Varese, documentario “LUCI NEL BUIO - STORIA ED ESPLORAZIONI DELLA GROTTA REMERON” realizzato dal Gruppo speleologico
- /
- 03 novembre 2018
- /
- Views 35 Associazioni Varese/Valceresio
Da oltre un secolo rappresenta uno dei luoghi più misteriosi del varesotto, una realtà locale che merita di essere riscoperta e raccontata, così come ha fatto il Gruppo Speleologico Prealpino attraverso un bellissimo documentario; stiamo infatti parlando della Grotta Remeron, cavità naturale che si sviluppa nelle viscere del Monte Campo dei Fiori e che sin dai primi del ‘900 ha attirato l’attenzione di personaggi i quali diedero il via a una serie di epiche imprese, che li videro protagonisti ed eroi in un incredibile e pericolosissimo “viaggio al centro della terra”, dominati da grande curiosità e coraggio ma armati soltanto di scarse e precarie attrezzature.
La Remeron si apre a quota 720 metri nel territorio di Comerio, alle porte di Varese, e il suo ingresso è conosciuto sin dalla notte dei tempi. L’origine del suo nome è un mistero; Nelle tradizioni locali è chiamata “Bus di Remeron” o “Rameron”, nessuno però in paese sa dare una spiegazione esatta sulla sua antica origine.
Sappiamo solo che nel corso dei secoli alcuni tra i più coraggiosi del posto si limitarono a compiere brevi visite al suo interno, varcandone la soglia e sfidando le tenebre con la sola luce di una candela, alimentando in tal modo storie e leggende che consideravano questa cavità una porta per gli inferi, luogo abitato da creature demoniache e da cui stare alla larga.
Ma la prima vera discesa organizzata nella Grotta Remeron avvenne nel 1900 ad opera di Luigi Vittorio Bertarelli, il fondatore del Touring Club Italiano, accompagnato da un amico e due parroci della zona.Muniti di corde in canapa e scalette in corda con pioli in legno, riuscirono a superare la serie di pericolose balze giungendo alla profondità di 164 metri dall’ingresso, terminando la loro esplorazione sulle rive di un lago sotterraneo.
Fu un’impresa senza precedenti, che fece così scalpore da venir pubblicata su molti quotidiani, compreso il Corriere della Sera. Tuttavia le attenzioni nei confronti di una grotta del Monte Campo dei Fiori ritornarono improvvisamente alla ribalta nel 1916, quando a causa di una tragedia si parlò e si scrisse molto della “Grotta Marelli”, allora denominata “Grotta delle Tre Crocette”, che il 14 maggio di quell’anno vide il giovane Ferdinando Marelli, improvvisato esploratore, precipitare al suo interno, perdendo così la vita sul fondo di un pozzo profondo 60 metri.
Altre importanti imprese nella Remeron vennero poi condotte nel 1924, quindi nel 1934 e soltanto nel 1951 fu possibile raggiungerne il fondo, ubicato a 210 metri di profondità in corrispondenza di un piccolo lago sifone. Subito dopo le epiche imprese del Bertarelli, la Grotta Remeron cominciò a suscitare sempre più crescente interesse tra la gente, e nel 1913 divenne una vera e propria meta turistica, richiamando a sé migliaia di visitatori che contribuirono, in una certa misura, allo sviluppo dell’economia locale.
Vennero costruite delle scale in cemento, per consentire le visite nel primo tratto di grotta con l’ausilio di un impianto di illuminazione a gas e un quotidiano dell’epoca descrisse il grande successo proprio nel giorno dell’inaugurazione: vari gruppi di visitatori vi entrarono ed uno di questi era composto addirittura da 130 persone.
Poi, con l’arrivo della seconda Guerra Mondiale, le visite alla grotta si ridussero notevolmente e gli impianti di illuminazione, assieme agli allestimenti, a causa dello stato di abbandono andarono deteriorandosi.
Dagli anni 2000 però l’attività turistica riprese. Nel 2004, grazie al contributo della Regione Lombardia, del Comune di Comerio e del Parco Campo dei Fiori, sono stati effettuati dei lavori di ripristino degli impianti di illuminazione e delle scale, consentendo così ai turisti di scendere in sicurezza sino a 30 metri di profondità, e dal 2007 la gestione della Grotta affidata all’Associazione Amici Grotta Remeron. Ad oggi rimane l’unica attrezzata per le visite nel territorio del varesotto e vanta una media di 2000 visitatori ogni anno.
