illeciti, che ledono il regolare funzionamento dell'economia legale e la libera
concorrenza.
Il sequestro operato dalla
Compagnia di Bressanone dimostra ancora una volta come, a fronte di metodologie
sempre più sofisticate e complesse di riciclaggio del denaro sporco (ad es.
investimenti in attività economiche lecite effettuati attraverso società
fiduciarie estere o trust, gestione illecita di money transfer o di case da
gioco o, ancora, la più antica tecnica dello smurfing, che consiste
nell’eseguire diverse operazioni di versamento e di cambio di somme che
rimangono al di sotto dei limiti della soglia oltre la quale scatterebbero la
segnalazione e i successivi controlli), il vecchio sistema degli “spalloni”
rimane sempre molto utilizzato dai riciclatori e, per questo motivo,
costantemente monitorato dalla Guardia di Finanza.
Il sequestro operato dalla Compagnia di Bressanone dimostra ancora una volta come, a fronte di metodologie sempre più sofisticate e complesse di riciclaggio del denaro sporco (ad es. investimenti in attività economiche lecite effettuati attraverso società fiduciarie estere o trust, gestione illecita di money transfer o di case da gioco o, ancora, la più antica tecnica dello smurfing, che consiste nell’eseguire diverse operazioni di versamento e di cambio di somme che rimangono al di sotto dei limiti della soglia oltre la quale scatterebbero la segnalazione e i successivi controlli), il vecchio sistema degli “spalloni” rimane sempre molto utilizzato dai riciclatori e, per questo motivo, costantemente monitorato dalla Guardia di Finanza.