I difetti dell’Italicum ( prof.Nicola Tranfaglia)

I difetti dell’Italicum ( prof.Nicola Tranfaglia) Matteo Renzi, l’ex sindaco di Firenze, presidente dell’attuale governo delle larghe intese con l’NCD e i seguaci dell’on. Verdini, che un giorno sì e l’altro no, dichiara di esser disponibile a introdurre modifiche alla legge elettorale inclusa nel referendum costituzionale del 27 novembre prossimo, sembra non rendersi conto che un buon sistema elettorale deve tener conto di molte esigenze tra le quali rappresentanza e governabilità sono per ...

I difetti dell’Italicum ( prof.Nicola Tranfaglia) Matteo Renzi, l’ex sindaco di Firenze, presidente dell’attuale governo delle larghe intese con l’NCD e i seguaci dell’on. Verdini, che un giorno sì e l’altro no, dichiara di esser disponibile a introdurre modifiche alla legge elettorale inclusa nel referendum costituzionale del 27 novembre prossimo, sembra non rendersi conto che un buon sistema elettorale deve tener conto di molte esigenze tra le quali rappresentanza e governabilità sono per molti aspetti le principali. La prima deve assicurare una forte presenza nelle istituzioni alle molteplici voci della società. Schiacciarle o ridurle al silenzio genera tensioni. All’inizio del Novecento, proprio per evitare un simile rischio, venne introdotto in tutto il vecchio continente, eccetto che in Gran Bretagna, il sistema proporzionale. Il merito di questo sistema è la riproduzione fotografica delle forze in campo, la trasposizione nelle assemblee legislative delle diversità esistenti. Il limite maggiore sta nella frammentazione della rappresentanza e nella conseguente difficoltà di formare maggioranze omogenee di governo. Per contrastare l’instabilità di governo sono stati proposti interventi correttivi alla proporzionale, dalla clausola di sbarramento adottata in Germania all’aumento del numero dei collegi in Spagna. Per cambiare logica e privilegiare la governabilità bisogna adottare sistemi maggioritari, sistemi che comprimono la rappresentanza proprio al fine di favorire pochi, grandi partiti che possano assicurare la governabilità. Non c’è quindi un “buon sistema in astratto”. Ci sono in astratto sistemi che privilegiano un aspetto oppure l’altro. L’Italicum è rimasto a mezza strada. E’ nato per favorire la governabilità ma mantiene un impianto proporzionale. Inoltre è caratterizzato da gravi difetti, dai capilista ubiqui che si possono presentare in dieci collegi contemporaneamente alla reintroduzione delle preferenze fino al bonus per il vincitore un vero vulnus al principio di rappresentanza, giustamente la nuova legge è stata rappresentata alla versione riveduta e corretta del famigerato “porcellum”. Ma il vero porcellum è che punta a risolvere un problema – la governabilità – buttando a mare non tanto la rappresentanza fotografica quanto il rapporto rappresentante-rappresentato, la vera questione della rappresentanza oggi in Italia come il funzionamento della democrazia, cioè la perdita di contatto tra elettori ed eletti. Insomma il buon funzionamento dei governi di coalizione rispetto al montare dell’antipolitica, il ritorno dei populismi che per un ventennio hanno dominato i Paese. Guardiamo oggi in giro in Europa. Il premio di maggioranza non garantisce governi stabili. Non li ha garantiti con il Porcellum e non li può garantire con l’Italicum. La conflittualità che prima si svolgeva tra i partiti ora si è trasferita all’interno del partito che vince. E ‘una pia illusione che il partito uscito vincitore dal ballottaggio sia poi unito come e dietro un solo uomo. La sfida cruciale di oggi riguarda l’antipolitica e il correlato populismo. Solo un sistema con collegi uninominali, dove i cittadini scelgono il “loro” rappresentante può aiutare a ricucire il tessuto strappato della rappresentanza. Ripensare la legge elettorale avendo presente il vero assillo delle democrazie contemporanee che è l’alienazione politica è il populismo, e il rimedio più efficace è quello di riannodare il filo della “buona rappresentanza” è un’opera di saggezza e non un segno di debolezza. La penso anch’io così e sarebbe augurabile che il presidente del Consiglio se ne rendesse conto. Prof.Nicola Tranfaglia