India, 300 anni fa tante donne si sacrificarono per salvare i loro alberi

  Trecento anni fa,  tante  donne della  comunità Bishnoi nel Rajasthan (India), guidati da   Amrita Devi, sacrificarono le proprie vite per salvare dall’abbattimento i loro khejri, alberi sacri, cingendoli con le braccia. Inizia con quest’evento la storia del Chipko. Nel mezzo dell’Himalaya, negli anni ’70, le donne Chipko creano il movimento Hug The Tree Movement. La difesa con il proprio corpo degli alberi è lo strumento di lotta, per difendere la foresta...

  Trecento anni fa,  tante  donne della  comunità Bishnoi nel Rajasthan (India), guidati da   Amrita Devi, sacrificarono le proprie vite per salvare dall’abbattimento i loro khejri, alberi sacri, cingendoli con le braccia. Inizia con quest’evento la storia del Chipko. Nel mezzo dell’Himalaya, negli anni ’70, le donne Chipko creano il movimento Hug The Tree Movement. La difesa con il proprio corpo degli alberi è lo strumento di lotta, per difendere la foresta, fonte di sostentamento della loro società. La deforestazione sta causando un disastro naturale, il territorio si degrada  e le fonti di acqua si inquinano gli animali selvaggi muoiono. Il messaggio è che le foreste non sono solo una fonte di approvvigionamento di legname, ma generano un ambiente sano e pulito, la salvezza  di un ecosistema globale. Nate dal messaggio di Gandhi di lotta non violenta, in India il movimento ottiene il divieto di taglio delle foreste Himalayane per 15 anni. Erano i tempi di Indira Gandhi, ma ancora oggi la protezione dura. La tecnica di lotta? Abbracciare gli alberi e resistere ("Chipko" in Hindi significa "aggrapparsi").  Nel 1973 una donna che stava pascolando le mucche vide alcune persone munite di scuri, chiamò a raccolta le compagne che circondarono questi uomini dicendo: "Questa foresta è la nostra madre. Quando c’è poco cibo, veniamo qui a raccogliere erbe e frutta secca per nutrire i nostri bambini. Troviamo piante e funghi. Non potete toccare questi alberi". Insieme, istituirono squadre di sorveglianza ed il governo fu obbligato a costituire un comitato, che raccomandò la cessazione per 10 anni dei tagli a scopo commerciale nel bacino dell’Alakananda Funzionò gli alberi non vennero questa volta tagliati . Un imprenditore disse , al culmine del duro  confronto: "Voi stupide donne di paese, lo sapete che cosa fruttano queste foreste?  Resina, legno, e tanta valuta straniera!" Le donne risposero: "Sì, lo sappiamo. Cosa fruttano le foreste.  Terra, acqua, ed aria pura,  terra, acqua, ed aria pura." Le vittorie a volte sono consistite nella moratoria della deforestazione, altre volte nel reimpianto in zone vicine. Scriveva nel 1978 Sarala Behn: “Dobbiamo ricordare che il ruolo principale delle foreste collinari non dovrebbe essere quello di procurare reddito, bensì di mantenere l’equilibrio delle condizioni climatiche di tutta l’India settentrionale e la fertilità della piana del Gange…se lo ignoriamo si accelererà pericolosamente l’alternarsi ciclico e ricorrente di inondazioni e siccità”. Quasi 10 anni dopo, nel dicembre del 1987, a Stoccolma venivano consegnati due premi: Robert Solow, del MIT, riceveva il premio Nobel per l’economia, per la sua teoria della crescita basata sulla superfluità della natura; contemporaneamente, il premio Nobel alternativo – Premio per il diritto alla vita – è stato conferito alle donne del movimento Chipko che, come leader e come attiviste, hanno posto la vita delle foreste al di sopra della propria e, con le proprie azioni, hanno affermato che la natura è indispensabile alla sopravvivenza. Carlo Quercophilus PapaliniBishnoi, o  Vishnoi (da  bish, «venti», e noi, «nove» in rajasthani, una forma dialettale dell' hindi), sono i membri di una comunità  vishnuitapresente soprattutto nello Stato del  Rajasthan, specialmente nelle regioni di  Jodhpur e di  Bikaner, e in minor numero nel vicino Stato dell' Haryana, in  India. Essa è stata creata dal  guru Jambeshwar Bhagavan, noto comunemente come  Jambaji ( 1451- 1536) [1].