La tassa del ridicolo: quando non resta più niente da raspare nel fondo del barile

La tassa del ridicolo: quando non resta più niente da raspare nel fondo del barile la fantasia maligna dei burocrati si inventa di tutto, pur di fare cassa. Quando il paese è fuori controllo e non sai più che pesci pigliare (e se siamo a questo punto probabilmente non l’hanno mai saputo) per far fronte ad una spesa impazzita e fuori controllo che, non appena zio Mario smette di comperare le nostre cambiali farlocche, scoppierà tra le mani dei nuovi arrivati nei palazzi del po...

La tassa del ridicolo: quando non resta più niente da raspare nel fondo del barile la fantasia maligna dei burocrati si inventa di tutto, pur di fare cassa.

Quando il paese è fuori controllo e non sai più che pesci pigliare (e se siamo a questo punto probabilmente non l’hanno mai saputo) per far fronte ad una spesa impazzita e fuori controllo che, non appena zio Mario smette di comperare le nostre cambiali farlocche, scoppierà tra le mani dei nuovi arrivati nei palazzi del potere, allora tutto fa brodo. Certo che ci vuole proprio la fantasia maligna di qualche burocrate per inventarsi la tassa sui sacchetti della frutta (al prossimo giro toccherà ai guantini che molti clienti “rubano” per usarli nella raccolta delle cacchette dei cagnolini, più che usarli per manipolare i frutti). [caption id="attachment_59150" align="alignnone" width="636"] La tassa del ridicolo: quando non resta più niente da raspare nel fondo del barile[/caption] Lottano gli “esperti” per valutare l’impatto annuale sulle tasche dei consumatori (4, 12 59 euro?), ma nessuno si domanda se il costo di riscossione e delle pratiche burocratiche, a carico delle aziende e dell’amministrazione, vale il ricavo, ma basta cominciare con la giostra perversa degli accertamenti, sanzioni, risorsi per dare nuova linfa ai burocrati e agli azzeccagarbugli. La legge 123/2017 (cosiddetta decreto mezzogiorno) è entrata in vigore con il nuovo anno (il buon giorno si vede dal mattino), ma era stata approvata lo scorso mese di agosto, tra il disinteresse generale delle opposizioni e della stampa (forse non avevano capito bene cosa c'era scritto?) con la epocale decisione che le buste per la frutta non possono essere usufruite gratuitamente dai consumatori di frutta e verdura. Ma non puoi nemmeno riciclare quei sacchetti che hai già pagato e portato a casa; una buona idea potrebbe essere quella di pesare i frutti singolarmente nella loro nudità e applicarci sopra le etichette uno ad uno (cosa complicatissima da fare con le ciliegie quando sarà stagione). Ma non puoi nemmeno, per risparmiare, utilizzarli per comperare una scorta per qualche giorno, perché quei sacchetti si rompono già con dentro tre mele che ti cadono e bisogna buttarle. La politica che affabula di diminuire le tasse, di sgravare il peso dello Stato bulimico dalle spalle dei cittadini, altro non fa che inventarsi nuovi ridicoli balzelli per ingrassare la bestia. Roma 04 gennaio 2018 Fabrizio Sbardella