Carabinieri negli Uffici di Busto. Enel “senza peccato” scaglia la prima pietra.

le lamentele di un utente bustocco

Siamo alle solite, se un “libero” si fa per dire cittadino, sopporta pazientemente (leggi subire) ritardi, inefficienze, burocrazie varie e chi più ne ha più ne metta, per non parlare quando succede di peggio, tutto funziona bene. Starsene seduti aspettando il proprio turno per più di un’ ora in un ufficio Enel, in questo caso quello di Busto Arsizio di via Caprera, fa parte della norma, anzi del gioco, documentare il fatto con un telefonino no. In un decina di minuti ecco spuntare la pattuglia dei Carabinieri, senz’altro chiamata da un solerte impiegato visto che a quanto pare il direttore, responsabile del servizio non era in sede. Potremmo anche capire che in periodo di vacanze la gente sia in ferie o magari in altra sede, solo che tempi di attesa di oltre un’ ora  sono spesso all’ordine del giorno. Pensare che Enel ha tutto semplificato ed automatizzato computer,  sito web,  applicazioni , che ti permettono di  gestire tutto da casa, tutto è stato velocizzato e reso più efficiente. Sarà vero? Per un cambio di indirizzo ho rischiato che mi venisse sospesa la fornitura: non mi arrivavano le bollette al nuovo indirizzo regolarmente comunicato ad Enel. Poi mi dicono che al vecchio indirizzo c’era un avviso di raccomandata. Vado al vecchio indirizzo e con l’avviso di raccomandata vado alla Posta Centrale di Busto per sentirmi dire che la raccomandata è giacente nei  loro depositi sul Sempione, tra Busto e Gallarate. Meno male che non ero in bicicletta. Arrivo lì, ufficio chiuso, fortunatamente un addetto allo scarico della posta mi dice che il servizio di consegna delle bollette Enel è stato appaltato ad un altro privato vicino al Tribunale di Busto. Finalmente recupero la raccomandata Enel. Mi dicono che non hanno tutti gli indirizzi esatti. Glielo do io. Tutto risolto. Il mese dopo stessa storia. Uffici Enel, solita ora di attesa, parlo con un impiegato e questo mi dice che, nel frattempo, il servizio distribuzione bollette era ritornato in cario a Poste Italiane. Sono stato in ballo  due giorni e finalmente l’impiegato di Enel  prende e nota e mi consiglia di usare la bollettazione via web. Ma uno la bollettazione via web la fa per essere più comodo – penso - mica perché la posta non funziona. Scarico l’app, mi iscrivo, la bollettazione via web non funziona per problemi tecnici, dopo tre tentativi, mail di Enel ecc.  vado oltre e me ne dimentico. Oggi mi arriva un messaggio, apro il sit, o web di Enel e leggo il messaggio che: “La tua richiesta è stata presa in carico presto la tua nuova fornitura luce sarà attiva”. Ma che roba è questa? Clicco su “visualizza contratto” poi  “stato attivazione forniture” :  il nulla. Visto che sono in ferie, e meno male, vado all’Enel. Un’ora di attesa mi dice la gente presente. Telefonino e documento il tutto, forse qualche diritto visti i precedenti ce l’avrei. Arrivano i carabinieri gentilissimi, ma io non ho ripreso ne impiegati ne uffici. Solo la sala di attesa  con altri  tra lo stufo, il rassegnato e il leggermente arrabbiato. Mi sono sentito come un disturbatore della quiete pubblica, probabilmente quella degli impiegati. Ah dimenticavo, la cortese impiegata che mi ha edotto della situazione cambio contratti Enel, mi astengo dai commenti  ricordando solo che siamo il paese che più paga l’energia,   mi ha poi detto che per i problemi del sito Web devo scrivere a…  Qualcuno calcola  quanto è costata a tutti la mattina compreso aver chiamato i Carabinieri, che hanno senza altro cose ben più serie da fare che stare a sentire un solerte impiegato preoccupato di difendere dalla diffamazione il suo prezioso ufficio.  

La presa di posizione dell'utente di certificare la lunga attesa ha provato l'arrivo delle forze dell'Ordine su richiesta di Enel.
Su questo precisiamo quanto ci ha inviato il nostro legale interpellato:

Pur comprendendo le esigenze di riservatezza di Enel, nelle sue varie accezioni e acronimi, nella fattispecie è certamente preponderante il diritto di cronaca in capo al giornalista rispetto a quello alla privacy. Non dimentichiamo, infatti, che nella materia delle riprese fotografiche e video con finalità di cronaca devono essere contemperate due esigenze opposte e quasi sempre confliggenti, quale quella alla riservatezza - anche quando riguarda un'indefinità varietà di soggetti in pubblico - e quella non meno importante all'informazione. Per la sua delicatezza il necessario equilibrio richiesto al fine di garantire la tutela di entrambi i diritti è stato oggetto di molteplici interventi legislativi e regolamentari che sostanziamente sono arrivati a concludere, anche a seguito dell'interpretazione data dalla giurisprudenza e dall'Autority in una materia in continua evoluzione - non dimentichiamo, in tal senso, la recente entrata in vigore del cosiddetto GDPR, il regolamento europeo in materia di privacy - che è possibile una ripresa video o fotografica in ambienti pubblici o parificati, purchè non vengano inquadrati i volti senza il consenso degli interessati. Ovviamente per rimediare a questo tipo di difficoltà è sempre possibile oscurare o mascherare con le ormai onnipresenti applicazioni digitali i visi e le caratteristiche dei soggetti ripresi senza perciò consentirne l'identificabilità. Nel caso che ci occupa, quindi, appare illegittimo e non rispondente alla normativa e ai regolamenti vigenti, l'aver impedito la ripresa video in un luogo che per sua definizione è parificato ad uno spazio pubblico perchè, al contrario ed in tal senso, si è negato il diritto di cronaca che avrebbe consentito una più puntuale informazione alla platea del pubblico di quanto il giornalista avrebbe inteso riportare nel proprio articolo

avv. D'Agata Francesco