L'affaire Catalano tra Giustizia, Diritto costituzionale e Università giovanile

L’Affaire Catalan
Fin dal primo anno della facoltà di giurisprudenza, è necessario che gli studenti comprendano il substrato che sta alla base di parole come “Giustizia”, “Diritto” e “Costituzione”. Il docente, nella sua spiegazione, arriverà immancabilmente al broccardo romanistico del celebre giurista Ulpiano: “Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi – La giustizia è la costante e perpetua volontà di attribu...

L’Affaire Catalan

Fin dal primo anno della facoltà di giurisprudenza, è necessario che gli studenti comprendano il substrato che sta alla base di parole come “Giustizia”, “Diritto” e “Costituzione”.

Il docente, nella sua spiegazione, arriverà immancabilmente al broccardo romanistico del celebre giurista Ulpiano: “Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi – La giustizia è la costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo diritto”. “ Ma cos’è un diritto?”.

Il professore allora dirà che i diritti sono connaturati nell’essenza stessa dell’essere umano, che essi preesistono alle società, agli ordinamenti e alle leggi che ne sono emanazione, e sono imprescrittibili.

Aggiungerà inoltre che i diritti non sono concessi, bensì riconosciuti, dalle costituzioni moderne.

Infatti, in esse, ad enunciazioni di principio come :“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”, si fanno seguire direttive vincolanti di concretizzazione, rivolte allo stesso ordinamento giuridico: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Una volta usciti dall’aula, questi neofiti del diritto si scontreranno con una realtà molto diversa.

Gli stati, in cui essi vivono, sembrano aver dimenticato di esistere solo in funzione e al fine di preservare i loro diritti e dare a questi attuazione.

Nella vicina penisola iberica, per esempio, vengono emanati mandati di arresto per i membri del governo catalano, rei dell’unico “crimine” di avere dato voce alle istanze della collettività che sono stati chiamati a rappresentare.

Del resto, anche in Italia, a fronte di disposizioni costituzionali che “riconoscono e promuovono le autonomie locali”, le rivendicazioni autonomistiche delle istituzioni regionali lombarde e venete, cozzano contro la volontà di uno stato centrale che continua a disinteressarsi della sperequazione tributaria (o la promuove?).

Cosa rimane, dunque, della “costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo diritto”?

Rimane una bilancia malridotta e instabile. Ancora una volta, al peso delle aspirazioni di popoli e comunità, “Brenno” ha contrapposto quello della sua pesante spada.

Gli studenti di giurisprudenza vedono tutto ciò. Vedono che il substrato di “Giustizia” e “Diritto” è sempre più impercettibile. E ne hanno paura…

Giulio Grisotto