“Otto anni di inferno, ma dell’assoluzione di quattro onesti Poliziotti da accuse orrende ed oscene nessuno ne parla.

Poliziotti definitivamente scagionati fino in Cassazione dopo la morte di un detenuto, il Coisp: “Ma ovviamente nessuno ne parla. E chi se ne frega? Non c’è notizia se non puoi andare contro le divise” “Otto anni di inferno, ma dell’assoluzione di quattro onesti Poliziotti da accuse orrende ed oscene nessuno ne parla. E chi se ne frega? Che notizia è mai? Se di un Poliziotto non si può dire male, o non si può accusarlo vigliaccamente e violentemente, o non si può processarlo in piazza, a chi ...

Poliziotti definitivamente scagionati fino in Cassazione dopo la morte di un detenuto, il Coisp: “Ma ovviamente nessuno ne parla. E chi se ne frega? Non c’è notizia se non puoi andare contro le divise” “Otto anni di inferno, ma dell’assoluzione di quattro onesti Poliziotti da accuse orrende ed oscene nessuno ne parla. E chi se ne frega? Che notizia è mai? Se di un Poliziotto non si può dire male, o non si può accusarlo vigliaccamente e violentemente, o non si può processarlo in piazza, a chi importa sapere di lui? Poliziotti assolti… un successo? Ma quando mai… gli sciocchi avvocati che li hanno difesi non hanno capito nulla. Non diventeranno mai famosi, Non avranno mai un premio nazionale, tipo il ‘Premio Borsellino’. Per contare qualcosa, in tv, sui giornali, in tribunale, in Parlamento o in piazza, delle Forze dell’Ordine si deve parlare male, si deve aizzare contro di loro tutta l’insofferenza e l’odio possibile, si deve sfruttare ogni buona occasione ed ogni dolore o lutto altrui per guadagnare titoli di giornali urlando alla TORTURA! Sciocchi avvocati difensori dei Poliziotti… non diventeranno mai ‘qualcuno’”. Questo il commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia che la Corte di Cassazione ha definitivamente confermato il proscioglimento dei quattro poliziotti coinvolti a diverso titolo nella morte di un uomo di 43 anni arrestato per furto e morto il giorno dopo essere stato trattenuto nel commissariato di Anzio, cittadina sul litorale romano dove venne arrestato l’otto settembre del 2008 per aver tentato un furto in un garage ed aver preso a mazzate il proprietario. La medesima pronuncia era arrivata dalla Corte di Assise di Appello di Roma il 21 ottobre 2015, che a sua volta aveva ricalcato la decisione di primo grado della Corte di Assise di Frosinone del 4 ottobre 2013. Secondo le iniziali accuse risultate infondate, e soprattutto secondo i familiari di Brunetti, il ladro sarebbe morto per le percosse ricevute. Quando lo arrestarono diede in escandescenza e venne sedato, poi portato nel carcere di Velletri, il giorno dopo morì in ospedale. Due poliziotti erano accusati di omicidio preterintenzionale e falso ideologico ed altri due solo di falso. “Chi si degnerà mai - si chiede Maccari - di fare campagne e crociate quando l’inferno giudiziario sono costretti ad attraversarlo gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine che riescono persino ad uscirne con piena e assoluta ragione? Lavoriamo in difesa di donne e uomini in divisa e vediamo di continuo processi finiti nel nulla ed accuse che si sgretolano come impalcature di fango, eppure tutte queste storie hanno un comun denominatore: la sofferenza indicibile non solo delle donne e degli uomini, ma soprattutto dei Rappresentanti delle Forze dell’Ordine e quindi dello Stato che non vedono mai pubblicamente e sufficientemente riabilitata la propria immagine. E tutto questo mentre lo Stato non riesce a garantire loro alcuna tutela, legale, ne di alcun genere, né tantomeno a rifondere loro neppure un minimo dignitoso di quanto costa tentare di salvare la propria esistenza compromessa a causa del servizio svolto. Vite che si avvitano su se stesse, famiglie che si sfasciano, conti in banca che svaniscono, carriere che finiscono in mille pezzi. Migliaia di pezzi che qualcun altro raccoglie e sui quali costruisce invece le proprie fortune, come certi parlamentari, certi avvocati, certi politici, certi privati cittadini che vanno a caccia non della verità ma piuttosto delle divise dopo la morte dei loro cari con un vigore, una pervicacia, un’irremovibilità non hanno mai avuto quando si trattava di stargli vicino mentre erano ancora in vita”.