Percorrere tutta la grotta come solo gli speleologi possono fare, significa senza alcun dubbio vivere un’esperienza a dir poco entusiasmante e riservata a pochi fortunati, un viaggio suggestivo nel passato che consente di toccare con mano le complesse vicende geologiche che hanno originato questo incredibile sistema sotterraneo.
Il massiccio del Campo dei Fiori in effetti ospita al suo interno un vasto sistema carsico e la Grotta Remeron è solo una delle 150 cavità esplorate finora. Il documentario, ideato dagli speleologi Guglielmo Ronaghi e Claudia Crema, che ne è anche la regista, ha voluto valorizzare al meglio questa affascinante cavità, narrandone tutti gli aspetti in un racconto articolato attraverso 5 distinti capitoli, dalla storia delle sue epiche esplorazioni ai recenti studi idrogeologici e dell’ecosistema, la descrizione dei suoi ambienti e la realtà delle visite guidate, un’opportunità per conoscere e apprezzare questa perla della natura.
Per il completamento delle riprese e il montaggio del film son stati necessari oltre due anni di lavorazione, e una buona parte del merito spetta a tutti gli speleologi che hanno prestato il proprio aiuto, soprattutto nelle fasi di trasporto delle attrezzature tecniche sino nelle zone di fondo della grotta. Per raccogliere tutto il materiale necessario alla realizzazione del documentario si è operato in condizioni a dir poco proibitive, cercando in tutti i modi di proteggere le delicate attrezzature da freddo, fango e acqua.
Per quanto riguarda la parte storica è stato fatto un grande lavoro di ricerca d’archivio, raccogliendo testimonianze, scritti ed immagini d’epoca, documenti assai rari e difficilmente reperibili che costituiscono un importante tassello nella ricostruzione degli avvenimenti che hanno segnato la storia di questa grotta.
Anche gli studi specialistici condotti in questi ultimi anni sulle acque circolanti nella Remeron e i risultati di tali ricerche, vengono ampiamente illustrati attraverso alcune interviste a esperti, tra cui il geologo Alessandro Uggeri di “Idrogea srl”, avendo accertato che le acque ipogee di questo complesso sotterraneo defluiscono sempre più in profondità, in luoghi dove l’uomo non può arrivare e seguendo un complesso reticolo che penetra sino alle pendici del Campo dei Fiori, sgorgando poi da varie risorgenze ubicate centinaia di metri più in basso e a vari chilometri di distanza, dove vengono captate per approvvigionare gli acquedotti di vari Comuni, soprattutto quello di Varese.
Tutto questo testimonia l’assoluta importanza di salvaguardia e tutela delle aree carsiche e degli ambienti ipogei in esse presenti, a garanzia della buona qualità dell’acqua che questi luoghi forniscono alla collettività.
Interessanti sono anche le ricerche e monitoraggi della fauna ipogea presente nelle zone più interne della grotta raccontate dal Prof. Andrea Colla, Biospeleologo del Museo di Storia Naturale di Trieste, a cui è stato affidato il compito di coordinare questi importanti studi e grazie ai quali sono stati localizzati alcuni esemplari di “Duvalius Ghidinii”, uno dei più rari coleotteri italiani presenti solo in alcune grotte delle prealpi lombarde. La Remeron oltretutto è frequentata da ben 5 specie di pipistrelli, ed è considerata tra le grotte del Campo dei Fiori più importanti per la conservazione delle popolazioni di chirotteri in Lombardia, ragione per la quale rientra a giusto titolo in un progetto europeo di aree protette chiamato “Rete Natura 2000”.
Per dare il giusto valore a questa opera numerose istituzioni, dopo averne riconosciuto lo spessore culturale e naturalistico, hanno concesso il loro patrocinio e tra esse menzioniamo Regione Lombardia, il Touring Club Italiano, il Club Alpino Italiano, la Provincia di Varese, il Comune di Varese, il Parco Campo dei Fiori, i Comuni di Comerio, Barasso, Luvinate e Clivio, mentre la Fondazione Comunitaria del Varesotto ONLUS, nobile istituzione da sempre particolarmente sensibile alla promozione di iniziative culturali e di valorizzazione dell’ambiente, oltre al proprio patrocinio ha anche concesso un importante contributo economico, che ha consentito di condurre a buon fine il lavoro.