Fidel Castro, la storia vera del dittatore e le proteste di Reporters sans frontières

Lettera riportata in forma integrale di Reporters sans frontières, sull'operato di Fidel Castro.
Un capitolo che si può riaprire ora  come documento storico/politico sulla figura di un leader mondiale morto a L'Avana il 25 novembre 2016.
"Secondo i suoi sostenitori, la leadership di Castro si è mantenuta così a lungo grazie al sostegno delle masse, dovuto al miglioramento delle condizioni di vita. Secondo i detrattori, invece, le c...

Lettera riportata in forma integrale di Reporters sans frontières, sull'operato di Fidel Castro. Un capitolo che si può riaprire ora  come documento storico/politico sulla figura di un leader mondiale morto a L'Avana il 25 novembre 2016. "Secondo i suoi sostenitori, la leadership di Castro si è mantenuta così a lungo grazie al sostegno delle masse, dovuto al miglioramento delle condizioni di vita. Secondo i detrattori, invece, le cause andrebbero cercate nell'utilizzo di metodi coercitivi e repressivi.(wikipedia) La lettera sotto dimostra che avrà anche fatto la rivoluzione, ma sui diritti e sulla libertà ci sarebbe molto da dire su come abbia operato nel suo paese. La lettera sotto dimostra che i giornalisti di  Reporters sans frontières, hanno fatto pressione su Marco Tronchetti Provera Presidente del Consiglio di amministrazione Telecom Italia e si parla  del 25 marzo 2004: "sulle implicazioni della partecipazione finanziaria di Telecom Italia nel capitale dell’operatore cubano delle telecomunicazioni ETEC SA". In altri tempi si diretta che il denaro non puzza, Pecunia non olet. A dimostrazione che la storia si può anche interpretare a piacimento e favore ma poi tante cose vengono a galla Giuseppe Criseo Varese Press la lettera di cui si è parlato sopra Alla gentile attenzione di Marco Tronchetti Provera Presidente del Consiglio di amministrazione Telecom Italia Corso d'Italia, 41 00198 Roma Parigi, 25 marzo 2004 Signor Presidente, Reporters sans frontières, l’organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa e dei giornalisti prigionieri, desidera attirare la Sua attenzione sulle implicazioni della partecipazione finanziaria di Telecom Italia nel capitale dell’operatore cubano delle telecomunicazioni ETEC SA. Attraverso questa partecipazione finanziaria, l’azienda di cui Lei è presidente ha una diretta responsabilità nella crescente repressione della libertà di espressione in Internet condotta dal governo cubano grazie all’aiuto di ETEC SA. Noi desidereremmo avere un incontro con Lei, per poter esaminare insieme i problemi determinati dall’investimento di Telecom Italia nelle telecomunicazioni cubane. Pensiamo infatti che l’azienda da Lei guidata dovrebbe intervenire presso ETEC SA e presso il governo cubano per fare cessare l’implacabile censura del Net in atto a Cuba e per far liberare i 27 giornalisti prigionieri dal marzo 2003 nelle carceri dell’isola: il principale capo d’accusa a loro carico è proprio l’utilizzo “contro-rivoluzionario” della Rete. L’accesso a Internet è interdetto alla maggioranza del popolo cubano. Nell’isola del presidente Fidel Castro, solo le persone che hanno ricevuto l’esplicita autorizzazione da parte del governo possono aver accesso alla Rete. Inoltre, poiché a Cuba è illegale anche il solo possesso di materiale informatico, il divieto di accedere al Net è particolarmente rigoroso. Quanto ai cybercafé, a Cuba sono luoghi riservati unicamente ai turisti e sottoposti a rigidissimi controlli. Il regime cubano ha dato il via, nel marzo del 2003, a un’ondata di arresti che ha condotto in carcere 27 giornalisti indipendenti. Tra loro, figura il poeta e giornalista Raùl Rivero: nell’atto di accusa contro Rivero viene menzionata in modo esplicito proprio la sua collaborazione con un sito Internet “che aveva per obiettivo il rovesciamento della rivoluzione cubana”. Nella gran parte delle condanne inflitte ai 27 giornalisti attualmente prigionieri si fa esplicito riferimento alla loro attività sul Net: divulgazione di articoli su pubblicazioni online straniere, o anche semplice consultazione di siti proibiti dal regime castrista. Per tentare di accedere al Net, alcune migliaia di Cubani sono costretti a connettersi illegalmente, bypassando la rete telefonica ETECSA : del resto, ancorché illegali, queste connessioni alla Rete rappresentano una finestra di libertà in un paese dove continua a non essere tollerato nessun media indipendente. Nel dicembre 2003, le autorità cubane hanno annunciato che non avrebbero dato scampo agli utenti “pirati” della Rete. Un decreto governativo ha ordinato quindi a ETECSA di “utilizzare tutti i mezzi tecnici necessari per rilevare e impedire l’accesso a Internet" agli utenti non autorizzati. Per essere più chiari, con questa misura le autorità cubane esigono da Telecom Italia, in quanto partner di ETECSA, di sorvegliare la Rete e aiutare la polizia a identificare gli internauti cubani che hanno osato sfidare il divieto di accesso a Internet. Di fatto, l’operatore delle telecomunicazioni è diventato ormai parte attiva del sistema di repressione del Net. L’applicazione di questo decreto inoltre lascia presagire una nuova ondata di arresti, che potrebbe avere per obiettivo gli internauti cubani “pirati”.. In quanto azionista del 29,3% del capitale dell’operatore cubano che ha il monopolio per la connessione alla Rete nell’isola, Telecom Italia è direttamente coinvolta nelle attività di ETECSA. Le chiediamo quindi di utilizzare tutta l’influenza di Telecom Italia per tentare di modificare la politica del regime cubano nei confronti del Net e di sollecitare la liberazione dei 27 giornalisti prigionieri dal marzo del 2003. Ci auguriamo che Lei vorrà accogliere la nostra richiesta di incontro per discutere insieme l’importanza dell’impegno di Telecom Italia a favore della libertà di espressione a Cuba. In attesa di una Sua gentile risposta, Le porgiamo, Signor Presidente, i nostri più distinti saluti. Robert Ménard Segretario generale