LA GIOBIA, la prima Strega nata da un Dea

LA GIOBIA, la prima Strega nata da un Dea.Era una notte fredda di gennaio. Si era giunti all' Epifania e le Dee scendevano la notte sui campi. Danzavano e ballavano. Bellissime esprimevano la loro natura legata agli elementi. Epifania significa “manifestazione del Divino” e la benedizione delle Dee era il loro mostrarsi agli uomini apportando ai campi auspici di fertilità e copiosi raccolti. Era una visione incantevole, riservata a pochi eletti, le immagini di quelle creature così perfet...

LA GIOBIA, la prima Strega nata da un Dea.Era una notte fredda di gennaio. Si era giunti all' Epifania e le Dee scendevano la notte sui campi. Danzavano e ballavano. Bellissime esprimevano la loro natura legata agli elementi. Epifania significa “manifestazione del Divino” e la benedizione delle Dee era il loro mostrarsi agli uomini apportando ai campi auspici di fertilità e copiosi raccolti. Era una visione incantevole, riservata a pochi eletti, le immagini di quelle creature così perfette, selvagge, in una danza frenetica, i cui corpi sodi e giovani si lasciavano andare a balli sulla terra gelida e brulla. Gli uomini si ritiravano, in quelle notti, lasciando in dono cibo e bevande in offerta alle creature della magica notte.  Il cuoco del nobile signore del castello doveva a tutti i costi trovar moglie. Era un cuoco eccellente e il padreera vecchio e stanco. Prima di morire voleva a tutti i costi vedere il figlio sistemato, conoscere i nipotini. Un desiderio legittimo... ma il giovane cuoco non aveva gran voglia di accasarsi. Nessuna donna gli pareva adatta al matrimonio... troppo bassa, troppo alta... grassa... magra. Quelle poche a cui era impossibile trovare difetto le metteva alla prova facendo loro preparare una treccia di pane. E ogni volta vi trovava pecca. Insomma per una maniera o per l' altra nessuna le andava bene. Era giunto il crepuscolo e pose sulla finestra, anche lui, come il resto del popolo, l' offerta per le Dee. Un pane speciale, con burro, noci e uvetta. Lo aveva ottenuto facendo fermentare a lungo un primo impasto. Poichè il sale era soggetto a tasse esose, decise, quindi, di farne un pane dolce con latte panna e miele. Lo pose sul davanzale e andò a coricarsi. Alla mezzanotte, le campane cominciarono il loro scandire. Lente battevano i tocchi. Il cuoco non riusciva a dormire, gli sembrava di aver dimenticato qualcosa. Al dodicesimo tocco della campana maggiore ecco il pensiero... non aveva posto bevanda assieme al pane. Si alzò di scatto, prese del vino bianco dolce e spumeggiante e aprì la finestra... la fanciulla era lì.. giovane creatura intenta a consumare, con fare aggraziato, il morbido pane. E fu l' amore.. mai fanciulla poteva essere più bella. I capelli erano di un rosso acceso, con riflessi dorati, era una divinità che incarnava il fuoco. Il viso di un ovale perfetto contrastava con occhi color della notte. Fu un attimo e l' immagine si dileguò. Agli uomini non è dato di amare una Dea, ne una fata, ma ormai il colpo di fulmine era partito e da allora nessuno dei due poteva, ne voleva dimenticare l' altro.  Nel mondo degli Dei fecero ritorno le magiche creature, ma la fanciulla del fuoco era triste, e Giove, che per le belle figliole ha un debole non potè fare a meno di accorgersi del cambio di umore che rendeva la malinconica. Ne parlò a Giunone, madre amorevole. Intanto il cuoco preparava ogni giorno una treccia di pane,morbida, dolce e profumata. La attendeva ogni notte e ogni notte era una speranza mancata. Giunone fece un giro sulla terra e capì al volo cosa era successo. Così permise alla giovane di tornare, ovviamente Giove era contrario. Una creatura divina e un mortale.. mai, senza contare che la fanciulla sarebbe diventata anch'essa con animo umano, soggetta al fato, al dolore e alla morte. Sotto insistenza della moglie decise però di dare una possibilità. Giunone scese nel castello, si mescolò alla folla del mercato, c'era la festa della macellazione del maiale. Giove sarebbe arrivato da lì a poco. La Dea con noncuranza si avvicinò al cuoco e parlando gli suggerì una ricetta. Riso del Piemonte, zafferano dorato e salsiccia. Un piatto da re. Lo assaggiarono i nobili e il popolino. Arrivò Giove e dovette riconoscere i meriti del cuoco, (naturalmente non sapeva dell' intervento di Giunone nel suggerirgli la ricetta). Si! era davvero un giovane meritevole e concesse alla creatura fatata di vivere con lui sulla terra. Quando il tempo passa si prende lagiovinezza e gli anni e giunse anche per i due sposi il momento dell' ultimo addio. Il cuoco morì come era naturale per ogni uomo e la donna rimase sola. Era un inverno, un terribile giovedì dell' ultima settimana di gennaio. E il villaggio aveva avuto carestia quell' anno, pestilenza e un invasione di soldataglia. Ormai per la donna non c'era più motivo di rimanere.  Il popolo, allo stremo, accese un grande falò sulla piazza principale, per scaldarsi che anche la legna scarseggiava. E la donna tornò, alla vista di quelle fiamme immense, ciò che era... una Dea. Ormai di restare, senza il suo sposo, non aveva motivo, raccolse nelle sue mani le lacrime, i dolori e la fame del suo villaggio... e si introdusse nel fuoco. Con lei bruciarono i dolori di quell' inverno interminabile. E lì tra le fiamme il suo spirito tornò alla bellezza originaria mentre il villaggio riprendeva vita. Il tempo mutò i fatti, di leggenda e leggenda i falò continuano ad ardere presso le piazze. Ma lì nella brace non brucia una Strega nera, ma solo una donna che si sacrifica ogni volta, per riportare la luce e il calore di anno in anno. Si chiamava Zoebia e di lei rimane solo il vago ricordo del nome : Giobia. Cesarina Briante (C) Immagine tratta dal web senza che se indicasse la fonte se qualcuno ne rivendicasse la proprietà sarà prontamente rimossa.