Caso Cucchi, il Coisp dopo il comunicato del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri: “No alle ipocrite scuse preventive.
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- 25 gennaio 2017 Area Malpensa Eventi
Caso Cucchi, il Coisp dopo il comunicato del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri: “No alle ipocrite scuse preventive. Essere indagati non è essere colpevoli, e proprio lui dovrebbe saperlo bene…” “Appare a dir poco criticabile e frutto di un inaccettabile doppio metro di valutazione l’improvvido comunicato con il quale il Comandante Generale dell’Arma ha letteralmente dato addosso a tre dei suoi uomini bollandoli, di fatto, come colpevoli di quanto gli viene contestato al momento so...
Caso Cucchi, il Coisp dopo il comunicato del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri: “No alle ipocrite scuse preventive. Essere indagati non è essere colpevoli, e proprio lui dovrebbe saperlo bene…” “Appare a dir poco criticabile e frutto di un inaccettabile doppio metro di valutazione l’improvvido comunicato con il quale il Comandante Generale dell’Arma ha letteralmente dato addosso a tre dei suoi uomini bollandoli, di fatto, come colpevoli di quanto gli viene contestato al momento solo in forma di ipotesi senza neppure attendere una pronuncia giudiziaria. Le scuse preventive e la fretta con la quale si promettono fulmini e saette contro di loro, senza neppure sapere ancora come finirà questa triste vicenda giudiziaria, hanno il pessimo sapore dell’inadeguatezza ad essere il Capo di tanti valorosi Servitori dello Stato esposti a continue beghe giudiziarie che, puntualmente, si dimostrano infondate. Ha il sapore, soprattutto, dell’ipocrisia di chi, certamente a torto ci auguriamo, appena poche settimane fa è finito egli stesso su tutti i giornali a proposito di un’inchiesta giudiziaria ma non per questo ha lasciato il suo incarico né si è autocensurato in alcun modo”. E’ il duro commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, a proposito del comunicato con il quale il Comandante Generale dell’Arma, Tullio Del Sette, all’indomani degli ultimi sviluppi giudiziari del caso Cucchi, ha ricordato come già nel dicembre 2015 avesse parlato di “una vicenda estremamente grave. Grave il fatto che alcuni Carabinieri abbiano potuto perdere il controllo e picchiare una persona arrestata secondo legge per aver commesso un reato, che non l’abbiano poi riferito, che alcuni altri abbiano potuto sapere e non lo abbiano segnalato a chi doveva fare e risulta aver fatto le dovute verifiche, se tutto questo sarà accertato. Grave il fatto che queste cose possano emergere soltanto a partire da oltre sei anni dopo, nonostante un processo penale celebrato in tutti i suoi gradi”. “Per questo sono, lo è l’Arma dei Carabinieri, lo sono tutti i Carabinieri - scriveva Del Sette - accanto alla magistratura con forza e convinzione, come sempre, per arrivare fino in fondo alla verità, per poi poter adottare con tempestività, con giustizia trasparente, equanime e rigorosa i dovuti provvedimenti, giacché è gravissimo, inaccettabile per un Carabiniere rendersi responsabile di comportamenti illegittimi e violenti”. “Ebbene - aggiunge il Segretario Generale del Coisp -, oggi come allora il Generale Del Sette, che chiede giustamente di non lasciare spazio ad alcuna delegittimazione dell’Arma, dovrebbe sapere che il primo a incrinare il senso di fiducia dei cittadini è lui nel momento in cui ‘scarica’ tre Carabinieri senza che siano neppure arrivati ancora in un’aula di tribunale. Dovrebbe sapere che stare accanto alla magistratura implica anzitutto credere in un Ordinamento che conosce tre gradi di giudizio e poggia sulla presunzione di innocenza fino a prova contraria, in una Costituzione che riconosce a tutti uguale rispetto e pari diritti, una legislazione che fortunatamente attribuisce il diritto di difendersi, almeno a chi ha i soldi per farlo… (sigh!). Inoltre, e questo vale per un Appartenente alle Forze dell’Ordine più che per chiunque altro, c’è quella unica e straordinaria fede nel ruolo stesso di difensore dei cittadini, nelle motivazioni che ne stanno alla base, che dovrebbe far partire convintamente dal presupposto che uno di loro non si rende ‘responsabile di comportamenti illegittimi e violenti’ tanto per passare il tempo, per arrivare a rilevare l’eventuale errore solo e unicamente e tristemente al termine di un lungo e sofferto cammino in cui devono essere dei Giudici a pronunciarsi. Altrimenti, se non fosse così, e se ogni caso che fa scalpore sui giornali dovesse imporre una presa di posizione che semplicemente faccia piacere al partito dell’anti-polizia, tutti dovrebbero aspettarsi che il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri si dimetta dopo che il suo nome viene tirato dentro a un’inchiesta giudiziaria”.