Bullismo al San Carlo:'LE DONNE NON STUDIANO, PULISCONO IL PAVIMENTO'.

Il caso di bullismo al San Carlo, con una bambina buttata a terra e picchiata fino ad incrinarle una costola, sta facendo scalpore. La pubblicità è dovuto alla notorietà e prestigio di un istituto importante e frequentato dai Vip milanesi. SELVAGGIA LUCARELLI: ''NELLA SCUOLA CON RETTE DA 8MILA EURO, FREQUENTATA DALLE FAMIGLIE RICCHE E POTENTI, CERCANO DI INSABBIARE L'EPISODIO: 'STAVANO GIOCANDO'. Si parla di figli di altri vip che non hanno certo voglia di fare conoscere le " marachelle" dei ...

Il caso di bullismo al San Carlo, con una bambina buttata a terra e picchiata fino ad incrinarle una costola, sta facendo scalpore. La pubblicità è dovuto alla notorietà e prestigio di un istituto importante e frequentato dai Vip milanesi. SELVAGGIA LUCARELLI: ''NELLA SCUOLA CON RETTE DA 8MILA EURO, FREQUENTATA DALLE FAMIGLIE RICCHE E POTENTI, CERCANO DI INSABBIARE L'EPISODIO: 'STAVANO GIOCANDO'. Si parla di figli di altri vip che non hanno certo voglia di fare conoscere le " marachelle" dei loro figli che sono cresciuti nella bambagia e non dovrebbero avere certi atteggiamenti, ad una ragazzina è stato detto che  'LE DONNE NON STUDIANO, PULISCONO IL PAVIMENTO'. Dal suo rifiuto sarebbe nata l'aggressione che ha provocato una nota ufficiale ferma:" Se il gioco diventa sbagliato, anche se i soggetti coinvolti sono così piccoli, è non solo giusto, ma doveroso, intervenire con profondità, con severità, con fermezza", che Vi proponiamo per dovere e completezza di informazione. Giuseppe Criseo Varese Press   ---------------il comunicato di Don Alberto Gent. Famiglie, vi raggiungo con queste righe per alcune comunicazioni in merito ai fatti avvenuti nei giorni scorsi nel nostro Collegio nella scuola primaria. Lo faccio innanzitutto a voi, per iscritto, perché credo sia doveroso e in linea con quanto la nostra scuola da sempre sostiene e promuove, e cioè una alleanza educativa tra famiglia e scuola. Lo faccio anche di persona, rendendomi disponibile a interloquire con qualunque famiglia avesse necessità di un confronto con me. Non è questo il luogo per ricostruire i fatti, non si tratta di rincorrere un vociare e un chiacchiericcio che non fa bene a nessuno, innanzitutto ai nostri piccoli/e. Tuttavia, la necessità di chiarezza impone di ribadire un punto, con le dovute precisazioni. Dalle verifiche che il Collegio sta portando avanti, con impegno ed attenzione alla delicata struttura di tutte – aggettivo che mi sento in dovere di sottolineare - le fragili vite coinvolte, abbiamo sin qui ottenuto conferme di una dinamica di un gioco. So bene che questa parola ha acceso, e anche ferito, diversi animi. Lo comprendo, perché l’emotività di questi giorni è stata, ed è per tutti, intensa. E di qui la necessità di precisare, di spiegare. Con questo termine non si intende in nessuna maniera e in nessuna misura sottrarsi al ruolo di indirizzo e di correzione che, proprio nella dinamica del gioco - che è la modalità propria e prevalente della giovane eta’ di bambini di 7 anni - il collegio deve e intende realizzare. Il gioco è una cosa molto seria, infatti. Ha le sue regole, che vengono stabilite e che devono essere rispettate. Perché rispettare le regole di un gioco da bambini prepara a rispettare le regole della vita da adulti. E da adulti le regole della vita sono il rispetto degli altri, oltre che di sé stessi. Se il gioco diventa sbagliato, anche se i soggetti coinvolti sono così piccoli, è non solo giusto, ma doveroso, intervenire con profondità, con severità, con fermezza. Questo il significato che il Collegio ha attribuito al termine gioco. Un significato molto serio. L’orizzonte è e rimane quello di custodire e proteggere chi, da piccolo, impara ad aprirsi alla vita proprio nei corridoi e nelle aule della nostra scuola. Chi di voi è stato alunno del S.Carlo sa di cosa sto parlando, più di me. Ho raccolto, in queste ore, confidenze e scritti di voi, preoccupazioni e anche giuste rimostranze: ho letto in tutti una seria domanda e una accentuata preoccupazione educativa. Il fatto, che coinvolge