Resistenza agli antibiotici, associazioni al Ministero Salute: cosa sta facendo l’Italia?

riceviamo e pubblichiamo-fonte Help Consumatori Resistenza agli antibiotici, associazioni al Ministero Salute: cosa sta facendo l’Italia? La resistenza agli antibiotici è un “lento tsunami” che sta minacciando la salute in tutto il mondo. Così l’Organizzazione mondiale della Sanità nei confronti di un fenomeno che si sta aggravando e rischia di riportare l’umanità a un’epoca “pre-antibiotica” nella quale malattie ora curabili erano letali. E poiché di antibiotici si fa un uso massiccio negli...

riceviamo e pubblichiamo-fonte Help Consumatori Resistenza agli antibiotici, associazioni al Ministero Salute: cosa sta facendo l’Italia? La resistenza agli antibiotici è un “lento tsunami” che sta minacciando la salute in tutto il mondo. Così l’Organizzazione mondiale della Sanità nei confronti di un fenomeno che si sta aggravando e rischia di riportare l’umanità a un’epoca “pre-antibiotica” nella quale malattie ora curabili erano letali. E poiché di antibiotici si fa un uso massiccio negli allevamenti, e , un nutrito gruppo di associazioni ha scritto oggi al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin per chiedere un incontro e parlare degli impegni del Governo italiano su questo fronte. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Margaret Chan, durante l’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha definito l’antibiotico-resistenza un ‘lento tsunami’ che sta minando la salute a livello mondiale e dal Regno Unito arriva la previsione che, entro il 2050, si passerà dalle attuali 700.000 persone che muoiono ogni anno a causa dell’antibiotico-resistenza a 10 milioni di persone. Le stime esistenti  dicono che a oggi, in Italia, il numero delle vittime di antibiotico-resistenza è fra 5 mila e 7 mila l’anno. Oggi dunque le associazioni si sono rivolte al Ministero della Salute per chiedere un confronto col Ministro sugli impegni del governo in Italia e in Europa. L’Italia – evidenzia la lettera – all’interno dei Paesi UE è il terzo più grande utilizzatore di antibiotici negli allevamenti, con la situazione più critica negli allevamenti intensivi: il 71% degli antibiotici venduti in Italia va agli animali d’allevamento e il 94% di questi trattamenti è di massa. Questa modalità di utilizzo degli antibiotici è la condizione a più alto rischio per la nascita di super batteri che dagli allevamenti possono raggiungere le persone e farle ammalare, contribuendo a far salire il numero di morti per antibiotico resistenza. “La strada maestra per contrastare l’antibiotico resistenza è far ridurre significativamente il consumo di antibiotici”, sottolineano le associazioni. Che non a caso si sono mobilitate oggi, Giornata europea degli Antibiotici, promossa dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC) di Stoccolma, iniziativa che fra l’altro ricade nella “Settimana mondiale sull’antibiotico resistenza” indetta dall’OMS. Folto il numero di associazioni che si sono rivolte al Ministero della Salute ( Legambiente, CIWF Italia, AIAB, Altroconsumo, ARCI, CGIL, Cittadinanzattiva, Comuni Virtuosi, FederBio, Federazione Italiana Media Ambientali, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Fondazione Sviluppo Sostenibile, Fondazione Univerde, Greenpeace Italia, Libera, Lipu, Marevivo, Movimento Difesa del Cittadino, Slow Food Italia, Unione degli Studenti, WWF Italia). Nel dettaglio, le associazioni chiedono qual è “lo status della riduzione del consumo di antibiotici negli allevamenti italiani, per sapere con quali obiettivi misurabili ed entro quali scadenze temporali il governo intenda fermare l’attuale enorme utilizzo di antibiotici; a che punto sia il Piano nazionale sull’antibiotico resistenza e quali misure obbligatorie preveda per l’industria zootecnica; informazioni sul monitoraggio e sulla vigilanza del Servizio Sanitario Nazionale sui dati di consumo degli antibiotici negli allevamenti e su quali modalità siano previste per rendere fruibili i dati raccolti”. A livello europeo, chiedono al Governo di sostenere l’introduzione del divieto dell’uso profilattico del trattamento di massa preventivo degli animali e il divieto assoluto degli antibiotici di importanza critica per l’uomo in usi preventivi e nei trattamenti di gruppo.