Presentato il rapporto sul consumo di suolo in Italia nel 2017

Si è svolta a Palazzo Montecitorio la presentazione dell'edizione 2018 del Rapporto sul Consumo di Suolo in Italia realizzato dall'ISPRA e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

Il Rapporto restituisce una fotografia completa e aggiornata del territorio e fornisce una valutazione delle dinamiche di cambiamento della copertura del suolo e della crescita urbana, anche a livello locale, e delle conseguenze sull’ambiente, sul paesaggio, sulle risorse naturali e sul sistema economico. "E' nostro dovere seguire le trasformazioni del territorio, risorsa non rinnovabile e vitale per il nostro benessere e per l'economia - ha dichiarato il Presidente ISPRA e SNPA Stefano Laporta - senza interventi normativi efficaci, il consumo di suolo non si fermerà".

"Ripartiamo dalla norma precedente e andiamo avanti, con modifiche: bilancio ecologico, questione lottizzazioni, concetto di spreco di suolo, maggior attenzione alle zone protette ed inserimento di zone a rischio frane e terremoti" - è quanto ha affermato il Ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, nel suo intervento.

A conclusione della sessione mattutina, il Direttore Generale dell'ISPRA, Alessandro Bratti, ha dichiarato che "Siamo i produttori ufficiali del dato ambientale. A livello europeo, per il consumo di suolo, come per il tema della bonifica dei siti inquinati, non sono state assunte posizioni unitarie. Il nostro Paese sia più presente in sede di formazione di norme tecniche".

E’ un consumo di suolo ad oltranza quello che in Italia continua ad aumentare anche nel 2017, nonostante la crisi economica. Tra nuove infrastrutture e cantieri (che da soli coprono più di tremila ettari), si invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio - coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne – soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di7,65%).

La superficie naturale si assottiglia di altri 52 km2 negli ultimi 365 giorni. In altre parole, costruiamo ogni due ore un’intera piazza Navona.

Anche se la velocità si stabilizza ad una media di 2 metri quadrati al secondo, quella registrata è solo una calma apparente: i valori, oltre a non tener contro di alcune tipologie di consumo considerate nel passato, sono già in aumento nelle regioni in ripresa economica come accade nel Nord-Est del Paese. Tutto questo ha un prezzo, la cifra stimata supera i 2 miliardi di euro all’anno.

Interessate anche le aree soggette a vincoli paesaggistici

Quasi un quarto (il 24,61%) del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017, avviene all'interno di aree soggette a vincoli paesaggistici - prosegue Ispra -. Di questo, il 64% si deve alla presenza di cantieri e ad altre aree in terra battuta destinate, in gran parte, alla realizzazione di nuove infrastrutture, fabbricati - non necessariamente abusivi - o altre coperture permanenti nel corso dei prossimi anni. I nuovi edifici, già evidenti nel 2017, soprattutto nel Nord Italia, rappresentano il 13,2% del territorio vincolato perso nell'ultimo anno.

Spostandosi sul fronte del dissesto idrogeologico, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana - dove si concentra il 12% del totale del suolo artificiale nazionale - ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.

Il consumo di suolo non tralascia neanche le aree protette: quasi 75 mila ettari sono ormai totalmente impermeabili, anche se la crescita in queste zone è ovviamente inferiore a quella nazionale (0,11% contro lo 0,23%). La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ettari di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni ed opere successive ai recenti fenomeni sismici del Centro Italia. I Parchi nazionali del Vesuvio, dell'Arcipelago di La Maddalena e del Circeo sono invece le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato.