I "Boars" di Cuasso al Monte in paradiso
- /
- 18 novembre 2017 Area Malpensa
Se Italia chiama, Cuasso risponde
e il “mondo Cuassese” illuminano il Varesotto, regalando un esempio di attaccamento al territorio e di tifo identitario. “Abbiamo perso! Per la prima volta dopo sessantanni, nella storia della coppa del mondo, l’Italia non partecipa alle finali di questa suggestiva competizione. Il nostro è dunque un calcio di seconda categoria, per non dire di peggio”. Così scriveva Angelo Rovelli, sulla Gazzetta dello Spo...
Se Italia chiama, Cuasso risponde
e il “mondo Cuassese” illuminano il Varesotto, regalando un esempio di attaccamento al territorio e di tifo identitario. “Abbiamo perso! Per la prima volta dopo sessantanni, nella storia della coppa del mondo, l’Italia non partecipa alle finali di questa suggestiva competizione. Il nostro è dunque un calcio di seconda categoria, per non dire di peggio”. Così scriveva Angelo Rovelli, sulla Gazzetta dello Sport del 16 gennaio mentre correva l’anno 1958. Ancora per un lustro gli italiani avrebbero preferito il Giro e il Tour alla Serie A, eppure già allora, da queste parole, traspariva tutta la delusione del tifo sportivo italiano per la cocente eliminazione nelle fasi preliminari della Coppa del Mondo di calcio. Per percepire qual è l’umore in questi giorni, nel nostro mondo calcio-centrico, è sufficiente entrare in un bar qualsiasi e dare un occhio alle Gazzette in disparte, lontane dalle tazzine vuote sui tavoli e sul bancone, dove esse trovano la loro posizione naturale praticamente in ogni periodo dell’anno. Brutto vederle intonse, ma l’amarezza è troppa. L’impressione è tutt’ora quella di trovarsi in brutto sogno, perciò, come la madre racconta al bambino una fiaba per acquietarlo, così oggi noi vi vogliamo raccontare una breve storia che parla di tifo spontaneo e di calcio identitario. Nei pressi di quello che rimane dell’antica rocca sepriense denominata “Castelasc”, sorge l’odierno comune di Cuasso al Monte.
La passione calcistica dei cuassesi appare evidente quando “i ragazzi del Morini”, che prendono il nome dal locale impianto sportivo, si ritrovano per sostenere la squadra cittadina. L’F.C Cuassese, milita nel girone Z della Seconda Categoria lombarda, a fronte della promozione ottenuta grazie ai risultati dell’anno 2015/2016. Il calcio di “seconda categoria” deve essere considerato un vanto per una piccola realtà dilettantistica locale. E parte del merito di questo successo va dato, oltre a quanto visto sul campo e alla gestione societaria, al calore di chi sta sulle gradinate: i tifosi. Facciamo un passo indietro così da iniziare la nostra storia. Due anni fa alcuni di quei tifosi, sulla scia dei risultati soddisfacenti ottenuti fino a quel momento, pensano di canalizzare la presenza occasionale allo stadio in qualcosa di diverso, qualcosa che possa generare attaccamento ai colori cittadini e una buona dose di carica ai giocatori. Quindi Il rosso e il bianco diventano sempre più presenti alle partite. C’è chi fa gli striscioni e chi compra i palloncini. Comprano addirittura un tamburo, che ritmi i battiti dei loro cuori e li conduca in direzione del manto erboso.
Scelgono come emblema l’indomito cinghiale che abita i loro boschi: nascono i Boars. E con i Boars arriva un grande successo: la Cuassese batte il Rancio 2 a 1 e si qualifica per la finale. In casa e in trasferta il tifo si sente eccome: arrivano gli amici dal basso Varesotto e perfino dal Milanese, richiamati sugli spalti dal timbro del tamburo e talvolta anche dalla melodia della cornamusa. Quando il 22 maggio si gioca la finalissima e la Seconda Categoria è un prospettiva reale, è l’intero paese a scendere sul terreno di gioco. Il risultato è già scritto: Fc Cuassese batte Lavena Tresiana. E’ promozione. Cuasso festeggia, accarezzando il sogno di un prossimo futuro in Prima Categoria e i Boars, tra “ i ragazzi del Morini”, diventano “ gli irriducibili”. Questa domenica 19 novembre, alle 14 e 30, la Cuassese sfida l’Insubria per la vetta della classifica. Seconda contro prima. Se domenica vi andasse di assaporare un calcio diverso e lontano da fatturato e bilanci; se vi andasse di immergervi nel tepore del tifo autentico e identitario, abbiamo un consiglio da darvi: birra e Morini! Giulio Maria Grisotto