Le mutilazioni genitali femminili
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- 07 febbraio 2017 Area Malpensa Cultura
LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
Infibulazione, clitoridectomia, pratiche escissorie Ieri c’è stata la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, un problema che ancora oggi riguarda duecento milioni di femmine in tutto il mondo delle quali cinquecentomila sono in Europa e cinquantasette mila in Italia. Ogni anno nel mondo ci sono a rischio due milioni di bambine, le comunità più colpite sono quelle africane e, tra le migranti residenti in ...
LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
Infibulazione, clitoridectomia, pratiche escissorie Ieri c’è stata la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, un problema che ancora oggi riguarda duecento milioni di femmine in tutto il mondo delle quali cinquecentomila sono in Europa e cinquantasette mila in Italia. Ogni anno nel mondo ci sono a rischio due milioni di bambine, le comunità più colpite sono quelle africane e, tra le migranti residenti in Italia, la principale comunità interessata al fenomeno è quella egiziana seguita da quelle senegalese nigeriana e ghanese. Non è un fenomeno lontano e nascosto, ma è qualcosa che accada ogni giorno tra di noi. In Italia le M.F.G. sono da una decina d'anni un reato penale che prevede la reclusione dai tre ai dodici anni con aggravanti, se commesso su minori, e sono comprese tra gli atti di persecuzione per cui si può fare domanda di asilo. Le mutilazioni genitali femminili sono divise in tre grandi categorie: -
Pratiche escissorie che sono l'asportazione dei genitali femminili esterni le piccole labbra.
-clitoridectomia che è l'asportazione della clitoride.
-infibulazione che è la cucitura parziale dell'orifizio vaginale che lascia solo una piccola apertura per l'urina e il mestruo. [caption id="attachment_37391" align="alignleft" width="300"]
Infibulazione[/caption] Le mutilazioni genitali femminili riguardano le bambine dalla nascita al momento precedente il matrimonio. L'età in cui si effettuano le mutilazioni varia a seconda delle usanze della cultura di appartenenza e, ovviamente, queste mutilazioni cambiano in maniera radicale il percorso di vita delle fanciulle. Gli strumenti operatori non sono quelli classici della chirurgia ma vengono utilizzati semplici coltelli o lame creando quindi pesanti rischi di infezioni e complicazioni sia all'apparato genitale che all'apparato urinario. Questi danni le donne se li portano per tutta la vita.
Il problema affonda le sue radici in tempi remoti e si regge su rapporti sociali ben definiti. Appare come un atteggiamento crudele nei confronti delle donne, ma soprattutto evidenzia la loro sottomissione volontaria e la loro accettazione a sottoporsi a tali operazioni. Per capire il problema bisogna individuare le motivazioni per cui tali pratiche sono profondamente radicate in alcune culture e vanno ricollegate ai riti di passaggio ai quali l'individuo si deve sottoporre per transitare da una fase ad un'altra della propria vita. Le mutilazioni genitali femminili da questo punto di vista servono a costruire l'identità della ragazza come donna e le permettono di sposarsi e di mettere al mondo dei figli. La sessualità della donna e i suoi genitali sono sempre stati visti, dalle società nelle quali il punto di vista maschile è predominante, come un pericolo, una minaccia da controllare perché è espressione di una sessualità esagerata e scomposta. Quello che distingue la donna dall'uomo appare come qualcosa da eliminare per sempre e qualsiasi protuberanza che può indicare questa presunta femminilità come la clitoride, che viene spesso associata al pene maschile, deve essere annullata. Inoltre l'infibulazione permette in qualche modo di controllare e limitare la sessualità e ha una funzione analoga alla cintura di castità medievale, in pratica una donna non è considerata tale dal gruppo e soprattutto da sé stessa se non viene sottoposta a questo tipo di mutilazioni. La convinzione è che senza passare attraverso questo percorso non solo non riuscirà a trovare un marito, ma potrebbe essere messa in pericolo la sua fertilità e quindi la sua capacità produttiva. Gallarate 07 febbraio 2017 Fabrizio Sbardella