Le parole del GIP:"
“l’attività investigativa ha messo in luce l’esistenza di una lunga,
consolidata e diffusa prassi di assenteismo ingiustificato, realizzato da
numerosi dipendenti pubblici infedeli attraverso un sistematico ed ingegnoso
aggiramento delle regole che disciplinano il rapporto di pubblico impiego.-
Infatti, con artifici di vario titolo, (timbrature omesse, simulate, effettuate
in luoghi non autorizzati o tramite familiari o colleghi compiacenti e false
certificazioni) gli indagati, in un arco temporale assai significativo e con
cadenza quasi giornaliera, si sono assentati, senza giustificazioni, dai luoghi di lavoro,
spesso più volte nell’arco della stessa giornata, per svolgere le più disparate
attività (consumare cibo o bevande, acquistare generi alimentari, frequentare
palestre, effettuare commissioni e acquisti, svolgere attività lavorativa
presso esercizi commerciali riconducibili a parenti, accompagnare e riprendere
i figli a scuola), dimostrando una spudorata disinvoltura ed una allarmante
scaltrezza, oltre che una totale mancanza del senso del dovere e di rispetto per
le istituzioni pubbliche.-Ma ciò che ancor più destabilizza e preoccupa è lo spiccato senso di
impunità manifestato da coloro che, nonostante i chiari segni di una inchiesta
penale in corso, dopo una iniziale limitazione o interruzione dell’attività
delittuosa, hanno ripreso con regolarità le loro condotte decettive e
truffaldine nei confronti dell’Ente di riferimento.-
Il quadro complessivo tratteggiato dalle indagini, è davvero desolante e
restituisce uno spaccato impietoso del lavoro pubblico concepito (anche) quale
occasione per soddisfare i più eterogenei interessi personalistici a spese dei
contribuenti pubblici, interessi che, nella loro attrattività, prevalgono
sull’onestà e sul senso del dovere.- Si tratta di una dimensione talmente
radicata e pervasiva, quasi culturale e di costume, da giustificare una
prognosi di recidiva con un grado di predittività prossima alla certezza” .-