CAIRATE/MONASTERO:le foto dei fantasmi secondo ITALIAN PARANORMAL RESEARCH I.P.R.

CAIRATE/MONASTERO:le foto dei fantasmi secondo ITALIAN PARANORMAL RESEARCH I.P.R., storia incredibile che si intreccia con le leggende sulle monache ed in particolare su Manigunda. https://www.varesepress.info/2017/12/complimenti-agli-autori-ghost-note-crew-e-ipr/ Storico in sintesi Il primo documento attendibile, in cui viene citato il Monastero è una bolla di papa Giovanni VIII dell’877 in cui si confermano al vescovo di Pavia i monasteri extra diocesani di C...

CAIRATE/MONASTERO:le foto dei fantasmi secondo ITALIAN PARANORMAL RESEARCH I.P.R., storia incredibile che si intreccia con le leggende sulle monache ed in particolare su Manigunda. https://www.varesepress.info/2017/12/complimenti-agli-autori-ghost-note-crew-e-ipr/ Storico in sintesi Il primo documento attendibile, in cui viene citato il Monastero è una bolla di papa Giovanni VIII dell’877 in cui si confermano al vescovo di Pavia i monasteri extra diocesani di Cairate e Sesto Calende. Seguirono altri privilegi imperiali e conferme papali, soprattutto nei periodi in cui le monache si sentivano minacciate. Per circa un millennio il Monastero, che possedeva i 2/3 del territorio cairatese e i 4 mulini, è stato il centro economico e sociale di Cairate. La vita claustrale diventò una regola solo dopo la Controriforma, non devono perciò meravigliare le conseguenze della vicinanza con lo “xenodochio” dove trovavano ospitalità viandanti e pellegrini. La tradizione vuole che il Barbarossa, la notte prima della battaglia di Legnano, abbia fatto sostare il suo esercito nella piana di Cairate e lui sia stato ospitato nella foresteria. Questa fu l’occasione in cui le monache si sdebitarono per un privilegio avuto nel 1158. Inevitabile dopo Legnano, l’aumentata influenza di Milano, dapprima con i Torriani e poi con i Visconti, dopo la distruzione di Castelseprio nel 1287. La nuova situazione è documentata anche nel Monastero con la presenza di stemmi viscontei dipinti e scolpiti, abbinati a quelli della famiglia Cairati, qui presente con un ramo secondario, perché quello principale si era trasferito a Milano. In paese vi era poi una residenza dei Visconti, conosciuta come “il castello” (tra le attuali vie Dante e XX Settembre) abitati in seguito dal feudatario. Dopo i Visconti anche gli Sforza concedono dei privilegi al Monastero. Durante i lavori di adeguamento dell’edificio alle norme emanate in seguito al Concilio di Trento, la chiesa monastica assume un nuovo aspetto architettonico e viene decorata con affreschi di Aurelio Luini. È in questa occasione che viene trovato, secondo lo storico Tristano Calco, un sarcofago, ancora visibile oggi, contenente le spoglie di una donna “riccamente abbigliata”, che viene creduta Manigunda, la fondatrice. In epoca spagnola anche Cairate “viene infeudata” ad esclusione del Monastero. Siamo nel 1654 e il feudatario è Giacomo Legnani fino al 1667. Due anni dopo il feudo viene riacquistato da Alfonso Turconi al quale succede il figlio nel 1701. Con gli Austriaci il destino degli enti monastici è segnato: il nostro sopravvive fino al 1799 per aver dimostrato di essere utile alla società. Ma ciò non impedisce a Napoleone di decretarne la soppressione con la conseguente vendita all’asta dei beni. L’edificio viene diviso fra quattro nuovi proprietari che adattano i locali ai loro fabbisogni. Il complesso monumentale si compone di tre parti: il monastero vero e proprio, corrispondente al quadrilatero del chiostro, con gli ambienti che vi si affacciano; il quartiere nord o di San Pancrazio, eretto tra il 1481 e il 1560, in occasione dell'assorbimento dell'omonimo piccolo monastero, situato nei pressi di Casale Litta; i rustici della corte ovest, databili tra i secoli XVIII e prima metà del XIX. Il quartiere di San Pancrazio, in particolare, sorse su un'area di terreno che conserva i resti di un impianto molto più antico, che conobbe varie fasi a partire probabilmente dall'epoca tardoromana e costituisce quasi certamente il nucleo originario dell'insediamento. Tali vicende preesistenti erano del tutto ignote - non documentate nemmeno dal settecentesco Catasto Teresiano - e sono state riscoperte nel corso di una campagna di scavi archeologici condotta nel 2005-2006 dalla Provincia di Varese. Ma andiamo alla vicenda. Qui purtroppo la storia si confonde con la leggenda perché di documenti riguardo la vita di Manigunda ne sono giunti pochi e per lo più riportano gli eventi dopo la fondazione del monastero: in ogni caso quella tracciata degli storici sembra una biografia piuttosto verosimile.La principessa Manigunda era figlia del re Longobardo Liutprando e visse nell’VIII secolo. Purtroppo era tanto bella quanto sfortunata: soffriva di una patologia ai reni ed era molto fragile; per questo era solita a lunghi periodi a letto. Il suo stato cagionevole era motivo di timore da parte degli ospiti che si presentavano al padre come pretendenti e per questo la ragazza non ebbe modo di trovare il vero amore, ma solo pena e diffidenza. Le sue giornate passavano sempre uguali e le poche passeggiate che poteva permettersi le faceva accompagnata dal suo fedele cane, descritto come di grande stazza e dal pelo bianco. Manigunda era solita soffermarsi ad ammirare le coppie di innamorati e di sposi che passavano nelle vicinanze del castello e sospirare amaramente per la sua fragilità. Si crede che in seguito ad un malore la ragazza abbia fatto voto alla Madonna affinchè la guarisse e che un giorno venne condotta a Cairate dove bevve da una sorgente che aveva la fama di essere curativa; secondo la leggenda grazie a quell’acqua miracolosa la principessa non solo guarì dal suo malore momentaneo, ma riacquistò forza e vitalità.Per mantenere il suo voto nel 737 d.C. fondò a Cairate un monastero dedicato a Santa Maria Assunta e si fece monaca; lì rimase per tutto il resto della sua vita e sempre lì venne sepolta alla sua morte. Secoli dopo il monastero subì dei massicci restauri e tra il 1545 e il 1563 il suo sarcofago tornò alla luce: i resti della principessa e altri corpi trovato in loco furono sepolti nel cimitero locale e da allora pare che il fantasma della bella Manigunda non riesca più a trovare pace. Giuseppe Criseo, fonte internet per chi volesse approfondire: http://www.multidimensionalismo.com/ https://www.coscienza.org/ http://www.multidimensionalismo.com/