Confartigianato. No alle “fabbriche dell’alternanza scuola-lavoro”
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- 15 ottobre 2017 Artigianato Varese
Confartigianato. No alle “fabbriche dell’alternanza scuola-lavoro” Portiamo i ragazzi solo nelle imprese responsabili e preparate
Preoccupazione dopo le manifestazioni degli studenti contro la degenerazione dello strumento formativo introdotto dalla Buona Scuola. Il presidente Davide Galli: «Gli imprenditori sono consapevoli del loro ruolo sociale, per questo seguono i percorsi formativi legati al progetto Ife, garanzia di qualità e sicurezza per i giovani e le loro fami...
Confartigianato. No alle “fabbriche dell’alternanza scuola-lavoro” Portiamo i ragazzi solo nelle imprese responsabili e preparate
Preoccupazione dopo le manifestazioni degli studenti contro la degenerazione dello strumento formativo introdotto dalla Buona Scuola. Il presidente Davide Galli: «Gli imprenditori sono consapevoli del loro ruolo sociale, per questo seguono i percorsi formativi legati al progetto Ife, garanzia di qualità e sicurezza per i giovani e le loro famiglie» Cortei in quasi tutte le più importanti città d’Italia, studenti – spesso giovanissimi – con addosso tute blu e uno slogan su tutti:
no alla degenerazione dell’alternanza scuola-lavoro, non vogliamo essere operai (senza paga) o tirocinanti senza diritti. «Abbiamo seguito con attenzione le manifestazioni di venerdì 13 ottobre e i dibattiti che le hanno precedute e seguite, e
non possiamo che concordare con le proteste di ragazzi ai quali, talvolta, viene proposta una forma d’alternanza scuola-lavoro più simile (ingiustamente) all’apprendistato e distante dalla realtà lavorativa di molte, moltissime, piccole e medie imprese ben consapevoli dell’importanza di questo collante tra formazione e occupazione»
denuncia il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli. Tanto più che, il rischio di una simile deformazione della realtà, «
è quello di allontanare le nuove generazioni da un mondo produttivo che ha sempre più bisogno delle loro idee, della loro preparazione e dell’innovazioneche spesso e volentieri sono in grado di portare a beneficio dell’intero tessuto economico e sociale». Da sempre Confartigianato Varese – aggiunge
il direttore generale, Mauro Colombo - «vede nell’alternanza scuola lavoro
uno strumento al quale attribuire un fortissimo valore sociale e, allo stesso modo, gli imprenditori che scelgono di affrontare con noi e le scuole un simile percorso lo fanno con responsabilitàe assumendosi l’onere di tutti gli adempimenti necessari a tutelare e garantire la sicurezza dei ragazzi». Non a caso l’entrata a regime della Legge sulla Buona Scuola, e la contestuale attivazione strutturale dei percorsi di alternanza scuola-lavoro (200 ore per i licei, 400 per gli istituti professionali), «
ha coinciso con l’attivazione del progetto Ife (imprese formative d’eccellenza)». «Con il progetto Ife abbiano accompagnato, e ancora continueremo a farlo, decine di imprenditori verso la vera alternanza attraverso
percorsi formativi d’eccellenza, fondamentali per qualificarli nel ruolo di tutor;
attente valutazioni delle condizioni di sicurezza e di qualità degli ambienti destinati ad accogliere gli studenti;
percorsi formativi definiti dagli esperti dell’associazione e insieme alle scuole. Niente è lasciato al caso o al rischio di una non corretta applicazione della modalità dell’alternanza» spiega
Lucia Pala, responsabile di AreaLavoro. E oggi, «nonostante non si possano negare casa in cui il rischio di abuso dell’alternanza esiste, le imprese di Confartigianato Varese sono per Ife e per una alternanza vera, in grado di mostrare il mondo del lavoro e di far maturare nei ragazzi una maggiore conoscenza della realtà imprenditoriale che li circonda» prosegue Pala. «Anche per questa ragione – conclude il presidente Galli –
temiamo che incentivi a pioggia a sostegno di modalità di alternanza non qualificate né certificate possano ingiustamente inficiare la bontà del progetto, senza fornire alcuna garanzia di qualità e responsabilità».
No alle “fabbriche dell’alternanza”, dunque. Sì a «esperienze di vita e avvicinamento al mondo del lavoro utili ed educative». E sostegno, questo sì, agli imprenditori che sappiano davvero «nobilitare il loro ruolo sociale e formativo».