VECCHI E NUOVI ULTIMI IN STAZIONE CENTRALE
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- 11 settembre 2016 Area Malpensa notizie importanti
VECCHI E NUOVI ULTIMI IN STAZIONE CENTRALE Sotto il Pirellone un piatto di pasta diviso tra gli “ultimi”, ne vuoi uno anche tu? Poco prima delle venti in piazza Duca d’Aosta a Milano, davanti alla Stazione Centrale e appena sotto il Pirellone, casa e bottega della politica lombarda, i volontari della ONLUS Tempio di Dio distribuiscono gli spaghetti al sugo per chi ha fame. [caption id="attachment_28158" align="alignleft" width="500"] sdr[/caption] La piazza brulica di umanità mista con tanti ...
VECCHI E NUOVI ULTIMI IN STAZIONE CENTRALE Sotto il Pirellone un piatto di pasta diviso tra gli “ultimi”, ne vuoi uno anche tu? Poco prima delle venti in piazza Duca d’Aosta a Milano, davanti alla Stazione Centrale e appena sotto il Pirellone, casa e bottega della politica lombarda, i volontari della ONLUS Tempio di Dio distribuiscono gli spaghetti al sugo per chi ha fame. [caption id="attachment_28158" align="alignleft" width="500"] sdr[/caption] La piazza brulica di umanità mista con tanti giovanotti di razza negroide e un mix di razza caucasica. Anche non volendo la differenza ti entra negli occhi con i giovanotti di razza negroide fisicamente in forma perfetta che giocano a pallone, ascoltano musica a manetta da un impianto di diffusione portatile (casse+amplificatore), e fanno capannello allegramente fra loro e gli umani di razza caucasica, emaciati e confusi; probabilmente sono i vecchi abitanti da sempre della Centrale, emarginati, abbandonati da sé stessi, alla ricerca del nulla. [caption id="attachment_28158" align="alignleft" width="500"]
sdr[/caption] “sono più bianchi o neri che chiedono da mangiare” chiedo a uno dei ragazzi della ONLUS che distribuiscono “mezzi e mezzi -mi risponde- lo vuole anche lei un piatto? È buona la pasta”. Anche lui è straniero, ma caucasico. Non so che dire o che pensare, sono sempre più confuso. Quando guardo i filmati di repertorio mandati dalle varie televisioni sugli sbarchi o sui salvataggi in mare vedo quasi solo donne e bambini, ma poi giro nei campi come Como o nei centri tipo la palazzina ex Enel di Busto Arsizio o Exodus o qui, in centro a Milano, e non vedo più donne e bambini. [caption id="attachment_28160" align="alignleft" width="500"]
sdr[/caption] Dove li nascondono, che cosa gli fanno, perché scompaiono le donne ed i bambini e rimangono sono questi simpatici giovanotti che possono essere definiti in mille modi: figli di dio, migranti, fuggitivi, fratelli, cugini ma difficilmente “rifugiati”. Non che questo per me faccia differenza, sono erede di migranti economici, di quella stirpe di montanari che hanno fatto la fortuna dei Belgi nelle miniere di Charleroi quindi il rispetto per i migranti economici scorre nel mio sangue in compagnia di globuli bianchi, rossi e piastrine. È proprio il rispetto che vedo mancare: il rispetto per noi indigeni ritenuti dalla nostra aristocrazia politica incapaci di capire le differenze tra i vari fenomeni dei popoli in movimento e indegni di un minimo di verità su quel che accade intorno a noi il rispetto per gli umani di qualunque razza, indotti a migrare alla ricerca di un Eldorado che non c’è né per loro né per noi, che si trasformano in un prodotto da lavorare in quella fabbrica dell’accoglienza che produce più redditi dello spaccio di cocaina. Confuso e amareggiato seduto su un paracarro incapace di capire quel che ho davanti, questa piccola folla degli “ultimi” emarginati della nostra civiltà mescolati a questi nuovi arrivati destinati, per come stanno le cose, a diventare altri ultimi o manovalanza per le mafie emergenti. Milano 10 settembre 2016 Fabrizio Sbardella