alcuni nostri piccoli, è un fatto grave, non c’è dubbio. Non è tollerabile, non solo per il San Carlo, ma mi viene da dire per ogni scuola grande o piccola che sia, che lo spazio consegnato alla socializzazione, allo studio, alla conoscenza di sé; lo spazio dedicato alla crescita nel rispetto degli altri e dei luoghi, lo spazio dedicato alla coeducazione anche fra diversi sessi dove si apprende la bellezza e la diversità dei linguaggi, diventi luogo di dinamiche sbagliate. Non è tollerabile nelle famiglie, non è tollerabile a scuola, tantomeno lo è al San Carlo. Scrivevo prima che in mezzo ci sono dei minori, piccoli. Questo deve essere, e lo è stato e lo sarà in futuro, l’orizzonte da tenere presente, il criterio con cui muoversi e intraprendere azioni , anche e nonostante il brusìo della preoccupazione o la eco dei giornali sembrino portarci altrove. Occorre, sempre, vigilanza del cuore e della mente. In altre sedi, in altri luoghi – non qui – la scuola ha preso e prenderà ulteriori provvedimenti disciplinari proporzionati. Così come, nella tutela del più debole e fragile, la scuola stessa si deve impegnare per far sì che chi ha subìto gesti sbagliati possa ritrovare serenità e fiducia e rilancio per il futuro, con gli amici e gli adulti che sono presenti. Certo, non è bello dover scrivere queste note per chi solo da qualche mese ha iniziato a vivere il suo ministero al San Carlo e per cui, giorno dopo giorno, non solo i corridoi e le aule, ma i volti dei ragazzi/e dei giovani , così come quello dei papà e delle mamme, oltre che dei nonni e delle nonne, per non dire delle tate, stanno diventando sempre più familiari. Avrei voluto conoscervi in altre circostanze, ma lo faccio oggi con la preoccupazione di dirvi che è mio personale impegno proseguire nella verifica, e se necessario nel potenziamento della vigilanza e della cura per i nostri piccoli, anche e soprattutto verificando eventuali mancanze nostre, in termini di vigilanza e sorveglianza. Anche la gestione degli spazi, mi scriveva qualcuno di voi, è spesso faticosa. Già da qualche mese abbiamo avviato dei lavori di ristrutturazione del fabbricato di via Zenale che ci permetterà, una volta ultimati, di riorganizzare gli spazi interni, che saranno più fruibili per i nostri studenti. Situazioni come queste di cui stiamo parlando richiamano ciascuno di noi, dentro i propri ruoli e le proprie responsabilità, a tenere alta e desta l’attenzione. Ho chiesto alla prof.sa Bignardi, insieme al nostro psicologo della scuola, di prendere contatti con strutture esterne che ci possano aiutare e accompagnare a rispondere a questa vera emergenza educativa, che purtroppo sta diventando sempre più attuale e dilagante in tutta la nostra società. Oltre ai percorsi già in calendario con l’associazione “Cuore e Parole” ho già preso contatti, con la struttura specializzata dell’ospedale pediatrico Fatebenefratelli di Milano. Inoltre, di intesa con la stessa coordinatrice e i Presidi della scuola secondaria, ho chiesto che settimana prossima, in tutte le classi, con la delicatezza e il tatto dovuti, anche gli insegnanti e le insegnanti possano trovare momenti e spazi di dialogo e riflessione su questo tema. Il San Carlo non vuole nascondere o insabbiare: lascio ad altri questi linguaggi e queste letture che non mi appartengono. Il San Carlo, lo dice la sua storia, lo dicono i suoi insegnanti, lo dicono le sue famiglie, ha gli anticorpi per reagire, ha la forza perché venga di giorno in giorno custodita e rafforzata quell’alleanza educativa tra scuola-famiglia (e non solo) indispensabile per consegnare al mondo, così come ho imparato qui, giovani capaci di futuro. A voi chiedo questo, chiedo questa fiducia che diventa impegno e responsabilità precisa, rinnovata e condivisa. Accennavo prima: sono a disposizione per incontrare, i genitori che volessero continuare la riflessione anche di persona. Oggi pomeriggio dalle ore 15.00 alle 18.30 e domattina dalle ore 10.00 alle ore 13.00 sarò in Collegio, nel mio studio. Con affetto e con stima, Don Alberto, pro-rettore
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